1.
"Sei sicura che sia questa la ricetta?"
Leo le ronzò intorno interessato.
"Sicurissima" replicò la ragazza, tagliando il limone e l'arancia a fettine. Quella sera, Maggie aveva deciso di provare a cucinare la sangria che poi avrebbe preparato alla laurea di Jo.
Lanciò uno sguardo al francese e anche una pesca, che lo colpì dritto sulla spalla.
"Invece che girarmi intorno come una mosca, aiutami" ridacchiò della sua espressione confusa e lo aiutò a legarsi il grembiule. Gli stava stretto, ma d'altronde non era mai stato Leo ad aiutarla in cucina.
Milo aveva telefonato un altro paio di volte, e Leo era sembrato preoccupato dai racconti dell'amico. Non ne avevano parlato, sapevano che avrebbero discusso su quel soggiorno a Londra e soprattutto non era il caso di discuterne proprio in quei giorni di Maggio. Jo aveva i nervi a fior di pelle; preparava l'esame di Lirica con tale precisione che ne sembrava ossessionato.
Quella sera, nonostante fossero le nove passate, non era ancora rientrato dalla biblioteca. Per questo Maggie stava cucinando la sangria: aveva deciso di prepararla prima del giorno della laurea, cosicché la sorpresa venisse perfetta.
Leo tagliò a dadini pesca e mela. Poi si accese una sigaretta.
"Devo uscire tra dieci minuti, posso aiutarti in altro?"
"Sì, prendi il rum che non ci arrivo" lei indicò lo scomparto più alto della credenza.
"Lavori anche stasera?" gli domandò poi, un po' intristita.
"Come ogni mercoledì."
Maggie sbuffò.
"Quindi berrò la mia deliziosa sangria da sola?"
Leo si strinse nelle spalle ed espirò il fumo.
"Se ti sbrighi l'assaggio anche io"
"Se solo ci fosse Milo..."
"Chi è il tuo migliore amico, tra noi?"
La ragazza lo fissò accigliata.
"Che domande fai?"
"Non lo so, me lo sono sempre chiesto."
"Se mi scrivi una canzone, sei il mio migliore amico senza concorrenti!"
Ridacchiarono entrambi e Leo la avvolse in un caloroso abbraccio. "Non sei Suzanne" le sussurrò poi, scoccandole un bacio sulla guancia. Lei arricciò il naso.
"Suzanne non ti prepara la sangria artigianale!" lo rincorse con la voce mentre il ragazzo s'infilava il giacchetto di camoscio.
"Mica la prepari per me, la prepari per Jo!"
"Ma la berrai anche tu!"
Maggie versò velocemente il vino nella caraffa, il rum, lo zucchero, la cannella e mescolò per bene. Poi vi aggiunse la frutta e mise un po' della sangria appena pronta nel bicchiere. Corse verso l'ingresso e strattonò Leo per la mano, bloccandolo.
Gli porse il bicchiere e lui la sorseggiò d'un fiato.
"Buona!" Leo si leccò le labbra "Dovrai insegnare la ricetta a Suzanne!"
"Non rivelo i miei segreti ai concorrenti" Maggie gli diede un buffetto sulla guancia e lo osservò scendere per le scale con la chitarra in spalla. Scelse di non dirgli che, sotto il giacchetto, indossava ancora il grembiule da cucina celeste.
Si gettò sul divano e si accese anche lei una sigaretta. Allungò il braccio per accendere lo stereo e, a tutto volume, partì la cassetta di Bryan Adams, Waking up the Neighbours.
Maggie odiava la solitudine. Si alzò dal divano, gironzolò per il salotto e si fermò a osservare il dipinto di Milo sulla parete, quello che ritraeva astrattamente Jacqueline.
Lo studiò a lungo con la sigaretta tra le labbra e un bicchiere della sua sangria nella mano.
Poi imbracciò una stecca da biliardo e iniziò una partita contro sé stessa; lesse qualche pagina di un libro di Milo ma si annoiò; osservò tutte le polaroid che imbrattavano una parete e infine sedette al pianoforte.
