Capitolo 20

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Amy

Vivo a San Diego ormai da sette anni e non ho mai avuto l'opportunità di visitarla tutta ma oggi, il ragazzo al mio fianco ha deciso di farmi una piccola sorpresa.
«Benvenuta a Little Italy!» apre le braccia come il miglior attore di cabaret mentre io fisso la scritta blu "Little Italy".
«Wow... ne avevo sentito parlare ma...»
«Ma non ci eri mai venuta perché prima non avevi un ragazzo fantastico, bellissimo, stupendo, come me».
Viva la modestia!
Scoppio a ridere e stringo la mano nella sua, un gesto che ormai è diventato naturale.
«Ok, fammi da Cicerone. Devo essere sincera, prima di sentirne parlare pensavo che la piccola Italia esistesse solo a New York».
«Questa è molto meglio di quella di New York!» si vanta.
Attraversiamo la grande scritta e finalmente ci ritroviamo all'interno del quartiere.
«La nostra Little Italy nacque come quartiere di pescatori che si trasferirono sulla costa della California nel 1849. I pescatori erano gente di una piccola frazione di Genova e nel loro paese di origine c'era un cantiere navale che costruiva grosse navi, per questo motivo, una volta trasferitisi a San Diego cominciarono a costruire barche soprattutto per la pesca del tonno». Daniel sembra davvero preso dal suo racconto, mi piace ascoltarlo, conosce così tante cose che a volte accanto a lui mi sento una stupida.
«Quella che stai osservando è la Chiesa di Nostra Signora del Rosario, fu costruita, se non erro, intorno al 1923, 1925. Non è sempre stato tutto così».
«In che senso?»
«Negli anni settanta Little Italy venne distrutta quasi totalmente perché ci fu la costruzione dell'autostrada principale: l'interstate 5, però per fortuna negli anni novanta ci fu una rinascita e da quel momento Little Italy è una delle zone più frequentate qui».
Passiamo davanti ai negozi e io resto ammaliata dalle vetrine e dall'odore di caffè che esce dai bar. Sembra tutto così bello e buonissimo.
«Uh, qualcuno ha fame». Daniel si blocca e inizia a guardarsi intorno. «Mi andrebbe proprio un bel piatto di spaghetti».
Scegliamo un ristorante davvero carino, con dei tavoli tutti rosa e blu. L'odore della cucina italiana si diffonde nelle nostre narici facendo lamentare i nostri stomaci vuoti.
«Senti...» comincia con un tono serio. «Devo chiederti una cosa».
Incrocia le mani e le porta sotto il mento mentre il cameriere ci serve due bruschette con dei pomodorini tagliati perfettamente a cubetti, gentilmente offerti dalla casa.
«Devo preoccuparmi?» intanto afferro la bruschetta e ne mangio un po'. L'olio mi cola sul mento ma è una sensazione bellissima.
«Ehm... vedi...» alza gli occhi al cielo scocciato «mia sorella Amelì, quella spina nel fianco assurda, insopportabilmente dolorosa» per poco non sputo tutti i pomodori e lui mi passa un tovagliolo con nonchalance «vuole che tu organizzi il catering per il battesimo della bambina».
Poso quella squisitezza nel piatto e mi pulisco con una lentezza mai provata prima.
Sua sorella vuole che io organizzi il suo catering e questo significa solo una cosa:
«Daniel, la tua famiglia sa di noi?»
«No» risponde velocemente «sanno che sei mia amica ma credo non se la siano bevuta».
Annuisco silenziosa, non sapendo cosa dire.
«Sei libera di rifiutare. Potremmo dire che sei molto impegnata» con un gesto della mano liquida la questione e riprende a mangiare tranquillo.
«Potremmo ma non voglio dire di no».
Già, ma non mi va neanche di ammettere che quei soldi mi servono perché potrei davvero vincere lo stage per la Francia e l'Italia, quindi avere qualcosa da parte potrebbe tornarmi utile.
«Sei sicura?»
«Sicurissima, tranquillo» bevo un sorso d'acqua ma la realtà è che sono agitata, devo parlargli di una cosa importante e non so se me la sento, in più non so come la prenderebbe. Magari, potrei parlargliene a gradi, si, annuisco fiera dentro di me. A gradi, come si fa con i bambini è la giusta soluzione.
«Amy, tutto ok?»
Poso il bicchiere sul tavolo e gli sorrido «Si, sono solo un po' preoccupata» inizio.
Lui si sporge verso di me e mi stringe la mano «Per cosa?»
«Ecco... vedi...» oh Dio, non ce la faccio. Come posso parlargli di questo e omettere altro?
«Amy mi stai facendo preoccupare».
Lo fisso dritto negli occhi neri che sembrano davvero volermi leggere dentro ma senza risultato. «Ok, ecco... questo fine settimana si terrà una prova alla scuola di cucina. Ci saranno pasticceri importanti e gente illustre...»
«Davvero? Sembra interessante», sinceramente sorpreso e più rilassato, beve un sorso di vino rosso senza lasciarmi mai la mano.
«Si... lo è. È un'occasione per farci conoscere almeno un pochino e beh... i dolci più votati potranno passare ad un livello, un livello... diciamo... più alto».
Si, il livello. Ma che sto dicendo?
«Piccola» avvicina la sua sedia alla mia «sono sicuro che andrà benissimo e che sarai bravissima». Mi stampa un bacio sulla guancia e quando sto per parlare della Francia e dell'Italia il cameriere ci interrompe servendoci due piatti di spaghetti che sembrano urlare "mangiami subito" e così decido di rimandare, che sarà mai?

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