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Nel momento in cui non riuscì ad evitare l'ennesimo starnuto della mattina, Jieun si ritrovò a pensare che forse l'idea di lasciare il Black Ink per aggirarsi tra le vie della città alle prime luci dell'alba dopo un'intera nottata di pioggia e vento non era stata una delle sue idee migliori. Si soffiò il naso esasperata, non riuscendo nemmeno a trattenere una piccola smorfia di dolore causata proprio dallo sfregamento di quell'irritante fazzoletto di carta contro la punta delle sue narici umide e ormai definitivamente arrossate, così come le sue guance e il perimetro delle sue labbra. Quel tremendo raffreddore si era presto impossessato della sua testa e del suo naso, costringendola così a rifugiarsi nel primo bar aperto che era riuscita a trovare lungo la strada dove Jieun aveva ordinato una tisana bollente, certa che sarebbe bastata quella a curare tutti i suoi mali e a calmare la tempesta di pensieri e di sensazioni che, dalla sera precedente, non l'avevano più abbandonata.

C'era un enorme ed incommensurabile senso di colpa a pesare sul suo petto come un macigno. E nelle poche ore che avevano preceduto l'alba, questa sensazione si era presto trasformata in un fardello impossibile da sostenere e ancora più difficile da sopportare. Non solo si sentiva una vera stupida per le condizioni pietose in cui si era presentata al Black Ink la sera precedente ma, ogni volta che si trovava a socchiudere gli occhi per cercare di scacciare dalla propria mente le immagini di ciò che poi era successo all'interno di quelle quattro mura, queste le si ripresentavano davanti agli occhi senza che lei potesse fare nulla per respingerle. E quando aveva provato anche solo a pensare che potesse essersi trattato solo di un'allucinazione veniva colpita da un senso di vuoto e di stordimento come mai prima d'ora. Si sentiva maledettamente in colpa per Taehyung, che aveva cercato di raggiungere per tutta la sera non credendo realmente possibile che fosse davvero andato a controllare la situazione alla riapertura del Black Ink. Per non parlare di Jungkook, che non solo l'aveva accolta per l'ennesima volta in quella che - a conti fatti - era casa sua, ma prima di baciarla aveva deciso di metterla al corrente del fatto che fosse ancora innamorato di lei. E Jieun, che avrebbe solo voluto imputare la sua risposta a quel bacio ad un momento di lucida follia, si era ritrovata in quel piccolo bar  a maledire se stessa perchè non poteva fare a meno al sapore dolce di quelle labbra morbide sulle sue.  E malgrado una parte di lei avrebbe voluto rinnegarle con forza, le sensazioni che aveva provato e che l'avevano completamente travolta erano riuscite a farla sentire bene come lei stessa non ricordava di stare da mesi ormai.

Si portò quindi entrambe le mani sulla fronte prima di chiudere gli occhi per auto-convincersi che sarebbe stato molto meglio lasciarsi tutto quanto era accaduto solo poche ore prima alle spalle, per cercare di non alimentare ulteriormente quella piccola fiamma che Jieun era realmente intenzionata a spegnere prima di scottarsi.
In quel momento però, i suoi occhi si posarono proprio sull'anulare della sua mano sinistra, poco prima appoggiata contro le sue labbra: su quel dito rimaneva ancora ferma la promessa di un futuro roseo e brillante insieme a Taehyung, che le aveva regalato quell'anello luccicante e costoso proprio giurandole amore eterno.

Ma era davvero ciò che desiderava? E sarebbe stato ancora ciò che Taehyung avrebbe voluto dopo che lei gli avrebbe confessato ciò che era successo con Jungkook?

Persa in questi pensieri, la tazza di bianca ceramica ancora semi-piena di tisana ormai fredda sul tavolo, a Jieun servì ben più di qualche secondo per capire che era davvero il suo telefono l'oggetto non identificato a vibrare rumorosamente all'interno della giacca del suo inseparabile cappotto grigio. Lo estrasse dalla tasca con fare quasi annoiato, come se avesse realmente preferito rimanere a crogiolarsi nella durezza dei suoi stessi pensieri ancora per un pò. Ma fu costretta a rinsavire e ricredersi quando, sullo schermo del suo telefono illuminato, non comparve il nome di Park Jimin.

— Pronto? —

— Jieun? Oh grazie a dio hai risposto, — le urlò un trafelato Jimin dall'altro capo del telefono, — Sei in ufficio? — chiese poi con fare frettoloso.

BLACK INK [BTS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora