capitolo ventidue

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Tancredi

Dicono che la felicità non esiste.
Dicono che la felicità sia composta di piccoli attimi.
Attimi che durano poco, ma a te sembrano durare tanto.
La felicità non è eterna.
I soldi non fanno la felicità.
Tutto ruota attorno ad essa.
Tutti vogliamo essere felici.
La maggior parte delle persone si accontentano di una vita per così dire “normale”, senza per forza rincorrere questa maledetta felicità. La serenità per loro è la miglior cosa.
L’equilibrio a parer mio è la cosa migliore con cui si può convivere, nella vita come esattamente nell’amore. Infatti se ci si sofferma un attimo a pensare ad una relazione con un’altra persona, che sia il partner o un amico, bisogna cercare in tutti i modi di andare d’accordo ed accettare pregi e difetti dell’altra persona, in questo modo si crea una sorta di equilibrio.
Per alcuni la felicità consiste nella ricchezza, per altri nella fortuna, altri ancora credono felici chi è sano, chi non ha dolori, contrasti, problemi e avversità. Sono considerati felici gli individui forti, padroni di sé e dotati di un proprio carattere. Io credo felice chi non si fa affossare dalla materialità, chi si diverte con poco ma soprattutto chi è sereno nell'animo. Per dire dove sta la felicità dobbiamo ritornare alla filosofia antica che insegnava che la felicità è dentro di noi, non fuori.
La maggior parte delle persone soffre di un generale malcontento, dovuto all'intima convinzione che, per essere felici, occorre anzitutto essere liberi di fare quello che si desidera, che occorre possedere molte ricchezze e che si debba essere amati.
Un ostacolo molto grave alla felicità e la fatica fisica, che l'uomo deve compiere per poter sopravvivere, e quella nervosa che deve sopportare per vincere l'ansia. Anche l'invidia toglie la felicità agli uomini inducendo desideri di rivincita e di confronto.
Così per non rimanere isolati in un ambiente ostile, si accetta la condizione di imitare gli altri pur sapendo che questa non è il carattere naturale. Ciò è fonte di dolore e di rinuncia alla conquista della libertà dello spirito. La felicità vera è rara, e spesso consiste più in una condizione interiore che nel possesso di beni materiali.
Lo scopo della vita è essere felici e la società del benessere ci fa credere che si avrà la felicità se si avranno appagati i sensi. E' facile cedere alla seduzione delle ricchezze o del potere, perché essi offrono il miraggio della felicità; ma come può essere felice chi bada unicamente ad accumulare "roba" placando i sensi e non lo spirito?
Pensiamo che essa si trovi dietro a grandi cose.
Ma per l'appunto io non credo.
Credo che essa si trovi nelle piccole cose, nei piccoli gesti.
In un fiore raccolto a sei anni per poterlo regalare alla fidanzatina o alla mamma.
Una pedalata riuscita senza rotelle dopo una caduta, dove ti sei sbucciato il ginocchio.
Una storiella della buonanotte.
In una promessa dei nonni.
In una sorpresa delle patatine o dell'ovetto.
In un giocattolo.
Nelle scarpe che si illuminano.
In un voto.
In un cellulare.
Nella prima paghetta.
Nel cibo preferito.
In un libro.
In un quadro.
In un abbraccio.
In un bacio.
In una persona.
Credo che siano questi piccoli attimi che si possa considerare la felicità.
È così piccola, ma porta grandi valori.
Ci rende quei momenti unici, pieni di magia.
La felicità è, forse, la più bella emozione che si possa provare.
Soprattutto quando può essere nelle persone a cui tieni.
In sostanza per me la felicità è quando doni, ami e capisci incosciamente, ma ovviamente non esiste una buona definizione da dare a questa emozione.

Ed ora eccomi qui.
Ad essere per la prima volta, non solo fiero di me stesso, ma anche felice.
Nonostante la mia ansia che mi ha portato a rimanere sveglio per l'intera notte, adesso sono qui.
Alla prima del mio primissimo film.
Su una poltrona riservata a me, mentre al mio fianco ho le persone che mi hanno accompagnato durante questa avventura e dietro sono presenti i miei fratelli per caso.
È tutto così nuovo.
Ricordo il primo provino.
Avevo paura di sbagliare, di non essere all'altezza, però mi sbagliavo.
Mi presero e iniziai la mia vita sul set.
Giorni di riprese.
Giorni nel provare a sentirmi un'altra persona.
Ma in fondo, Tito una parte di Tancredi ce l'ha.
Tito può essere all'apparenza diverso da me.
Due poli opposti, ma se si analizzano sono simili.
Tito è il mio primo personaggio.
Il primo che mi ha aiutato a capire molto dalla vita.
Eppure mi chiedo come sia possibile che recitare un personaggio che non sei tu, ti sproni e ti insegni molto.
Forse è proprio questo il bello del fare l'attore: impari ogni giorno dai tuoi vari personaggi, chi si assomiglia a te e chi è completamente diverso.
Tito è il mio inizio e a lui devo tutto.

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Questo capitolo è un pò breve, ma ho preferito così.
So che avrei dovuto aggiornare ieri sera, ma ero molto stanca e me ne sono dimenticata.
Scusatemi.

Cosa è per voi la felicità?

Contre les portes de la nuit // sightancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora