Prologo.

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Harry aveva appena compiuto ventiquattro anni; si aggirava per l'orfanotrofio tenendo Louis per mano, mentre entrambi lanciavano occhiate intorno in cerca del bambino giusto, quello che sarebbe stato il loro.

Oppure, una bambina; Harry voleva tanto una femminuccia, mentre Louis avrebbe preferito un maschietto a cui insegnare a giocare a calcio, a cui far fare pugilato, invece di tutte quelle tenerezze che Harry avrebbe dedicato a una bimba.

Si separarono solo per qualche minuto, dedicandosi da soli alla loro ricerca. Erano passati esattamente nove mesi da quella promessa, da quel che si erano giurati l'un l'altro facendo l'amore.

Avevano cambiato casa, ne avevano comprata una più grande con tanto di giardino, e l'avevano riempita di giocattoli che probabilmente non sarebbero mai stati usati tutti. Non riuscivano a smettere di sorridere.

La signora che dirigeva l'orfanotrofio, che li aveva accolti all'entrata, era sembrata entusiasta di vederli. Le capitava spesso di vedere coppie di tutti i tipi desiderose di adottare; e sapeva, per esperienza, che in una famiglia bastava l'amore per crescere bene e felicemente.

Harry e Louis avevano sempre sognato una famiglia tutta loro. Louis, dal canto suo, perché non aveva mai fatto veramente parte di una famiglia vera; Harry perché ne aveva sempre voluta una propria.

Non lasciando perdere l'idea di una bambina, Harry si avvicinò a una bellissima bimba bionda. Aveva i capelli lunghi e ricci, gli occhi scuri e la pelle chiara.

Si preparò ad esibire uno dei suoi migliori sorrisi, quando si bloccò istantaneamente.

Una bambina, poco più grande di quell'altra, aveva i capelli corti e castani, gli occhi marroni e la pelle dorata; sembrava imbronciata, mentre comandava a bacchetta le altre bimbe, ordinando loro di ridarle la bambola con cui stava giocando.

Harry rise solo a vederla, rendendosi conto che aveva qualcosa di simile a Louis, qualche tratto che la faceva somigliare a lui. Si avvicinò a lei, divertito dalla smorfia teneramente arrabbiata sul suo viso.

"Ciao, piccola!" la salutò, sorridendole. La bambina, a vederlo, perse la sua espressione infastidita e sgranò gli occhi scuri. "Come ti chiami?"

"Sono Frankie" rispose lei, tutt'altro che timidamente. Anzi, sembrava sveglia anche se piccola.

"Quanti anni hai, Frankie?" le domandò ancora Harry, facendo apparire le consuete fossette ai lati della bocca. Lei sembrò fare un veloce calcolo mentale, poi espose le mani con le dita a segnare il numero.

"Quattro anni. E mezzo!" trillò, alzando il viso come a dimostrare superiorità. "Sono la più grande in questo gruppo; questo vascello è mio, sono un pirata!" esclamò, con enfasi.

"Ti va di partire all'arrembaggio con noi, Frankie?"

Harry si voltò a sentire quella voce conosciuta, incontrando gli occhi di Louis che sorridevano felici alle sue spalle. Sorrise anche lui, contento nello scoprire che non era l'unico ad adorare già quella bimba.

Gli occhi di Frankie scintillarono. "Davvero? Io?" chiese, indicandosi.

"Proprio tu!" rise Louis, abbassandosi alla sua altezza per scompigliarle i capelli. "Io sono Louis, e e lui è Harry. Puoi fare il capitano, se sali sulla nostra nave."

"Ci sto!" annuì animatamente la bambina, sorridendo entusiasta.

Harry e Louis si scambiarono un'occhiata felice; probabilmente, la più contenta di sempre.

****

Frankie rivelò presto di avere un carattere tutt'altro che semplice; strillava per qualsiasi cosa, teneva il broncio, non ubbidiva mai e si comportava da maschiaccio.

Lights and dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora