Parte 1

2 0 0
                                    


Avete presente la sensazione di esser soli nonostante voi siate circondati da persone?

Che poi in realtà non siete soli, quella che viene intesa come solitudine dai dizionari sarebbe un' esagerazione, ma semplicemente non riuscite a trovare "quella" persona...che poi esisterà veramente "quella" persona?

A diciott'anni credi di essere invincibile e di avere tanto di quel tempo davanti a te che un giorno passato sul divano non sembra essere uno spreco perché pensi che ci sarà di sicuro quel fantomatico domani che risolverà tutti i piani incompiuti, ma ci pensi mai a quanti ragazzi che credevano nel domani non ne hanno avuto uno?

La verità che nessuno vuole dirci è che avere diciott'anni fa schifo come averne venti, trenta o sessanta perché alla fine potrai fare tutta l'esperienza che vuoi ma comunque della vita tu non capirai mai un cazzo.

Stavo camminando per la grigia Milano con questi pensieri in testa, pensieri forse un po' troppo profondi per una ragazzina ma che mi inglobavano nella mia dimensione della quale nemmeno io ne capivo la logica.

Mi accorsi di essere arrivata a scuola solo quando il lieve tepore dei radiatori mi fece venire un brivido lungo la schiena e mentre raggiungevo la mia aula con lieve nostalgia mi accorsi che quello sarebbe stato l'ultimo tre dicembre che avrei passato al liceo. Si con nostalgia, perché ammettiamolo il liceo può fare schifo quanto volete ma comunque è un gran bel periodo della vita.

La mattinata si svolse nella solita monotonia scandita in sequenza da lezioni, intervallo ,che comprendeva una sigaretta fumata fino al filtro e una merendina schiacciata presa con gli avanzi di monete trovate nel fondo della tasca della giacca, di nuovo lezioni e per finire il suono della campanella. Ma che poi pensandoci bene, mi piaceva veramente fumare?

Il pensiero comune a questo punto sarà sicuramente "ma questa è sempre sola?" e la risposta, probabilmente sorprendente visto il solito andamento di questo genere di libri, è no. Avete presente quelle persone con le quali puoi uscire e stare zitto senza che vi sia imbarazzo? Quelle persone alle quali puoi confessare tutto, a partire dal sogno strano della notte precedente sino ad arrivare a dirgli che devi andare in bagno (e solitamente capita proprio mentre siete appena usciti di casa)...beh per me erano tre quelle persone: Giulia, Camilla e Ginevra (a tal proposito io mi chiamo Eva, nel caso ve lo steste chiedendo). Tra di noi quale fosse il fattore accomunante mi è ancora ignoto però certamente ci trovavamo bene. Quasi tutte le mie prime esperienze, non che siano chissà quante intendiamoci, le ho fatte con loro: il primo tiro di sigaretta fatto di nascosto in gita, la prima sbronza, la prima bugia della serie "mamma dormo da Giulia" quando invece non dormivi proprio...nulla di nuovo o trascendentale insomma.

Mentre tornavo a casa per poter pranzare con mia nonna mi accorsi che sul tram che prendevo da cinque anni era comparsa una faccia sconosciuta, e fidatevi che nonostante Milano fosse Milano a quell'ora su quel tram c'erano sempre le stesse persone, sarà per questo che lo notai subito...credo.

Doveva avere la mia età e nonostante non fosse il ragazzo più bello che avessi mai visto mi colpì; moro, occhi castani con ciglia per le quali io avrei dato un rene, labbra leggermente screpolate vittime inesorabili del freddo e qualche lentiggine. Mi avvicinai, atteggiamento inaspettato da parte mia visto che ero molto timida a primo impatto, e mi sedetti a distanza di un sedile stranamente vuoto. Lui scese una fermata prima della mia e con un'ombra di delusione, data sopratutto dalle serie tv nelle quali succedeva sempre qualcosa in situazioni del genere, scesi alla mia fermata e dopo una breve camminata arrivai a casa.

"Eva pensavo ti fossi persa, sono due ore che riscaldo il pranzo"

"Scusa nonna mi lavo le mani e arrivo"

Le lasagne. Con questo ho riassunto la lista delle cose piacevoli che mi successero quella giornata, anche se prima di addormentarmi un pensierino sul quel ragazzo del tram ce lo feci.

