JUAN
Mio zio afferra il bicchiere che aveva lasciato sul tavolino, proprio accanto al cigno di cristallo. Possibile che non si sia accorto che il giovane omega, Levian, fosse sul punto di colpirlo? Possibile, certo. Lo zio è accecato dalle sue ambizioni e dai suoi istinti lascivi, tanto che certe volte penso che abbia catturato gli omega non per assicurare una discendenza a noi alfa, ma solo per sfogare indisturbato le sue voglie.
«Dovresti andare a dormire anche tu, nipote caro», dice mellifluo.
Gli offro un debole sorriso, e aspetto che salga la lunga scalinata che conduce al piano superiore. Il cuore martella nel mio petto, le mani mi tremano. La condotta di mio zio mi indigna, e francamente se fossi stato al posto di Levian io stesso avrei tentato di colpirlo.
Mi avvicino alla finestra e scosto la tenda di broccato, davanti a me si avviluppa la vegetazione lussureggiante del parco, che nasconde le capanne degli omega. Sotto di noi, l'oceano stanotte si muove lento e sinuoso. Dormirà Levian stanotte? Penserà alla casa che ha dovuto lasciare? Alla sua famiglia? Richiudo la tenda con rabbia. Delle sorti di un omega non mi devo interessare, anche se l'omega in questione ha gli occhi più belli che abbia mai visto e più coraggio degli alfa spocchiosi della buona società che frequento.
Copro a grandi passi la distanza che mi separa dalla porta di ingresso. Non riesco ad andare di sopra, a dormire sapendo che poche porte più in là c'è mio zio. Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.
«Signorino», Carlos richiama la mia attenzione.
«Che ci fai in piedi a quest'ora?»
«Potrei farvi la stessa domanda».
«E da quando i servi fanno domande?»
«Da quando hanno più buon senso dei loro padroni», replica Carlos, le rughe del suo volto distese.
«Sei fortunato a servirmi. Mio zio ti avrebbe inflitto una punizione».
«Voi siete fortunato ad avermi».
«Torna a dormire o, se vuoi renderti utile, preparami il cavallo».
Carlos corruga la fronte. «È pericoloso girare a quest'ora di notte. La padrona vostra madre vi ha mandato qui per imparare a essere assennato e...»
Lo interrompo con un brusco gesto della mano. «Chi potrebbe mai imparare a essere assennato qui? Mia madre è un'ingenua e mio padre è troppo preso dagli intrighi di corte per capire chi è suo cognato».
Carlos scuote la testa, ma non sembra convinto.
«Non posso stare qui un minuto di più», gli dico, e senza dargli tante altre spiegazioni gli volto le spalle.
Sello da solo il cavallo, e al galoppo mi involo lungo la costa, mi allontano dalla fazenda e dalle piantagioni. Mi fanno compagnia i versi misteriosi della foresta pluviale, polmone della nostra isola. L'altro giorno ho visto nello studio di zio Francisco alcune carte e progetti che mi hanno fatto accapponare la pelle: vuole tagliare gli alberi, deviare corsi di fiumi e ruscelli per costruire una ferrovia che gli permetterà di raggiungere e dominare anche la parte nord dell'isola, nelle sue intenzioni questo gli permetterà di guadagnarsi la gloria nella nostra madre patria. Prima che si rendano conto che una scelta di questo tipo sarebbe la condanna a morte per l'isola, naturalmente.
L'insegna della locanda è illuminata da due torce. Il nome è suggestivo e significa Piacere nella lingua locale. In questo paesino agli omega è ancora concesso di vivere liberamente, per quanto possa essere considerata libertà non possedere nulla e non poter decidere con quale alfa sposarsi. Ogni attività è di proprietà di un alfa che decide di farvi lavorare o meno gli omega.
Quando entro vengo investito dall'odore di pesce fritto e dalle risate degli ubriachi. Siedo al bancone di legno, qui mi conoscono, perché da quando sono arrivato all'isola ho cercato un luogo di evasione che fosse lontano da mio zio e dalla fazenda. L'ho trovato in questa locanda vicino al porto, che offre diverse attrattive, e non mi riferisco solo al cibo e alle bevande.
