Novembre 1991

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Frequentavano il Cheap Pub ogni giovedì sera, una delle poche sere in cui Leo non suonava. Di certo non avrebbe potuto suonare al Cheap: era un luogo talmente angusto e affollato che faceva difficoltà anche a farsi strada con la sua corporatura massiccia.

Milo non riusciva a comprendere perché dovessero pagare il Cheap per giocare a biliardo se ne possedevano uno a casa:

"Il motivo si chiama socializzazione" gli aveva spiegato Jo, sfilandogli il libro da sotto al naso "è uno strumento di potere migliore della religione, sai?"

Effettivamente il Cheap Pub era frequentato dagli studenti di ogni corso; era lì che Jo mirava le sue conquiste, quelle di cui i coinquilini non ricordavano il numero e il conto anche perché, la maggior  parte delle volte, erano puramente platoniche. L'unica vera conquista di Jo era stata una tale Colette, dai capelli biondi e gli occhi algidi. Ogni volta che si parlava di ragazze, lui sospirava il suo nome con fare malinconico: la verità era che Colette lo aveva scaricato al secondo appuntamento e lui le andava ancora appresso.

"Partita?" Leo ingessò il puntale della stecca e guardò i coinquilini.

"Cosa ci giochiamo?" Jo si rimboccò le maniche della camicia celeste.

"Se vinciamo noi" Maggie si affiancò a Milo intorno al tavolo "trascorriamo Capodanno a Londra"

Leo e Jo borbottarono: avevano discusso svariate volte del luogo in cui avrebbero celebrato l'avvento del nuovo anno, e la sola idea che già dovessero pensarci, a metà Novembre, riempiva Leo di angoscia.

"Hai rotto con quest'ansia di vivere" le rispose "Perché non vivi giorno per giorno?"

"Perché voglio fare capodanno a Londra!"

"Se invece vinciamo noi, Milo deve provare a rimorchiare la ragazza seduta al bancone, all'estrema destra" ridacchiò Jo.

Questo divenne paonazzo e si voltò a scrutarla: aveva la testa ricoperta di boccoli dorati e degli enormi occhi azzurri. Sorseggiava una coca-cola ascoltando attentamente un ragazzo che somigliava all'opposto radicale di Milo: alto, di bell'aspetto, piacente.

"Ci sto" Maggie tese la mano a Jo e questo la strinse ammiccando.

Nessuno dei quattro era un fenomeno a biliardo: erano più le volte che mandavano le biglie in fallo che in buca, ma si divertivano ugualmente. Alla fine vinsero Jo e Leo, esultando rumorosamente con abbracci e pacche sulle spalle.

Milo lasciò la stecca scivolargli dalle dita e sbiancò, guardandosi intorno spaesato.

"Dai" Leo gli circondò le spalle e gli indicò la ragazza "guardala: ti sta aspettando, aspetta solo te"

"Ma io non sono bravo a rimorchiare" tartagliò il ragazzo, massaggiandosi la barba incolta e accorgendosi di non essersi ancora rasato.

"Usa qualche trucco" osservò Jo prendendo la cicca ancora accesa dal posacenere.

"Non si vede che non ho trucchi?"

"L'unico trucco è non perdersi in giri di parole" asserì Leo. Maddi e Jo lo fissarono: sembrava già un'impresa impossibile per uno studioso di filosofia.

"Offrile da bere" gli suggerì allora Jo, massaggiandogli la schiena per caricarlo.

"Usa il tuo fascino!" esclamò Maggie sorridente. Stavolta Jo e Leo fissarono lei, scettici.

"Il tuo fascino da intellettuale" la ragazza non si scoraggiò e si apprestò a sfilare gli occhiali da vista dal naso del ragazzo e agganciarli alla maglietta bianca. Gli sistemò rapidamente i capelli sempre spettinati e si sentì abbastanza soddisfatta.

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