Un lunedì di ordinaria follia

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Caro diario,

Sono le sette di sera del primo lunedì di settembre, nonché mio primo giorno di scuola.

Sapevo che la fine dell'estate mi avrebbe reso triste e malinconico, ma mai avrei immaginato che il ritorno alla normalità sarebbe stato così disastroso...

"Dai Harreh non avere paura, ci sono io che ti tengo, sai che puoi fidarti".

Fisso titubante il muretto davanti a me ma non oso sporgermi più di tanto in là perché ho il terrore di realizzare quanto sia effettivamente alto.

Poi però lo sguardo mi cade su Louis, sui suoi occhi blu e su quel sorriso impertinente, e mi convinco ad accettare. Se salire su uno stupido blocco di cemento lo farà felice, allora metterò da parte le mie insicurezze e acconsentirò.

Proprio quando le nostre mani stanno per toccarsi in una stretta amorevole e rassicurante, la scena che ho davanti agli occhi svanisce rendendomi consapevole che era soltanto un sogno.

Un sogno interrotto sul più bello, precisamente.

Non riesco a trattenere un lamento di disapprovazione, mentre un fascio di luce si scaglia prepotentemente contro il mio viso ancora addormentato.

"È ora di svegliarsi Harold, è il primo giorno di scuola e non vorrei che arrivassi in ritardo anche oggi, come al tuo solito".

Sbuffo infastidito sentendo la voce fin troppo alta e stridula di mia madre e poi mi giro a controllare la sveglia chiedendomi perché non abbia suonato.

Spalanco gli occhi guardando l'orario e mi giro a bocca aperta verso la ragione del mio malumore.

"Mamma sono le sei del mattino, non devo andare io ad aprire i cancelli della scuola.

Perchè diamine mi hai svegliato così presto?"

Non mi degna di una risposta, anzi continua a frugare nel mio armadio finché non trova una semplice t-shirt nera e un paio di skinny jeans color crema che devo prontamente schivare quando me li lancia sul letto.

"Basta fare storie Harold, dovresti essere abbastanza grande e maturo per gestirti da solo. Adesso muoviti a darti una ripulita e poi scendi a fare colazione".

Emetto un gridolino di frustrazione ma obbedisco dirigendomi verso il bagno. Tornare a dormire sperando di poter continuare il sogno di prima è una vana speranza.

Dopo una rilassante doccia bollente, decido di lavarmi I denti e poi vestirmi.

Dieci minuti dopo sono già in cucina all'opera per cucinare la colazione.

Quando mi accorgo che mia madre non smette di fissarmi mentre preparo I pancake quasi sbotto e le dico, pur sempre in maniera scherzosa:

"Hai detto che sono abbastanza grande per occuparmi delle mie faccende, quindi fuori dalla mia cucina!"

Mia madre non protesta, anzi sorride, mentre finisce di sorseggiare il suo the e si appresta ad uscire di casa.

"Sarò di ritorno per le sei, vai dritto a scuola e non combinare guai. Ti voglio bene".

Mi lascia un bacio affettuoso sulla guancia che mi fa sorridere e poi esce di casa di tutta fretta, mentre io continuo ad assaporare con tranquillità la mia colazione. Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Si prospetta una giornata lunghissima.

Mi incammino con il mio zaino in spalla e le mie cuffiette nelle orecchie.

Canticchio il motivetto della canzone cercando di non pensare alla mattinata che mi si prospetta davanti, quando sento una cascata d'acqua gelida venirmi addosso bagnandomi tutti I pantaloni.

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