Il P.O.V di Paul McCartney.Mi avviai al Strawberry Fields, dove sarei potuto stare da solo e riflettere su cosa successe prima.
L'ultima scena che vissi a casa di John pochi minuti prima continuava a ripetersi dentro la mia mente.
Continuavo ad immaginarmi le labbra del mio migliore amico scontrarsi contro le mie.
Quelle soffici labbra che potevano farti scoprire un mondo nuovo.
Un mondo pieno di soddisfazioni e piacere.
Mi morsi il labbro inferiore mentre continuavo a camminare per la strada deserta che mi conduceva al Strawberry Fields.
Appena arrivai alla mia destinazione decisi di salire lungo una collina con cui spesso passavo i giorni con John.
Mi sdraiai sull'erba fresca e osservai le costellazioni e le stelle.
Chiusi gli occhi e mi immedesimai in John, provando il dolore che gli avevo provocato.
Il mio cuore continuava a spezzarsi sempre di più d'in volta in volta che una scena diversa di John sofferente appariva nella mia mente.
«Cosa diavolo ho fatto»
Chiesi in un sussurro tra me e me mentre appoggiavo le mani sul mio viso e lo stringevo con le mie unghie.
Cosa avrebbe pensato ora?
È forse finita la nostra amicizia?
Mi avrebbe perdonato o mi avrebbe rimpiazzato con qualcuno che avrebbe considerato migliore?
Non volevo ferirlo.
Non volevo scappare e lasciarlo solo.
Ma ho comunque fatto tutto ciò.
«Sei stupido McCartney!»
Sussurravo ripetutamente, stringendo i miei denti.
Passarono un paio di minuti e io, ormai annoiato e stanco, mi alzai da terra e mi misi in marcia per ritornare a casa.
(il giorno dopo)
John non riuscí a dormire per tutta la notte, i pensieri della sera prima lo continuavano a tormentare sempre di più.
Forse non avrebbe dovuto lasciarsi andare e baciarlo.
Forse non doveva lasciarlo venire a casa sua.
Le lacrime continuavano a scendere e bagnare il cuscino del ragazzo.
L'orologio iniziando a suonare, distrasse John dai suoi pensieri e lo obbligó a spegnere l'oggetto tremendo che provocava quel suono fastidioso.
Allungò la mano verso l'orologio e lo spense.
Si alzó dal letto e si vestí velocemente, prese il suo zaino, lo mise in spalla e uscí di casa, salutando sua zia Mimi.
«A dopo Mimi!»
«Gli occhiali John!»
Mimi ripeteva a John ogni mattina di indossare gli occhiali, aspettandosi che quest'ultimo obbedisca a ciò che diceva.
John se li mise e appena si allontó da casa, li tolse, infilandoli nella tasca dei jeans.
Camminó per le strade che pian piano iniziavano ad affollarsi di macchine e autobus.
Finalmente arrivó a scuola ma un ragazzo più basso di lui ci si avvicinò, iniziandogli a parlare.
«Hey, sei il combina guai vero?»
Chiese il ragazzo e quest'ultimo allungò la mano, sorridendo.
«Sono John Winston Lennon. Tu invece sei?»
Il ragazzo dai capelli marroni chiese, stringendo la mano dell'altro e guardandolo con una faccia da duro.
«Mi chiamo Stuart, Stuart Sutcliffe, piacere»
John fu affascinato dal ragazzo che si era presentato.
Dall'apparenza sembrava abbastanza carino, intelligente e aveva un'aria troppo innocente.
Rimasero tutti e due in silenzio, studiandosi a vicenda per alcuni istanti.
Uno dei due ragazzi interruppe il silenzio.
«Vuoi pranzare con me oggi?»
Chiese Stuart, guardando John negli occhi.
Il ragazzo più alto di dimenticó immediatamente di Paul e annuí, accettando la proposta.
«Oh- uh- certo- sì certo»
«Bene, a dopo John!»
«a dopo!»
(All'ora di pranzo)
Paul camminó dentro la mensa e cercó John in giro per la stanza.
Lo trovó seduto ad un tavolo con...
«Chi è quello?»
Si domandó sottovoce, vedendo un ragazzo per niente familiare seduto di fronte a John.
Aveva le dita incrociate e gli occhi che lo osservavano, prestando attenzione a non lasciarsi perdere alcun minimo dettaglio del più grande.
John invece, continuava a parlare e ridere assieme all'altro ragazzo, non accorgendosi di Paul.
«si diverte, eh?»
Paul si chiese tra sé e sé.
«Vedi Paul? Ha già trovato qualcun'altro. Qualcuno più utile e carino di te»
Una voce gli disse in un sussurro da dietro.
Il ragazzo dai capelli neri si voltó dietro ma non vide niente.
«Ma che diavolo?-»
Si voltò verso i ragazzi che stava osservando e a sua sorpresa li vide più vicini.
Erano troppo vicini.
Paul si sentiva in modo strano.
Si sentiva... Geloso.
Geloso che qualcuno che John considerava migliore di lui potesse diventare il migliore amico di John, rimpiazzando Paul.
Il ragazzo dai capelli neri non li poteva osservare più.
Rimase deluso da John.
Davvero lo avrebbe abbandonato? E poi con uno sfigato come- come quello là.
Le lacrime si formarono negli occhi di Paul e quest'ultimo corse immediatamente verso la porta d'uscita della scuola.
Uscí fuori dall'edificio di nascosto e corse dal cancello.
Provó ad aprire la porta ma non ci riuscí, decise di scavalcare il cancello e appena fu fuori dalla scuola, camminó in un boschetto che si trovava vicino ad essa.
Si buttó per terra e osservó il cielo, sospirando.
Lacrime iniziarono a scendere giù per le guance di Paul.
«Shh Paul, troverai qualcuno migliore»
Una mano gli si appoggió sulla spalla e la stessa voce gli sussurró all'orecchio.
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𝓤𝓷𝓮𝔁𝓹𝓮𝓬𝓽𝓮𝓭 𝓒𝓸𝓶𝓹𝓪𝓷𝓎
أدب الهواةJames Paul McCartney, un ragazzo di quindici anni appena compiuti, conoscerà una persona che gli fará cambiare vita. Entrambi diventeranno buoni amici, ma le cose presto peggioreranno giorno dopo giorno, provocando problemi ai due ragazzi. Attenzion...