"Perché non c'è niente di più bello del modo in cui tutte le volte il mare cerca di baciare la spiaggia, non importa quante volte viene mandato via".
Meredith chiude velocemente il libro, richiamata dalle continue grida della madre che la invitano a darsi una mossa altrimenti la nave sarebbe partita senza di loro.
Meredith non ha intenzione di dare adito alle buffonate della madre, una donna tutta d'un pezzo che fa dell'esagerazione il suo stile di vita. Meredith sa perfettamente che la nave si sarebbe lasciata il porto alle spalle tra ben due ore, così ha aspettato in macchina, finendo di leggere quell'amato libro.
"Meredith Seville! Se non esci all'istante da quell'auto ti rispedisco immediatamente a casa!" sono le brusche parole che la madre le rivolge, bussando con insistenza sul vetro della macchina.
Meredith alzo gli occhi al cielo, senza farsi vedere.
"Mai che lo facessi davvero" borbotta inserendo il libro nella borsa a mano e posizionando sul suo capo il grande cappello piumato. Sua madre nel frattempo si è fatta da parte, lasciando che l'autista apra la portiera a sua figlia.
Il fievole sole di quella metà di ottobre scalda le mani di Meredith, solcate da tantissimi anelli costosi che riflettono la luce del sole. È stata costretta ad indossare tutti quei gioielli che le pizzicano la pelle e le danno una strana sensazione di vanteria che lei non sopporta. Intorno a lei, milioni di persone che parlano allegramente si mischiano a bambini che piangono, ad addetti al ritiro bagagli e a tanti altri ricchi pronti a raggiungere l'America per accrescere la loro fortuna.
Che cosa ci fa lei tra tutta quella gente? Perché deve fingere di essere contenta di partire quando il
suo sogno è tutt'altro? Sua madre è intenta a parlare con una coppia di mezza età. Meredith li osserva: lei ha una pelliccia di montone, più falsa dei gioielli che le pendono dal collo, ma ostenta un sorriso talmente falso da risultare credibile mentre lui, costretto in quel panciotto, vorrebbe giocare a carte con gli amici, magari accompagnato da un bicchiere di birra piuttosto che tenere a braccetto la moglie che avrà sicuramente tradito con altre donne.
Meredith osserva le persone, le studia e immagina quali possano essere le loro storie.
Perché dicono di essere felici quando in realtà sono solo costretti a fingere di esserlo?
Perché per essere accettato bisogna fingere?
E purtroppo queste domande assillano Meredith da anni. Fin da bambina è cresciuta tra gente di alta nobiltà, ha frequentato le scuole migliori; sua madre le ha sempre comprato tutto ciò che voleva, nulla le è mai mancato.
Ma tutti gli oggetti costosi che le venivano comprati, non erano mai stai in grado di compensare la mancanza di un abbraccio o di una carezza.
Spesso, quando la scuola finiva, sgattaiolava dal retro e andava a sedersi su di un muretto dove poteva vedere il giardino di una scuola comunale. E lì i bambini si divertivano, si spingevano. Quando cadevano e si sporcavano i pantaloni nessuno ne faceva un dramma, semplicemente cercavano di ripulirli alla bell'e meglio. E Meredith desiderava con tutta sé stessa essere come loro. Poter giocare nel fango senza la paura di essere punita per essersi sporcata. Voleva indossare dei semplici jeans, anche sbrindellati e non sempre vestiti firmati. Non voleva passare i pomeriggi ad imparare che tipo di posate usare in base alle pietanze, ma ogni tanto mangiare una coscia di pollo con le mani.
"Meredith ti ho spiegato mille volte di non fissare le persone e di salutare!" la rimprovera sua madre, liberandola dai suoi pensieri. Meredith si schiarisce la gola, evitando di risponderle a tono. Anzi, le rivolge un veloce sguardo mentre sua madre si avvicina di nuovo alla coppia di prima, presentandola a Meredith.
Prova solo pena per lei. Le è mai importato qualcosa di me? Meredith se lo chiede spesso. Forse nemmeno la voleva una figlia, era solo capitata per caso. Ma ciò che Meredith ha sempre pensato è che mai e poi mai avrebbe voluto assomigliare a sua madre. Sempre in tiro, con quel finto sorriso buonista, cordiale con tutti, ma una volta finita la chiacchierata aveva sempre da ridire su tutti.
"Questa è Meredith, mia figlia" la presenta la madre e Meredith si cala benissimo nel ruolo della ricca ragazza che ammira sua madre e la ringrazia sempre per averla cresciuta nel migliore dei modi.
Perché questo ha capito in ventuno anni di vita.
Il mondo dei ricchi è un grande teatro: ognuno ha una parte da recitare per poter essere accettato.Dream&Fly. La grande scritta campeggia sull'enorme fiancata della nave, riflettendo tutta l'imponenza dell'imbarcazione.
