Nella foto ha uno sguardo diverso. Rilassato, a suo agio, sereno. Si vede da quel sorriso che è stato colto in un momento felice.
Che poi, è sempre il suo sorriso: un poco accennato, mai eccessivo. La sua bocca prende una piega leggera, orientata verso un solo lato del viso e le linee di espressione si accalcano solo lì, lasciando l'altra metà del volto distesa.
Quel sorriso misurato che è il riflesso della sua anima. Ho capito immediatamente la sua natura buona, ancora prima di assistere ai baci sulla fronte a sua madre, di provare la sua mitezza durante le discussioni, di ascoltare la dolcezza dei racconti, delle sue visioni, dei sogni, di conoscere tutte le sfumature e vibrazioni della sua voce, sempre dosata, mai invadente. Gli amici, sempre uguali da una vita, e le loro prese in giro, a cui la risposta era sempre la stessa: sguardo basso e risata buona. Il caos della sua vita è un temporale che minaccia ma che non attacca e i suoi dolori te li confessa sottovoce, con la sincerità di un bambino, così che alla fine non ti appaiono mai troppo gravi.
Non mi sono mai innamorato ha detto una volta, tra una battuta e l'altra. Ha seguito poi quel mezzo sorriso e qualche altra frase fuori contesto. Tempo dopo, ancora, sai, mezzo sorriso, non mi sono mai innamorato. Affidato così, con leggerezza e allo stesso tempo come una verità che io ho percepito come una richiesta di dover fare qualcosa a riguardo.
Discorsi astratti che hanno una sola voce. Egoisti, sordi, scaturiti da una sola testa e da un solo cuore, supponenti di sapere tutto, di capire tutto. E quindi innamorati di me, che io mi innamoro di te. La soluzione era semplice, allettante, chiara. Ma solamente a me.
Discorsi astratti che non aspettano risposte. Si aprono come una pergamena che scivola e si dispiega sul pavimento, rivoltandosi senza fine. Parla, parla, ma solo di sé stessa.
Così adesso guardo questa foto dove il tuo sorriso è sempre uguale, le pieghe sono sempre lì dove devono essere, ma tu sei innamorato, e sei cambiato. Dividi lo spazio con lei in modo perfetto. La foto è equilibrata, come te. Lei è giusta, ti somiglia. Ha una risata gentile, uno sguardo buono. Immagino la sua voce sottile, di quelle che non vogliono mai disturbare, e che si armonizza con la tua.
Se ci fossi stata io, lì, adesso questa foto sarebbe un po' storta. Ci sarebbe un vuoto a sinistra perché avrei invaso il tuo spazio, mi sarei aggrappata alla tua spalla e ti avrei spinto un po' verso di me. Il mio sorriso sarebbe esagerato, il tuo colto di sorpresa. I nostri discorsi sarebbero su due tonalità diverse, chiassosi e poi impercettibili.
Saremmo disordinati, sbilanciati, instabili.
Discorsi astratti. Mi rimangono solo loro.