Maggie annaffiava ognuna di queste brevi distrazioni con un bicchiere di sangria: adorava la sangria. Era venuta proprio bene e si sentiva soddisfatta e presto anche molto brilla.Jo scalciò come sempre alla porta per riuscire a farsi sentire. Dovette farlo a lungo prima che Maggie gli aprisse, indossando un vestito davvero troppo leggero per il maggio inglese: Jo la fissò con gli occhi interdetti.
"Ciao!" stridette lei. Aveva le guance rosse come il suo abito.
"Che diavolo combini?" il ragazzo entrò in casa e fu accolto dal volume esagerato della musica e da una fitta cortina di fumo.
"Do una festa"
"E chi è invitato?" lui scrutò il salotto vuoto.
"Io, me e me stessa. E anche tu, ora. Ho preparato della sangria!" Maggie saltellò scalza fino alla caraffa e fece per versarne un po' in un bicchiere, scoprendola vuota. Allora scoppiò in una fragorosa risata.
"Ti giuro che c'era!" si giustificò con lo spagnolo, stupito e con le mani sui fianchi "Però è rimasta una fetta di arancia: la vuoi?"
Jo accettò la fetta dell'agrume e si poggiò al tavolo da biliardo.
"Dov'è Leo?"
"In uno dei suoi locali a suonare"
"Ti sei ubriacata da sola?"
"Non giudicarmi, signorino" Maggie gli andò incontro barcollando e gli puntò il dito contro il naso "Mi stavo assicurando di fare bella figura per te!"
"Per me?"
"Cierto!" la coinquilina si lanciò in un ebbro tentativo di spagnolo "Ho preparato per te la sangria: è venuta bene."
"Dalla tua faccia direi benissimo" Jo sorrise, iniziando a essere divertito.
Maggie gli si buttò addosso e lo abbracciò. Il ragazzo le accarezzò i capelli e poggiò le labbra sulla sua nuca.
"Balliamo?" gli chiese poi, socchiudendo gli occhi e sorridendo.
"Sono le undici, domani ho l'esame..."
"Dai, voglio ballare con te" la ragazza lo tirò per le mani e lo trascinò in mezzo al salotto, gettandogli le braccia al collo e muovendosi al ritmo di (Everything I do) I Do It For You.
Jo la assecondò per qualche minuto, giusto il tempo di finire la canzone; gli occhi smeraldo della ragazza sembravano essere annegati nella sangria e Maggie, da ubriaca, era sempre leggera e indifesa. Così, quando risuonò l'ultima nota, la prese in braccio nonostante i suoi mugugni di lamento.
"Niente storie" le disse "sei sbronza, quindi a letto."
"Non sono sbronza!"
La poggiò sul materasso del suo abbaino e la ragazza rimase ferma a fissare la finestra sul soffitto.
Jo fece per raggiungere la porta, massaggiandosi le guance un po' ispide.
"Resti?"
Si bloccò sui propri passi. Quando si voltò, Maggie gli stava tendendo la mano.
Lo fece stendere accanto a lei e gli indicò il pezzo di cielo scuro che osservava ogni notte.
"È bello, no?" gli biascicò con aria trasognante. Jo strizzò gli occhi per vedere meglio.
"È tutto nero, Maggie" asserì allora.
Lei sbuffò rumorosamente. "No che non lo è. È il cielo!"
"Certo che è il cielo, ma è cielo nero..."
Lei gli prese il viso tra le mani e lo zittì con un bacio. Quando allontanò le labbra, incontrò il suo sguardo incredulo e sorrise. Jo la baciò di nuovo, con più foga, la baciò perché era un anno che voleva farlo e invece aveva sempre taciuto. La baciò percependo le mani della ragazza sfilargli la maglietta blu ed accarezzargli la schiena.
La baciò ancora sfilandole il vestito leggero e sentendone le gambe esili stringersi attorno alla sua vita. Le baciò il collo, le baciò l'angolo delle labbra, si perse nei suoi occhi.
Intrecciarono le loro dita e fecero l'amore a lungo, lentamente, senza dir nulla se non con i sospiri. E si baciarono ancora e ancora, tutta la notte, si baciarono un po' ovunque e poi si addormentarono stanchi e abbracciati, ritrovando il respiro.
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La Maledetta
RomanceÈ il 1991, Jo è di pessimo umore, i suoi coinquilini, invece, non fanno altro che ridere; una storia di amicizia e amore tra i lampioni di Cambridge, una storia di vita.