Quella sedia è troppo alta per lui, ha paura di cadere. Salta. Con la naturale innocenza di un bambino di sei anni Andrea dondola le gambe avanti e indietro mentre cerca sporadicamente di allungare la pianta dei piedi e toccare il pavimento. Gli sembra impossibile. Gli da la stessa strana sensazione di impotenza che prova quando alle quattro del pomeriggio allunga il braccio verso la dispensa cercando di prendere i suoi biscotti preferiti per fare merenda e puntualmente non ci riesce. Non che un bambino possa realmente comprendere quella sensazione, ma è comunque frustrante.
Si accorge del ticchettio dell'orologio e gira la testa verso questo. Si sente intelligente: non molti alla sua età riescono a decifrare il significato di quello strano strumento, pensa che nemmeno gli adulti riescano veramente a farlo, forse si sta dando troppe arie ma almeno lui è riuscito a leggerlo. La lancetta più piccola segna le ore e quella più lunga i minuti. Ha persino imparato a contare fino a dieci, non crede che quattro cifre in più siano un problema. Ed è per questo che riesce a capire che alla lezione di matematica mancano solamente cinque minuti e che deve sbrigarsi a prendere il quaderno e copiare i compiti che ha dimenticato di fare a casa. Non lo ammetterà mai ma ha paura della punizione che gli potrebbe dare la mamma se lo venisse a scoprire.
È impaziente, irrequieto sulla sua sedia verde, un terremoto, lo hanno sempre definito così. Il fatto è che lui si annoia, si stanca subito di ogni cosa che fino a poco prima aveva catturato la sua attenzione, non riesce a stare fermo, vuole scoprire, vedere, capire. L'oggetto del suo interesse al momento è una strana scritta segnata coi gessetti tutti colorati sulla lavagna. È strano, pensa, la maestra ne aveva sempre proibito l'utilizzo, diceva che erano difficili da cancellare e che quindi era gravemente sconsigliato adoperarli, non ricorda nemmeno quante note avesse scritte sul diario di Batman a causa di quei 'cosi' cilindrici e della sua curiosità.
Capisce di star vivendo una giornata strana quando invece di vedere la maestra alle prese col cancellino, polvere bianca e l'abaco, la vede bisbigliare all'orecchio di una collega e sorridere sorpresa verso di loro."Non credi sia troppo presto per loro? Hanno solo sei anni, non riusciranno a capire nemmeno la metà di quello che sentiranno."
"Non importa, non li serve sapere tutto nei dettagli, li basta sapere dell'esistenza di questa realtà e di come comportarsi nei confronti di chi la vive. Sono ingenui ma non stupidi. Magari questa lezione toccherà nello specifico anche qualcuno di loro." Guarda velocemente la classe.
"Non credo, sono troppo piccoli ma è vero, i bambini di oggi sono estremamente precoci. Spero solo di non avere problemi con i genitori." Sospira.
È questo quello che Andrea percepisce, c'è un brusio di sottofondo fastidioso che lo disturba, vorrebbe alzarsi e gridare a tutti i suoi compagni di stare zitti perché non riesce a sentire ma proprio mentre sta per farlo viene interrotto dalla voce dell'anziana signora dai capelli grigi che insegna loro matematica.
"Buongiorno bambini, come state? Avete fatto i compiti per oggi?" Sorride.
Accipicchia, pensa, non ha fatto in tempo perché era distratto. Cerca di abbassarsi sulla sedia e di rimanerci appiccicato, di nascondersi quasi sotto il banco. Per evitare la punizione. Non dice niente, magari non li corregge neanche, spera.
La maestra si accorge del suo movimento e con sguardo fintamente severo lo adocchia e gli fa capire che LEI SA. I maestri sanno sempre tutto, non è giusto. Ma non succede niente, gli sorride scuotendo la testa.
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Solo dell'inchiostro su un quaderno coi margini
Fanfiction'Andrea sorride e si limita a prendere il suo quaderno a quadretti coi margini e la penna blu, non si sa mai, è meglio prendere appunti, pensa.'