Tutto proseguì nella più totale normalità con una piccola parentesi di shopping da Zara con Ginevra, che di shopping ne faceva forse troppo.

Finalmente era arrivato venerdì e con le altre avevamo deciso di andare a ballare, rara occasione nella quale ci rendevamo realmente presentabili al pubblico.

"Ginevra ti ho detto che non me lo metto il vestito rosso"

"Che palle, sei piatta e noiosa!"

"Sei sempre carina invece tu"

"Ci vediamo dopo, con il vestito rosso non mettere gli stivali"

Non feci a tempo per controbattere che lei aveva già chiuso la chiamata, come tra l'altro faceva sempre, e allora decisi di chiamare Camilla in cerca di quella tranquillità che la contraddistingueva,

"Cami dimmi che anche tu non sai cosa metterti come me"

"Tu metti il vestito rosso no?"

"Anche tu con questo vestito rosso, ma vi siete messe d'accordo?"

"No, solo che ti sta bene e dovresti metterlo. Smettila di fare l'antipatica e ascolta Ginevra...avrà tanti difetti però almeno si veste bene"

"Sì, okay. ci vediamo dopo dai"

"Ciao bellezza"

Giulia non la chiamai nemmeno, probabilmente era con il suo ragazzo,Pietro, e onestamente volevo evitare di chiamarla, visto che mi avrebbe detto la stessa cosa che mi avevano detto le altre.

Alla fine mentre mi stavo mettendo quel maledetto vestito pensai a quanto fossi facile da convincere, che poi era proprio uno dei miei difetti che odiavo di più. Ci incontrammo al solito posto, ovvero un baretto malridotto dove però davano da bere ai minorenni e dunque era diventato il ritrovo di mezzo liceo.

Vidi Ginevra da lontano insieme a Giulia e Camilla che stavano aspettando al bancone il solito drink zuccherino ed esageratamente colorato.

"Sei arrivata finalmente, stai bene con il vestito anche se sei una testarda"

"Ciao anche a te Ginny, le altre hanno già iniziato a bere vedo"

"Figurati, Pietro ha portato dei suoi amici e hanno offerto da bere...io ti ho aspettata"

"Delle volte riesci ancora a stupirmi lo sai?"

Mi rispose con una smorfia e raggiungemmo le altre. Dopo tutti i vari saluti, Pietro ci presentò alcuni dei suoi nuovi amici ed è fra loro che vidi il ragazzo del tram. Giuro che il mio cuore mancò un battito e la cosa mi sorprese notevolmente visto e considerato che non sapevo nemmeno il suo nome e l'avevo visto una sola volta.

"Piacere Luca"

"Eva"

Da vicino era più carino e aveva un profumo speziato che lo rendeva esotico, sapeva di posti mai visti ed esperienze mai fatte.

"Allora quanti shot?"

La voce del barista mi scosse dai miei pensieri ed alzai la mano per avere uno di quei bicchierini contenti apparentemente tequila ma che in realtà avrebbero potuto contenere qualunque cosa. Ne bevemmo più di quanti avremmo dovuto e con le gambe nude intorpidite dall'alcool e dal freddo ci avviammo verso un locale lì vicino. Posai la giacca al guardaroba e vidi confusamente Ginevra e Camilla andare verso il bagno e Giulia sparire fra le luci stroboscopiche dell'angusto locale insieme a Pietro. Rimasi un attimo interdetta sul da farsi e mi appoggiai alla parete fredda, quando vidi Luca da lontano uscire probabilmente per fumare una sigaretta e in quel momento mi accorsi di quanto mi piacesse fumare dopo aver bevuto. Lo seguì, non so nemmeno con quale audacia, visto che la Eva di tutti i giorni di audacia ne aveva ben poca.

"Ciao, hai una sigaretta anche per me?"

"Fumi?"

"Non lo so ancora in realtà, ora per esempio sì magari domani lo odierò"

"Capito, tieni allora"

"Da dove vieni?"

"Sono di Genova ma i miei si sono separati ed ora eccomi qua"

"Ah mi spiace, spero tu ti troverai bene"

"Per ora promette bene" disse facendomi l'occhiolino.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 09, 2020 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Simple storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora