«Una stramaledettissima serata, ecco cos'è stata! Chi me lo ha fatto fare!» aveva esclamato al telefono Frankie a Quentin, il fidanzato, mentre si allontanava dal Ranch con la coda fra le gambe. Era una di quelle loro conversazioni a senso unico, dove lei vomitava parole senza tregua e lui l'ascoltava segandosi in attesa che arrivasse a casa e... "facessero quello che dovevano fare". Frankie era una topa da sballo, e durante le prime scopate lui eiaculava subito, pure troppo per i suoi gusti; non voleva deluderla, o forse era solo per il proprio orgoglio di maschio alfa che si rifiutava di avere delle prestazioni così scadenti? Ma tant'è, quello era una sorta di tacito patto che Frankie e Quentin avevano stretto, la ricompensa per i piagnistei di frustrazione con le quali lei partiva ogni sera durante il dopo lavoro, quando rincasava.
«No Quentin, stasera è stata orrenda. Non avrei mai voluto esserci!»
All'inizio Quentin aveva creduto che fosse una delle solite esagerazioni di Frankie, lei però aveva continuato ed era stata più insistente del solito. Di norma dopo un po' cambiava argomento.
«Ti dico di sì. Secondo me è morto. Ho visto che lo hanno messo su una barella appena l'ambulanza è arrivata. Io l'ho pure servito... Ma vuoi sapere anche i particolari? Aveva la faccia come quella di uno che avesse visto la morte pochi secondi prima di stirare, ok? Cosa? Se c'era gente? Una cifra, una bella calca davanti il locale. Io mi sono allontanata. Volevo chiamarti da un po' ma ho finito il turno solo poco fa. Come? Sì, Bud ci ha mandati via prima questa sera perché ha preferito chiudere il locale, vista la situazione. È stato terribile.»
Frankie si era impressionata parecchio, ed era così in ansia che vedeva pericoli dappertutto. Lì con lei, in quella strada di palazzine ronfanti e lampioni paglierini, aveva il solo telefono incollato all'orecchio, la borsa sull'altra spalla premuta lateralmente alle tette, il sudore che provava a insinuarsi fra la pelle e la cassa auricolare mentre procedeva svelta verso la fermata dell'autobus.
Era arrivata lì, aveva blaterato per tutti i dieci minuti di attesa successivi, poi aveva riattaccato a Quentin e si era seduta sulla banchina. Ed era inquieta, le mancava il respiro. A quell'ora della notte, per strada, c'erano giusto i classici quattro gatti ubriachi, il tossico di turno o il più sadico degli stupratori: un quadretto niente male per uno schianto come lei. Quello era uno dei peggiori quartieri sulla faccia della Terra; era la periferia, e forse pure uno dei motivi che le facevano odiare il lavoro – la paga poi... lasciamo stare.
Finalmente arrivò l'autobus. Cinque fermate, l'una a circa settecento metri dall'altra. Frankie era salita, aveva sorriso forzatamente all'autista, un tizio con un neo sulla guancia grosso come il nocciolo di una pesca che non se l'era cagata di pezza – era al cellulare e a quell'ora poteva essere solo un'amante!
Lo stronzo aveva continuato a fissare il parabrezza facendole cenno di pagare, neanche fosse uno strozzino.
Frankie si era lasciata sfuggire una smorfia di antipatia e gli aveva dato i soldi per il biglietto. Aveva percorso il corridoio fino a metà dell'autobus e si era seduta. Un respiro profondo. Si azzardò a guardarsi intorno: sola dentro un mare di tenebre. Si vergognava troppo di chiedere all'autista di accendere le luci.
Le portiere sbuffarono e si chiusero. L'autobus partì.
Frankie poggiò la borsa sul sedile accanto e, senza pensarci, si perse a fissare il mondo oltre il finestrino. Le luci della città le scivolavano addosso; le contemplava con lo stesso amore di tanti anni prima, quando da bambina credeva fossero le fate che l'avrebbero salvata dall'avvento del buio cattivo.
Ripensò all'accaduto al Ranch, all'assurdità che aveva portato quel ragazzo a un passo dalla morte... E pure al tavolo che aveva preso fuoco: o all'improvviso erano diventati tutti svitati, o quella era la conferma che nella vita bisogna aspettarsi qualunque cosa; anche perché lei, in quel momento in cucina a prendere le ordinazioni per il tavolo nº4, non aveva visto proprio un cazzo. Certo, ora si stava calmando, ma era calda, quel brivido d'angoscia lungo la schiena e il cuore pronto ad esploderle.