𝑷𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒄𝒓𝒊𝒎𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆

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"𝑵𝒐𝒏 𝒄'è 𝒏𝒆𝒍 𝒑𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍'𝒖𝒐𝒎𝒐 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒊ù 𝒇𝒐𝒓𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒅𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒓𝒊𝒐 𝒅𝒊 𝒇𝒂𝒓 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒂𝒓𝒆 𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒍𝒖𝒊."

𝐷𝑒𝑟𝑒𝑘

È proprio una stupida, mi ha messo in imbarazzo come mai prima in vita mia. Non ci posso credere. L'avevo sottovalutata a quanto pare.
Mi affretto a uscire da scuola, non voglio incontrare nessun ficcanaso.

<<Derek.>> 

Ecco fatto. Sam continua a tallonarmi, è irritato. Me l'aspettavo.

<<Ehi ma che cavolo...Fermati.>> 

Continuo a camminare, non ho intenzione di fermarmi.

<<Derek ma cos'è questa storia, perché non mi hai detto che è lei la tua sorellastra?>> 

Ormai mi ha raggiunto.

<<Non era necessario.>>

<<Si invece. È grave che non parli con me.>> 

com'è melodrammatico.

<<Cos'è più grave, il fatto che io non ti abbia detto che lei è la mia sorellastra, o che la trovi attraente?>> 

Mi giro verso di lui, ma ormai sono arrivato alla macchina. Apro lo sportello e me lo chiudo dietro, lasciandolo lì a fissarmi mentre me ne vado.

Alzo il volume della musica e abbasso il finestrino facendo entrare la brezza primaverile. Sono ancora infuriato. Tutta questa storia è così dannatamente assurda. Sono sempre stato bene come stavo, facendomi gli affari miei, non ho mai voluto avere una nuova famiglia, anche dopo mia madre. Soprattutto dopo mia madre. D'istinto mi porto una mano al petto, dove il tatuaggio di una grossa X troneggia sotto la mia felpa nera, all'altezza del cuore. E poi men che meno di una ragazzina petulante come sorella. Sorellastra ricorda il mio subconscio, quella non ha niente a che vedere con me. Non immaginavo potesse rivelarsi una seccatura così grande, dovrò impegnarmi un po' di più con lei. Il telefono in tasca inizia a vibrare e sul display appare il nome di Sam. Lo ignoro. Mi dispiace trattarlo così, lui non c'entra nulla, ma al momento non sono incline a dare spiegazioni. Faccio il giro dell'isolato più volte, non ho voglia di rientrare, è irritante dovermela ritrovare dentro casa. Ma alla fine mi stufo di guidare e parcheggio. Quando entro lei è già lì, e sta trafficando in cucina. Mi rendo conto che non l'ho ancora mai chiamata per nome da quando ci siamo conosciuti, non ho nemmeno mai pensato al suo nome. Decido di provare adesso, tanto per irritarla un po', proprio come sono irritato io. Mi avvicino lentamente al bancone e quando arrivo li, ci poggio i gomiti, e mi sporgo verso di lei.

<<Casey?>> 

Sussulta e si volta rapida e spaurita.

<<Che cavolo.. mi hai fatto paura. Che vuoi?>> 

Mi fulmina.

<<Mmh come siamo suscettibili.>> 

La prendo in giro.

<<Non eri arrabbiato?>> 

Sposta il panino che stava preparando davanti a me per potermi guardare.

<<Sono arrabbiato.>> 

Puntualizzo.

<<Ma è più divertente in effetti venire qui a stuzzicarti.>> 

Sorrido. Lei non ricambia.

<<Smettila con questa storia.>> 

Inizia a tagliare i pomodori con un po' troppa enfasi.

V.E.N.T.U.R.IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora