La bimba che mi prendeva in giro alle elementari era anche alle medie. Ritrovarla nella stessa classe fu un incubo. In realtà non ricordo il nome della ragazza, ricordo solo il suo aspetto fisico: magra e alta. Era una ragazzina prepotente. Ricordo molto bene le sue parole e le emozioni negative provate. Mi insultava continuamente e in poco tempo tutti i compagni di classe furono influenzati e iniziarono a soprannominarmi "Aliena". La ragazzina mi fece notare che a causa della magrezza avevo il pomo d'Adamo più sporgente del normale. Nonostante fosse la verità, soffrivo molto. Tra i tanti insulti faceva notare a tutti che avevo peli sotto le ascelle. È normale avere peli sul corpo, in fondo discendiamo dalle scimmie. Un giorno mi addormentai sul banco durante una lezione noiosa e la ragazzina lo fece notare a tutti e tutti i miei compagni iniziarono a deridermi. Piangere era l'unica cosa che riuscissi a fare. Non avevo la forza di reagire. Mia madre era stufa di vedermi sempre piangere. Mi sentivo un peso in famiglia. Non sono riuscita mai a parlare di questa sensazione e anche ora ho difficoltà. Stavo male per la scuola, ma sapere che facevo stare male anche i miei mi faceva stare peggio. È stato questo il momento in cui ho pensato che la soluzione fosse il suicidio. Questo pensiero è sfiorato nella mia mente più volte col passare degli anni ed è diventato sempre più marcato. Questa ragazzina, non so come, aveva tutta la classe ai suoi piedi. Tutti volevano essere suoi amici. Tutti la seguivano. Ero bullizzata dalle mie compagnie di classe, erano tutte contro di me. Probabilmente ho avuto qualche amica. Un giorno indossai l'orologio, un regalo di mia zia per la mia prima comunione. Anche in questa occasione la bulletta cercò di convincermi che se le avessi dato il mio orologio, lei sarebbe diventata mia amica. Acconsentii alla sua richiesta come una stupida. Spero che mia zia non stia leggendo questo libro. Se lo stai facendo voglio chiederti scusa. Perché continuo a credere che le persone possano essere buone?! Il mondo potrebbe migliorare? Il mondo potrebbe diventare il posto dominato dal bene? Perché sono tanto ingenua da diventare stupida e ritardata? Lo so che devo smetterla ma non ci riesco. Le persone continueranno a prendermi in giro. Scusate, sto per piangere e non riesco a continuare a scrivere. Forse è meglio se ci fermiamo qui. Continueremo domani.
Scusate se vi ho abbandonato così su due piedi, ma non riuscivo a continuare. Riprendendo da dove vi ho lasciato, ho dimenticato di dirvi che nonostante accettai di darle il mio orologio, la bulla tornò a infastidirmi ben presto. Una mattina trovai sulla lavagna una scritta che offendeva pesantemente mia madre. Ora non ricordo se ci fosse scritto "figlia di puttana" o "troia", ma questa volta decisi di reagire. Lei mi prese per il collo, sbattuta contro il muro e mi ha minacciato con un taglierino vicino alla gola. Durante la rissa la professoressa rimase seduta dietro la sua scrivania a non far nulla. Fu il suono della campanella che segnalavano la fine delle lezioni a salvarmi. La prima cosa che feci all'uscita dalla scuola fu raccontare il tragico episodio a mia madre, che arrabbiata si precipitò dalla mamma della bulla per chiederle una tregua. La reazione di questa madre fu anomala in quanto iniziò a giustificare sua figlia e a incentivare la reazione da parte mia per la crescita. A tale risposta mia madre rimase scioccata e le disse che preferiva avere una figlia così com'ero piuttosto che una figlia violenta. Dopo il confronto mia madre raccontò l'accaduto a mio padre. Il giorno seguente i miei genitori decisero di denunciare l'atto di bullismo dal preside, che mise a confronto la versione di entrambe le studentesse. Ovviamente la bulla negò tutto e io, invece, rimasi in silenzio tutto il tempo. La soluzione al problema risultò essere un trasferimento di classe. Fu difficile ambientarmi in una nuova classe e instaurare nuove amicizie ma ero talmente abituata che per me iniziò a essere la normalità. Nella nuova classe provai un'emozione diversa, la mia prima cotta per un ragazzo. La mia amica si rese conto che mi piaceva il nostro compagno di classe. Mi dichiarai e il ragazzo mi rifiutò con molta gentilezza. La mia autostima continuava a crollare. Al termine della scuola riuscì insieme al gruppo del catechismo a partecipare al campo scuola estivo. È stata una bella esperienza anche se nel gruppo c'era la ragazza bulla che mi aveva traumatizzata per tutto il tempo a scuola. Non ho inveito contro di lei in nessun modo anche se la vendetta poteva essere l'arma da utilizzare. La vendetta non è in grado di risolvere i problemi. La mia reazione è stata l'indifferenza. Mi sono divertita molto con le mie amiche. Al campo scuola. Le nostre stanze erano stracolme di mosche e zanzare e per colpa loro, nel giro di due o tre giorni, il mio corpo era così pieno di punture che sembrava che mi fosse ritornata la varicella. L'ultima notte di campo scuola eravamo tutti tristi perché era l'ultima volta che ci vedevamo. Al termine del campo scuola la bulla delle medie mi chiese scusa per tutto ciò che mi aveva fatto. Non credevo ai miei occhi, ero stupita di vederla in lacrime. Da quel momento in poi tornò il sereno tra noi due ma non diventammo amiche. Questa esperienza mi cambiò molto e iniziai a credere che ognuno di noi ha del buono. Ora penserete che sono una ragazza ingenua e alle volte stupida ma non mi importa perché voglio credere che ci sia del buono in ogni circostanza.
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La storia di una soppravvissuta: la vita a scuola
Fiction généraleUna sopravvissuta che decide di raccontare la sua storia con i suoi pensieri, le sue insicurezze e con le tante sofferenza subite.