Parte 1 - Lev, la fuga

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LEV

Argento e cristallo, metallo e foglie, acuto e greve. Le gocce di pioggia cambiavano lingua e voce a seconda di quello che incontravano, della diversa superficie di oggetti e materiali su cui scivolavano.

Mi era sempre piaciuto ascoltarla, sedermi sotto il banano a pochi passi dalla villa di famiglia, osservarla rovesciarsi sugli alberi di cacao, gli aranci, i fichi, le palme. Seguire le gocce che tentavano di districarsi tra le mangrovie, poi correre via, fuggire dal mio riparo, accogliere l'acqua sulla mia pelle chiara, ignorare i richiami e i rimproveri di mia madre e di Nali, la mia governante. «Lev, torna indietro, ti prenderai un accidente», dicevano all'unisono.

Anche adesso tendo l'orecchio, ma davanti ai miei occhi non c'è la distesa rigogliosa e odorosa a me famigliare, né alle mie spalle la villa che ha visto i momenti felici e spensierati della mia vita.

Ora, se tendo l'orecchio, non è per assaporare il senso di libertà che la pioggia mi ha sempre regalato, ma per scongiurare che qualcuno si avvicini troppo, all'improvviso, e mi porti via l'ultima cosa che mi è rimasta e che per gli omega è un bene sempre più raro: la libertà.

Sento la pioggia cadere sul tetto della capanna dove mi sono rifugiato con mia madre, pare scricchiolare e poter cadere da un momento all'altro sulle nostre teste, così come ci è caduto addosso il mondo che avevamo conosciuto fino a questo momento.

«Lev, caro», mi riscuote mia madre, porgendomi una tazza di legno, «prendi un po' di mate». Pronuncia il mio nome con tenerezza, è un nome russo, diverso da quelli usati qui, e che lei ha scelto per omaggiare le origini lontane di mio padre.

La afferro dalle sue mani. Il mate è un infuso di erbe che lei e Nali mi hanno sempre preparato fin da quando ero piccolo. Ricordo il suo aroma, i velluti dei divani, i quadri dai colori pastello appesi alle pareti, i lampadari di cristallo che ogni sera venivano calati dai servi per accendere le candele. Poi tutto è svanito, e adesso, da settimane con mia madre ci nascondiamo sugli altipiani della nostra isola in mezzo all'oceano Atlantico. Pacifica, si chiamava essa, prima che gli alfa prendessero il potere, e che il governatore venuto da lontano imponesse una caccia agli omega: catturati, privati della loro volontà, usati per lavorare in quelle che ormai sono diventate le piantagioni dei padroni per arricchire il governatore, la sua famiglia e la sua cerchia di amici.

Bevo un sorso del liquido caldo, ma questo non placa la mia rabbia. Vedo riflessi negli occhi di mia madre, color acquamarina come i miei, le stesse preoccupazioni che mi attanagliano e che ci hanno costretto a scappare. Nali non è più con noi: l'ultima volta che l'ho vista è stato settimane fa, quando scappava verso la costa, speranzosa di poter intercettare un veliero o qualsiasi altra imbarcazione che la sottraesse a una vita di schiavitù. Da mesi ormai non vedo più i miei amici omega, anche loro scappati o catturati. Non mi faccio illusioni su quale sia stato il loro destino: lavoratori per gli alfa e loro personali macchine da riproduzione. Oggetti di piacere. Oggetti e basta. Mi manca Kal, il figlio di Nali e mio migliore amico. Ci assomigliamo, abbiamo gli stessi capelli biondi, le stesse mascelle volitive su un volto altrimenti troppo delicato. Ne ridevamo insieme, quando ci scambiavano per fratelli. Adesso, invece, immaginare la sua risata mi strazia il cuore.

Sfioro il segno sul mio petto. Una spirale dal color rubino, che ricorda quello dei frutti dell'albero di cacao. È il segno della mia nobiltà, della mia stirpe, del mio sangue. Il segno della dinastia dei Vieln. So che i nobili e giovani omega come me sono l'obiettivo del governatore e della sua cerchia. Nella loro depravazione cercano gli omega, ma non tutti hanno lo stesso valore. Un omega qualsiasi va bene per svagarsi, per sfogare le loro perversioni, per poi essere nuovamente buttato a lavorare nelle piantagioni o in casa come servi per nulla differenti dagli schiavi. Il frutto di quei rapporti? Non erano altro che nuove potenziali vittime, nuove braccia per arricchirli, nuovi corpi da dileggiare.

La dinastia (boyxboy omegaverse) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora