Quell'amore mi attaglianava
Mi uccideva
Mi logorava dall'interno come uno spietato predatore.
Oramai intrappolata in quelle fauci, sanguinavo, un sorriso masochista sulla bocca mi avvertiva che giocare con il fuoco mi avrebbe bruciata, mi avrebbe creato gravi ustioni al cuore che non avrei semplicemente guarito con una svolazzante mano incurante.
E quindi conscia di quella sofferenza io nella mia trappola mortale ci rimanevo, la sofferenza che provavo nel non poterlo amare, nel non poter gridare al mondo quanto egli si fosse iniettato nelle mie vene, era diventato veleno per me, uno spietato assassino che lentamente agiva sulla mia mente, sul mio corpo oramai stanco di combattere una guerra che vedeva due fronti: la ragione e il sentimento.
L'una nemica dell'altro.
La testa mi urlava che era sbagliato, il cuore si beffeggiava di lei battendo per lui.
Battendo per un amore impossibile.
Nel mio abisso fatto di incertezze, la sicurezza di provare per lui un qualcosa di innacettabile anche per la mia anima, alzava fiera la spada del sentimento.
Sorrideva sornione dinanzi l'odore del mio dolore e mi ricordava che una via d'uscita esisteva anche per me.
Ma io non volevo.
Contro ogni ragione, contro ogni moralismo, contro le leggi del mondo e perfino contro la mia razionalità io lo amavo
E questo niente poteva mutarlo.
Destinata a patire un amore che non mi apparteneva, destinata a vivere sotto una maschera di falsità, io avrei continuato ad amarlo, fino al momento in cui il mio cuore avrebbe retto tale peso.
Forse solo allora avrei potuto essere libera dalle catene di questo sentimento e così vivere bene.
Ma questo non era il momento, questo non era il giorno.
Contro ogni ragione e contro ogni moralismo io lo amavo e niente poteva cambiare tale destino.