Guardo l'ora proiettata sul soffitto e scopro che sono le 4 di mattina.
È da due ore che non faccio altro che girarmi e rigirarmi nel letto, agitata e incapace di prendere sonno.
Provo a calcolare quanto potrei riposare se mi addormentassi in questo preciso istante e la risposta è: 2 ore e mezza.
Inspiro ed espiro lentamente, tentando di calmarmi, ma ho il cuore che batte a mille e i crampi allo stomaco per l'agitazione.
Mi concentro su un punto, aspettando che le palpebre si chiudano, ma ciò non accade e rimango a fissare un peluche che mi osserva, inquietantemente, da una mensola.
Seguo il contorno del resto della stanza, ormai i miei occhi si sono abituati al buio, e riesco a intravedere qualche fotografia, di cui ovviamente non distinguo i volti, e la televisione.
Ho così insistito per averla, da piccola, ma ora che ce l'ho non la utilizzo praticamente mai, preferendo stare al piano di sotto, in sala, con i miei.
Per qualche strano motivo non sono mai riuscita a sentirmi completamente sicura nella mia casa, ho sempre avuto la terribile sensazione che ci fosse qualcuno, nel buio, ad osservarmi, pronto a saltarmi addosso alla minima distrazione. I tre piani con mille stanze e altrettanti angoli bui non aiutano a mitigare la mia immaginazione.
Controllo la porta, come faccio spesso, e vedo le ombre che la piccola abat-jour nel corridoio proietta su di essa. Non ce la faccio proprio a dormire nel buio totale, è la mia unica rassicurazione.
Le mie osservazioni non hanno fatto altro che acuire la mia agitazione, passa un'altra mezz'ora e capisco che dovrò rinunciare definitivamente alla possibilità di dormire.
Lascio che i pensieri che mi attanagliano lo stomaco fluiscano, forse riuscirò a liberarmene soltanto lasciandoli uscire.
Un nuovo anno sta per cominciare, ricco di cambiamenti, e io non sono minimamente pronta. Dover affrontare tutto dall'inizio, come al primo anno, mi terrorizza; conoscere i nuovi compagni, nuovi professori, dovermi abituare a una classe che non è la mia, senza la mia migliore amica... non riesco a immaginare uno scenario peggiore.
Vorrei scappare più velocemente possibile da tutto questo e rifugiarmi in qualche posto isolato, dove nessuno possa trovarmi; questo, però, non risolverebbe i miei problemi. Prima o poi sarei comunque costretta a tornare e ad affrontare questa maledetta scuola.
Per un momento, mi balena l'idea di rimanere a letto al sicuro, solo per oggi, ma probabilmente attirerei ancora di più l'attenzione su di me se mi presentassi il secondo giorno di scuola invece che il primo.
Guardo nuovamente l'ora e noto con irritazione che ormai sono le 5 e mezza, e mi è rimasto pochissimo tempo per riposare.
Continuo a perdermi nei miei pensieri fino a quando, non so come, riesco ad appisolarmi.
Le immagini che mi scorrono davanti agli occhi sono indistinte, inafferrabili.
«Serena! È ora di alzarsi.»
Apro gli occhi, con il cuore in gola, l'ultimo barlume di sogno ancora impresso sulla retina.
Con riluttanza, spingo via il piumone e metto i piedi a terra. Una volta, ho letto da qualche parte che iniziare con il piede sinistro al mattino porti fortuna.
Dubito ci sia del vero in questa affermazione, ma da quando l'ho letta non riesco a evitare di farlo.
Scendo per la colazione con gli occhi semi chiusi e mia madre mi accoglie con un cordiale «Buongiorno.»
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If
Teen FictionLa vita di Serena ha appena subito un grosso cambiamento: è stata bocciata. Per la prima volta nella sua vita non è riuscita a cavarsela e adesso si trova da sola, senza la sua amica del cuore, in una classe di sconosciuti. L'unico suo obiettivo è q...