Un giovane mi si avvicina. È Jali, un omega dai capelli scuri, che fa il pescatore e che non disdegna il divertimento prima di uscire in mare. È attento a prendere le sue erbe per controllare il calore, perché aspettare un figlio è l'ultima cosa che vuole. Sono il suo preferito qui. Piace anche a me. In Spagna non ho mai forzato nessuno a mostrarmi le sue grazie e non intendo cominciare a farlo qui.
«Andiamo di sopra?», mi dice il giovane con aria sensuale, «ti aspettavo».
«Davvero?»
«Non potrei mentire al nipote del governatore».
Metto due dita sulla sua bocca. «Ti prego». Odio che me lo ricordi. «Voglio bere qualcosa».
«Abbiamo la migliore acquavite. Nali!», chiama a gran voce.
Da dietro il bancone spunta una donna di mezza età, il volto affaticato, gli occhi chiari.
«Cosa c'è da urlare?», domanda, infastidita.
Le sorrido. «Vorrei dell'acquavite, qualcosa che mi faccia dimenticare anche il mio nome».
«Deve essere brutto il vostro nome», replica Nali.
La conosco. È stata lei a servirmi il primo bicchiere di liquore quando sono arrivato qui. Vorrei domandarle della sua famiglia, ma è una donna di poche parole, che non ama parlare di sé. È come se scappasse da qualcuno o qualcosa. Un alfa troppo aggressivo? La vedo sistemare sul bancone due bicchieri di vetro, aprire la bottiglia di liquore e con maestria versarlo fino all'orlo del bicchiere senza farne cadere una goccia.
«Tu», si rivolge al giovane omega, «faresti meglio a non bere, rischi di cadere dalla barca o di scontrarti con la nave che trasporta la posta».
I miei sensi si risvegliano. Dimentico la mia irritazione. «Dal porto stamattina partirà la nave che trasporta la corrispondenza?»
«L'ho appena detto, signore».
Mando giù l'acquavite. L'opportunità che mi si presenta è troppo ghiotta per lasciarmela sfuggire. Mio zio controlla la corrispondenza che esce da quest'isola prima che arrivi alla nave, se riesco a portare sul veliero la missiva per mia madre adesso, non potrà farlo.
«Nali, ho bisogno dell'occorrente per scrivere una lettera».
Nali mi guarda con aria scettica, ma è abituata ad esaudire le richieste dei clienti. Riesce a recuperare l'occorrente e lo piazza davanti a me sul bancone, non prima di averlo pulito con uno strofinaccio.
Cara madre, non poter vedere il vostro sorriso e sapere che un oceano ci separa mi rende triste, ma ancora più triste è per me dirvi che la fiducia che nutrite per vostro fratello, mio zio, è mal riposta. Quest'isola non è il posto idilliaco che credete e sono disposto a provarvelo.
Vi lascerò l'indirizzo di una locanda, inviate qui le vostre lettere, indirizzatele a Nali, e qualsiasi cosa vogliate dirmi, non siate mai esplicita. Io capirò il vostro linguaggio, perché vi conosco bene.A questo siamo ridotti, cara madre, dal governatore che controlla l'intera corrispondenza.
In fede,
vostro figlio Juan.
Aggiungo l'indirizzo, poi sigillo la lettera.
«Devo spedirla», aggiungo.
«Aspettate domani mattina, quando un funzionario potrà verificarne il contenuto», replica lei, apparentemente con noncuranza.
«Ho bisogno di spedirla adesso, e ho bisogno che tu mi conduca a quel veliero».
Gli occhi della donna si illuminano. Ho l'impressione che abbiamo un nemico in comune.
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La dinastia (boyxboy omegaverse)
عاطفيةCompleta su Wattpad. 1801, Isola Pacifca. Lev è un omega, il più giovane erede della nobile famiglia Vieln a cui tutti vorrebbero unire i propri destini. La sua vita è sconvolta dall'arrivo del nuovo governatore spagnolo, che ha ordinato la cattura...