Capitolo 59

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Guardo il piccolo arcobaleno tatuato sul dito medio della mano destra. Pur essendo piccolo, questo coso ha fatto un male cane.
Il dito è leggermente rosso e a volte sembra quasi pulsare, ma in fin dei conti è normale.

Guardo lo specchio sopra di me e controllo quando manca a finire il secondo, ma la mano del ragazzo copre tutto la parte interessata.

"Sai dirmi tra quanto avremo finito Andres?"

"Porta pazienza Jyl, ormai manca poco"
Facile parlare, non è lui quello steso che soffre.

Prende dal tavolino accanto a sè un piccolo fazzolettino imbevuto e lo passa delicatamente sulla pelle ora arrossata.
Qualcuno bussa alla porta. Felicia e tutta la sua esuberanza entrano nella stanza, avvicinandosi al lettino.

"Jyllian, quanto tempo che non ci vediamo"
Si abbassa verso di me lasciandomi un bacio sulla guancia, obbligando il suo collega a fermarsi per non sbagliare.

"Quale folle idea ti ha condotto qui?"

"Niente di folle questa volta, tranquilla"
Le mostro il dito medio.
Non vedevo l'ora di fare questo: fare il dito medio a qualcuno, giustificandomi poi col dire che è per mostrare il tatuaggio.
Sono infantile, lo so.

Lei sorride guardando il piccolo arcobaleno. In realtà non è semplice come sembra, ho voluto che fosse disegnato come se stesse colando da un pennello da pittura, tant'è che accanto vi è anche una tanica di vernice.

"Qui invece cosa stai facendo?"
Si sporge sulla testa di Andres e ammira la sua ultima creazione.

"E' davvero bello Jyllian. E' la Primavera di Botticelli?"

Annuisco piano con la testa, trattenendo una smorfia di fastidio quando arriva con l'ago in un punto doloroso.
In questo momento sto odiando Botticelli. Spero che lui stia soffrendo insieme a me.

"E' la ninfa. Ricordi il blocco schermo del mio cellulare che ti ho mostrato l'ultima volta?"

Le sue sopracciglia si incurvano mentre sposta lo sguardo in alto, per riflettere. Poi batte le mani e mi sorride.
"Certo, come dimenticarlo. Quindi alla fine hai deciso davvero di tatuartelo?"

Annuisco con la testa.
"Sta uscendo bene?"
Le chiedo. Andres alza la testa dal mio corpo e arriccia le labbra.
"La tua domanda mi offende ragazza. Osi dubitare del mio talento?"

"Assolutamente no"
Ridacchio. Poche persone sono più permalose di me, ma Andres mi batte alla grande.

"Come stanno i tuoi nonni Jyl?"
Mi domanda Felicia, spostandomi una ciocca di capelli dalla guancia.

"Benissimo ora che ci sono"
Rido, alzando le sopracciglia. Un sorrisino divertito sbuca sulle labbra di entrambi.

"Ora studi a New York, giusto?"

"Si"

"Non avrai trovato uno studio migliore del nostro, lì, spero"
Mi fa l'occhiolino lei.

"Assolutamente no, voi siete i migliori"

Lecchina
Cosa vuoi che ti dica, spero che mi facciano uno sconto così facendo...

"Che facoltà?"
Mi domanda il ragazzo

"Psichiatria"

"Perfetto, allora puoi prescrivere tu a Felicia gli psicofarmaci"
Ridacchia lui.
Solita battutina squallida e scontata che ogni studente di psichiatria è costretto a sorbirsi.
Fingo una risata.

Qualcuno bussa alla porta.

"C'è qualcun'altro in sala d'attesa?"
Parla Andres senza alzare lo sguardo dal mio corpo.

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora