CAPITOLO 3

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Quel carrello è pieno zeppo di succulente pietanze e lo stomaco di Niccolò sta iniziando a fare i capricci visto che l'unica cosa che aveva ingerito da quella mattina era una misera barretta ai frutti di bosco.
Per fortuna l'ascensore è libero così si infila velocemente al suo interno, evitando che l'agnello arrosto faccia una brutta fine cadendo a terra.
Un minuto dopo le porte si aprono al piano più alto della nave, quello e suite del ricconi e Niccolò esce dall'ascensore mettendosi alla ricerca della stanza 13.
Il carrello è abbastanza pesante e per un pelo riesce ad evitare che quella bottiglia di vino rosso cada, rischiando di macchiare la moquette beige.
"Ma che cazzo ce trovano m de bello in questi tappeti pieni di peli? Me sembrano gatti morti" borbotta esasperato tra sé e sé riprendendo la marcia.
Arrivato alla fine del corridoio si accorge che mancano due sole stanze da controllare e spera che una delle due sia la 12.
Ad un tratto "Vaffanculo a questa gonna di merda!" sente gridare e si volta di scatto, allungando il collo e vedendo proprio lei, la ragazza di sta mattina, tenere in mano un pezzo delle gonna strappata. Sta imprecando tra sé e sé e Niccolò non riesce a trattenere una risata che però risuona fra le mura.
Meredith si gira di scatto e lo guarda in cagnesco. Poi lo riconosce, si ricorda subito di lui e abbassa lo sguardo esalando un sospiro e sedendosi sulle scale, desolata.
"Pensavo che voi ricchi non conosceste l'uso delle parolacce" la sbeffeggia in modo buono Niccolò, avvicinandosi a lei.
Meredith fa spallucce e sorride, "Oh, dovresti sentire mia madre allora, sembra una scaricatrice di porto quando siamo sole io e lei!" esclama Meredith con tonto sarcastico, rigirandosi il pezzo di stoffa tra le mani. Niccolò la guarda con un sorriso dolce. La trova così carina seduta sulle scale con quello sguardo affranto. Sembra una bambina che ha appena combinato un pasticcio. Così le si siede accanto, mantenendo un po' di distanza perché lei è pur sempre una ragazza ricca che di sicuro non vorrebbe avere così vicino un semplice inserviente.
"Come mai sei qua con la gonna strappata e la faccia da cane bastonato? Se io fossi ricco quanto te non avrei mai quello sguardo triste" sdrammatizza Niccolò, vedendo che anche lei si lascia andare ad un sorriso. Infatti Meredith lo guarda e gli rivolge un sorriso più sollevato.
"Ho litigato con mia madre. Sai, i soliti problemi" risponde con vaghezza lei e Niccolò annuisce con poca convinzione.
"Sì, i soliti problemi da ricchi, immagino. Unghia rotta? Tua mamma non voleva comprarti un castello e così avete litigato? Oppure te ne avrà comprato uno ma non aveva un giardino abbastanza grande?" la prende in giro Niccolò con un sorriso furbetto e astioso. Non ha mai sopportato i ricchi, ma stranamente quella ragazza sembra diversa. Poi però si ripete che i ricchi sono bravi attori e quindi non dovrebbe credere alla sua faccia triste. Potrebbe star recitando anche lei.
Ma quando Meredith alza gli occhi per incontrare quelli di Niccolò, lui sente che quella ragazza non sta mentendo, perché i suoi occhi sono quelli di chi non ce la fa più.
"Niente castelli, solite discussioni tra madre e figlia che vanno avanti da anni. Ma tu hai un'idea un po' distorta e negativa di noi ricchi, vero?"
"Mi vuoi dire che non possedete castelli?"
Meredith ridacchia, "Sì, li possediamo, ma non tutti"
"Scommetto che tu ne hai uno, vero?"
Meredith fa segno di no con la testa, "Al contrario, mia madre sta andando in bancarotta, per questo siamo qui"
"E come avresti fatto a pagare un viaggio del genere se stai per diventare povera?" domanda Niccolò con malcelata curiosità ed anche una leggera punta di disprezzo. Lui viene da una famiglia che combatte la fame e la povertà ogni giorno e sentire certi discorsi da parte di chi invece ha soldi a palate lo infastidisce. Anche se questi discorsi li fa una ragazza davvero bella come quella che ha davanti.
"Sono la figlia del capitano. Mia madre sta cercando di riavvicinarsi a lui ed è per questo che siamo qui. Mio padre ha pagato il nostro viaggio" spiega con leggero imbarazzo e gli occhi fuggono ovunque pur di non guardare quelli di Niccolò. Sono tristi.
Niccolò se ne accorge e si sente leggermente in colpa per il tono che aveva usato poco prima. Probabilmente non è colpa di quella ragazza se è nata in una famiglia ricca e d'altronde lei sembra l'unica che parla con lui senza guardarlo dall'alto in basso.
"Comunque, non voglio farti fare tardi e rischiare di farti perdere il lavoro" gli dice lei sbrigativa con un sorriso dolce mentre si alza e si pulisce la gonna.