Niccolò posa le valigie ai lati delle sue gambe e si porta una mano a coprire gli occhi per ripararsi dalla luce del sole. La sua giacca bucata gli arriva fino a metà coscia e i pantaloni bianchi sono diventati di tutt'altro colore. Purtroppo non ha la possibilità di comprare vestiti costosi e per fortuna la divisa gliel'avrebbe fornita la compagnia navale.
Si guarda intorno, immerso nella confusione che precede un'importante partenza. Una mamma cerca di cullare il suo bambino che piange istericamente mentre due uomini ridono, parlando di quello che avrebbero fatto una volta sbarcati in America.
È pieno di macchine dalle quali escono gli attori. Così Niccolò chiama i ricchi, sempre pronti ad interpretare il ruolo che gli viene affibbiato dalla società. Che vita triste. Lui e la sua famiglia hanno sempre dovuto arrabattarsi, a volte senza sapere come arrivare a fine mese, ma mai Niccolò avrebbe voluto scambiarsi con quei ricconi da quattro soldi, finti tanto quanto la sua conoscenza sul problema del riscaldamento globale. Proprio a due passi da lui, una macchina nera è circondata da bagagli ed una donna bassa e impettita, alquanto arrabbiata, batte con la mano dalle unghie smaltate, sul vetro dell'auto, cercando di mantenere un certo contegno.
Niccolò sorride con compassione. Che tristezza che gli fa.
"Ehi straccione, levati di mezzo!" gli grida dietro un uomo, spingendolo via e Niccolò riesce per miracolo a tenersi in piedi. L'uomo che lo ha spinto ride, portandosi il sigaro alla bocca e tenendo sottobraccio una donna dallo sguardo perso.
Niccolò lo fulmina con lo sguardo, ma decide di lasciar perdere. Non gli converrebbe, deve tenersi stretto quel posto di lavoro.
Così afferra i bagagli e, dopo aver controllato dove dovesse dirigersi, si incammina verso il ponte.
"Mi scusi, penso che le sia caduto questo!" grida una voce femminile alle sue spalle.
Niccolò si gira ed una ragazza con un gigantesco cappello piumato e una lunga gonna lilla, tiene in mano la sua collana con appesa una chiave. Niccolò si tocca la tasca e non sente niente. Così si avvicina alla ragazza.
"Grazie mille! Non so che avrei fatto se l'avessi persa!" esclama prendendola e mettendola in uno dei bagagli. La ragazza sorride con cordialità, mantenendo una guardo serio. Niccolò la guarda: è carina, ma quel cappello è inguardabile e di sicuro è la solita figlia di papà.
"Ti capisco. Anche io se perdessi questo," ed indica il libro che tiene in borsa, "mi sentirei persa" si esprime lei, accennando un altro sorriso, molto più sicuro. Niccolò ricambia, grattandosi la testa.
"Meredith ti ho detto mille volte di non parlare con i facchini. Ci dobbiamo far servire da loro, non chiacchierarci!" la rimprovera la signora che prima Niccolò aveva visto vicino a quell'auto. Niccolò la trova subito insopportabile e quando sposta lo sguardo sulla ragazza la vede alzare gli occhi al cielo e borbottare frasi a di poco carino, il che lo fa ridacchiare.
La donna si adira immediatamente, convinta che rida di lei, così "Invece di ridere, comincia a fare il tuo lavoro. I nostri bagagli sono là," ed indica l'auto di prima, "Voglio vedere se riderai tanto quando ti licenzieremo. Ed ora andiamo Meredith!" ordina alla figlia con tono puntiglioso, spingendola oltre. Meredith e Niccolò si guardano e Niccolò vede la ragazza guardarlo mortificata mentre cerca di lanciargli un'occhiata per scusarsi. Niccolò continua a guardarle salire sul ponte della nave. La ragazza ha un bel portamento, spalle alte, schiena dritta. Sembrerebbe sicura di sé e sicuramente lo è, ma gli occhi, quelli sono gli occhi di chi vorrebbe solo fare dietro front e scappare il più lontano possibile da quella vita.
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Ecco qua il primo capitolo di questa storia che per me rappresenta una nuova avventura!😍✨
È la mia terza storia e vorrei ringraziare tutti i lettori e le lettrici fidati/e che sono sempre pronti/e a leggere ogni mio capitolo! GRAZIE!💕
E grazie anche ai/alle nuovi/e arrivati/e!
Vi ringrazio nuovamente e vi mando un grande bacio! Spero che questa storia possa piacervi!💕
Vi voglio bene!💚
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Un mare dentro//Ultimo.
Fanfiction-STORIA COMPLETATA!- TRAMA: Non era esattamente quello il lavoro dei suoi sogni, ma pur di guadagnare qualche spicciolo per mantenere la madre e i suoi fratelli, Niccolò aveva deciso di barcamenarsi in quell'avventura. La divisa era scomoda, la cami...