INEVITABILMENTE

19 0 0
                                    

Inevitabilmente. Per chi crede nel destino era del tutto inevitabile che andasse così.

Stavamo come ogni sabato pomeriggio a vedere la partita delle 15.30, era una di quelle belle giornate di sole, che impetuoso riscalda con tutto l’amore che può. Proprio un pomeriggio perfetto, i nostri stavano anche vincendo. Eravamo tutti così felici, saremmo andati dalla nostra principessa pieni di entusiasmo facendola ridere e non farle troppo pesare che la sua “villeggiatura” in ospedale la tenesse lontana da noi, dal sole, dai soliti sabati in compagnia: appuntamento solito di una vita. Tutte insieme. Elena, Erika, Elide ed Emanuela.

Emanuela è quella un po’ più seriosa, silenziosa che timidamente accenna un sorriso quando la si incontra. Non è molto eloquente, è una di quelle persone che pensano proprio come i grandi sempre alle conseguenze. E’ l’amica sulla quale puoi contare a prescindere, ha puntualmente una parola dolce per aiutarti e una ramanzina se te la meriti.

Erika è dolce, eccentrica e costantemente distratta. Ha a cuore tutto e tutti, soffre tanto per ogni singolo dispiacere. È fragile, ha un bisogno che è necessità di sentirsi amata e protetta in ogni istante. Sogna da mattina fino a notte fonda, crede in un mondo che non potrà mai esserci ma la forza con cui lo vorrebbe è tanto forte che un po’ spinge anche noi a crederci.

Elide, sono io. Sono bassa, bionda e innamorata follemente (di Matteo!). Sono un po’ instabile emotivamente, con labili problemi di pianto improvviso ma nulla che non sia normale per la mia età adolescenziale. Tanta voglia di crescere, tanta voglia di vivermi ogni singolo istante del tempo che passa. Sono romantica e tremendamente testarda.

Infine c’è Elena.

Elena  è fantastica, la più piccola ma anche la più grande. È la principessa dl gruppo, quella più schizzinosa, più delicata. Niente parolacce, niente cibi fritti, oleosi e grassi. Camicia, pantaloni stretti perfetti, cinta e ballerine a riporto col colore del cardigan che estate ed inverno ha sulle spalle. Bella bella, con i ricci più armoniosi e simpatici che si sono mai visti, gli occhi più trasparenti… grandi e scuri. Ah, dimenticavo! Ha il sorriso più incantevole e brillante che si possa mai incontrare. Lei è così...ama, con la A maiuscola. Ama follemente. Ama tutto ciò che fa, più di ogni altra cosa il nuoto. Beve acqua mista a cloro da quand’è piccolina, uno scriccioletto in quella marea di gocce blu. C’è cresciuta imparando l’amore per la vita, il rispetto per gli avversari, la determinazione, la passione e il coraggio; facendone la propria forza e il proprio scudo. Peccato però che domenica scorsa qualcosa andò storto. Stava fluttuando in modo perfetto, come sempre, è un incanto vederla nuotare, perfino Jacopo (che ama lei ma, per il nuoto prova pressappoco repulsione), quando è sugli spalti con noi a vederla s’innamora di quegli schizzi che lei tira indietro con le braccia e quelli che caoticamente accarezza con le gambe. Ah, l’amore. Era la solita melodia perfetta, corsia tre, costume nuovo, prima in testa alla gara. 50-100-150-155…Plof! Le gambe le precipitarono giù, era in evidente iperventilazione ma continuava a lottare per voler andare avanti, mancava pochissimo, 45 metri solamente la dividevano dall’entrare nella squadra nazionale.

Si è ritrovata distesa su una barella nel pronto soccorso, con una flebo attaccata e tanti visi sconosciuti intorno. Tanti camici bianchi che gironzolavano e la voce della mamma che arrivava fioca alle sue orecchie. Tutti stavamo aspettando notizie lungo il corridoio. C’era chi pregava e chi urlava contro il cielo. Ci tenevamo strette le mani io e le altre due Psyco (è così che ci chiamiamo noi quattro matte amiche di quest’avventura chiamata vita), Matteo e Thomas provavano a far distrarre Jacopo che aveva gli occhi più lucidi di quanto si possa immaginare. Tremavamo tutti. Speravamo e continuavamo a vedere quelle immagini di lei che pian piano scendeva giù con tutto il corpo nell’acqua e si agitava violentemente.  Appena si avvicinò a noi la mamma scattammo come molle da quelle sedie e la voce fu all’unisono “Possiamo entrare?!”. Paola aveva visto quanto stavamo male e quanto eravamo preoccupati e ci permise di andare a trovarla in camera.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 17, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Qualche Vita -Inevitabilmente-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora