Quarantena.
Venti giorni, ormai, senza poter stare con quella che ormai potevano chiamare famiglia. Venti giorni senza quel pallone che era l'amore della loro vita. Venti giorni con tanto tempo per pensare.
E loro due si mancavano da morire, anche se non volevano ammetterlo a loro stessi.
Non si conoscevano da molto, giusto due anni. Da quando Loris era tornato da Milano e da Pisa e Leo faceva la spola tra primavera e prima squadra. Loris per Leo era il Dio irraggiungibile, quello che era stato all'Inter e aveva vissuto quello che era anche il suo sogno più grande. E Leo per Loris era il poco più che bambino che lottava ancora contro le interrogazioni.
Erano una strana coppia, ma fin da subito si cercavano e si capivano in un modo tutto loro, in campo e soprattutto fuori. Era una di quelle amicizie che capivi sarebbero durate per sempre.
E il lockdown gli stava facendo capire sempre più quanto fossero importanti l'uno per l'altro.
Loris e Leonardo. Zonta e Zarpellon. Gli LZ^2. Così, in un momento di genio, li aveva soprannominati la social media manager.
E non poteva scegliere un nome migliore. Loro due insieme facevano faville, diventavano la migliore versione di loro stessi.Ed è proprio come LZ^2 che erano stati presentati in una delle dirette organizzate dalla squadra per stare vicino ai tifosi. Mezz'ora di chiacchiere e via. Non sarebbe dovuto essere così difficile. Certo, se si escludeva il doversi comportare seriamente e il dover evitare di perdersi troppo negli occhi dell'altro.
Non si erano mai resi conto di quanto fosse difficile smettere di fare qualcosa su cui non avevano il minimo controllo.
Era stato Pasini in ritiro a far notare a Leo quel particolare. A modo suo ovviamente, con un bel coppino accompagnato da un "se vuoi fagli anche una radiografia già che ci sei". Ed ormai erano passati otto mesi. Passati a realizzare un po' alla volta che era proprio vero, lo faceva senza pensarci, ma in ogni istante lo cercava e lo guardava come se potesse scomparire da un momento all'altro. Passati a autoconvincersi che era perché Loris era quanto più si avvicinava ad un modello per lui.
E infine passati a realizzare lentamente quello che realmente sentiva per lui.
Non che Loris non avesse questi problemi però. Erano giorni che si sorprendeva a pensare che nessuno gli mancava più di Leo. Nemmeno il pallone. Non potevano più bastargli quelle videochiamate e quegli allenamenti via zoom.
Ma ora arrivava quella bomba. Quella diretta che poteva non dire nulla ma che in cuor suo sapeva avrebbe cambiato tutto.Un bel respiro e "Ciao a tutti, un attimo che cerco di mettere dentro Loris"
Tempo quindici secondi ed erano pronti, insieme, a sopportare mezz'ora di domande scontate e risposte che lo erano ancora di più.
"Cosa ne pensate del campionato?" "Secondo voi si ricomincerà a giocare?" "Come fate ad allenarvi da casa?"
Un'intervista normalissima davanti ad uno schermo, nulla di più e nulla di meno. Stava andando bene, pensava Leo, nessuno ancora chiede cose personali o imbarazzanti, Loris non lo aveva ancora preso in giro per essere ancora l'unico single della squadra. Loris invece nemmeno stava pensando quasi alle risposte che dava, ogni tanto se ne rendeva conto. L'unica cosa a cui pensava era quanto bello fosse Leo, aspettando però la domanda giusta per stuzzicarlo.
Domanda che arrivò fatale poco dopo. "Ma come mai voi due siete così legati?"
Trattenne il respiro Leo, Loris perse un battito. Sapevano sarebbe arrivata ma dover ammettere sul serio cosa li legava li metteva in imbarazzo. Estremamente in imbarazzo.
"Beh, allora intanto Loris, quando sono arrivato in prima squadra, era il mio idolo. Cioè, aveva fatto le giovanili all'Inter, io sognavo di diventare come lui. Poi boh, non so cosa sia successo ma abbiamo iniziato a parlare e ci siamo trovati subito, come se fossimo fatti l'uno per l'altro"
Loris, come sempre quando ricordava quel periodo dopotutto, abbassò lo sguardo per evitare di diventare il diretto concorrente di un pomodoro. "Io invece non so come facesse a vedermi come idolo, un po' lo prendo ancora in giro, poi per fortuna è rinsavito e adesso siamo qua, dopo un bel po' di tempo a fare da servizio taxi per gli allenamenti. Aspetta che qua c'è la domanda giusta per te Zarpe."
E quale poteva essere se non "Ma la morosa?".
"È il suo tasto dolente dai. L'unico single della squadra qua. Se qualcuna vuole farsi avanti"
"Sì, sono l'unico single ed è un po' brutto alle feste, come a Natale, andare alle cene dove sono tutti con moglie e figli da solo. Cioè con lui a dire il vero, ma comunque da solo"
Ora era stato Leo a toccare il tasto dolente di Loris. Se la ricordava bene quella cena di Natale. Sentiva ancora gli sguardi che Leo gli dava cercando un rifugio dai bambini urlanti e dalle chiacchiere che gli entravano da un orecchio e gli uscivano dall'altro, senza nessuno con cui sentirsi bene. E lo faceva soffrire, perché lo vedeva solo e non poteva essere tutto per lui in quel momento. Non poteva farlo finché stava con Silvia. E così aveva finito con l'andare in bagno a bagnarsi i polsi sperando di levarsi anche quel peso che aveva nello stomaco senza un motivo preciso.
Ma Leonardo questo non lo sapeva. E non sapeva nemmeno che quel "Magari c'è qualche pretendente per Zarpellaus?" lo diceva solo perché voleva vederlo finalmente felice con qualcuno.
Lessero quasi contemporaneamente la domanda successiva.
"Certo che se fate così confermate la nostra ship"