Niccolò anche si rimette subito in piedi e "Sì e tu dovresti andare a pranzo. Sarà già iniziato da un po'"
"Oh no, ho litigato con mia madre e non ho intenzione di pranzare con lei e mio padre come se fossimo una bella famiglia felice. Mi viene il vomito solo a pensarci" dice lei con una faccia schifata che Niccolò trova buffissima. Infatti scoppia a ridere senza riuscire a contenersi. Meredith lo guarda interrogativa, ma poi scappa una risatina anche a lei, contagiata da quella del ragazzo.
"Scusami, però sei davvero incasinata, lasciatelo dire. Io pensavo che la vostra vita fosse perfetta e invece stai messa quasi peggio di me"
Meredith sorride con una leggera malinconia, "Già, vita perfetta, magari. Sono convinta che tutti abbiamo la propria croce da portare e la mia è la mia condizione sociale. Essere la ragazza ricca, la figlia perfetta che in realtà vorrebbe solo essere normale per un giorno"
Niccolò percepisce la richiesta disperata della ragazza attraverso la sua triste voce e vorrebbe fare qualcosa perché sembra davvero una persona sola. La sua famiglia è sempre stata povera, ma ciò che ha sempre imparato è stata la condivisione e l'altruismo e nonostante non potesse avere vestiti nuovi ogni mese o quel paio di scarpe che vedeva indossate da tutti i ragazzi della sua età, è sempre stato circondato da amore, da una famiglia unita e calorosa, nonostante i problemi che si erano verificati anche per loro. Quella ragazza invece sembra davvero sola, come se nessuno le avesse mai veramente prestato attenzione o le avesse mai dedicato del tempo per ascoltarla.
"Comunque ora vado, sul serio, non voglio farti licenziare il tuo primo giorno" ridacchia Meredith salendo le scale. Niccolò distoglie l'attenzione dai propri pensieri e fa lo stesso anche lui.
"Quindi se non vai a pranzo cosa mangerai?"
Meredith fa spallucce, trovando davvero carino il modo in cui si stesse preoccupando per lei. Aveva capito perfettamente che quel ragazzo aveva un risentimento nei confronti dei ricchi, ma le sembrava davvero una persona dal cuore d'oro.
"Nulla, tanto non ho fame" mente lei con un piccolo sorriso. Niccolò inarca un sopracciglio, "Sono povero, mica scemo. Aspetta un attimo" le sorride con furbizia e poi si avvia verso il carrello con il cibo. Afferra io fornitore con le cosce d'agnello dentro e poi ritorna m Meredith, consegnandogliele.
Meredith è basita. "Non posso accettare, sono per le persone per cui lavori"
"Nemmeno se ne accorgeranno. Quelle in realtà le ho rubate dalla cucina" le dice Niccolò con una risata. Meredith se le rigira tra le mani e poi sorride, "Bene, da che mangiavo servita a tavola da tre camerieri ora mangio del cibo freddo rubato dalla cucina della nave" ride ed anche Niccolò trova davvero buffa la situazione e scoppia a ridere con lei.
"Almeno fai qualcosa di diverso no? E di rischioso visto che mi sembra che la tua vita sia molto noiosa" scherza lui, ma Meredith si rabbuia perché quel ragazzo ha ragione. Da quanto è che non ride per davvero? O che non fa qualcosa di rischioso? Da quando e nata praticamente. Questo ragazzo è riuscito a farla divertire con nulla. Se lo sapesse sua madre andrebbe su tutte le furie!
"Non volevo risultare cattivo, scusa se ti ho offesa, ma-"
"No," lo interrompe Meredith con uno sguardo dolce e malinconico "No, hai perfettamente ragione, purtroppo" lo rassicura e mentre cerca di dire altro, la porta della stanza 13 si apre e l'uomo che aveva spintonato Niccolò quella mattina fuori dalla nave fa capolino.
"Sono tre ore che aspettiamo, datti una mossa e portaci da mangiare!" alza la voce l'uomo fulminandolo con uno sguardo e poi rivolgendo un sorrisino a Meredith, "Abbiamo fame!" torna a dire poi rivoto a Niccolò.
"Arrivo subito!" risponde Niccolò mentre si affretta a prendere il carrello. Guarda di nuovo Meredith che sta infilando la chiave nella toppa della stanza 212. Anche la ragazza lo guarda ancora, tenendo nascosto il contenitore con il cibo che lui le aveva dato.
Niccolò alza gli occhi al cielo e mormora una parola poco carina quando l'uomo lo richiama per l'ennesima volta e Meredith scoppia a ridere davanti alla sua faccia buffa. Niccolò le sorride un'altra volta e "Buon pranzo principessa" le dice scherzosamente, facendole anche un veloce inchino. Meredith lo guarda e alza gli occhi al cielo mentre ride di nuovo prima di vederlo sparire nella stanza 13.
Poi entra nella sua stanza e guarda il contenitore con il cibo che le ha dato Niccolò e nonostante stia pranzando in cabina, da sola, quello è uno dei pranzi più felici di tutta la sua vita, grazie a quel ragazzo.

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