LEI
Ci risvegliammo intorpiditi. Avevo le foglie disparse sul viso e tra i capelli.
Il sole era sorto abbastanza in alto, da fendere i rami sottili e finirci dritto negli occhi. "che ore sono?" borbottò Can
"l'ora di abbandonare il bosco!"dissi cercando di mettermi seduta e sfilare via le foglie dai capelli. Trovai incastrato tra una ciocca e l'altra persino un petalo di qualche fiore. Can sembrò rinsavire. Balzò in piedi e mise a fuoco ogni angolo della foresta. "andiamo via!"mi disse forse preoccupato
Seguimmo di nuovo il sentiero. E tornai ad avvertire il panico. Can dovette notarlo. "vuoi che ti racconti qualcosa?"chiese preoccupato
"si "sussurrai seria
Avevo bisogno di distrarmi.
"vedi quella punta di quel castello, proprio lì!" indicò un punto in cui era situato un vecchio e diroccato castello. Incastrato in una montagna e sommerso dalla vegetazione. Mi limitai ad annuire.
"è un castello medievale ... molto tempo fa ci viveva una principessa di nome Bianca. Aveva la pelle davvero chiara e soprattutto aveva un animo candido come il bianco, intoccabile. Era perciò tenuta in quel castello per proteggerla dal mondo. Il re e la regina temevano che la corruzione esterna persuadesse la propria figlia. Ma ciò che non sapevano era che, in una delle poche passeggiate consentite alla ragazza, la giovane Bianca aveva incontrato un boscaiolo. Un ragazzo, alto bello e possente. Se ne innamorò e nonostante il divario sociale scapparono insieme, lasciando che l'amore trionfasse!" "l'hai completamente inventata!"lo accusai
Scoppiò a ridere.
"almeno ti ho distratto, la tua mano non trema più!"disse stringendo le dita contro il dorso della mia mano.
Finalmente raggiungemmo l'auto.
"Can, come facciamo a tornare indietro?"chiesi esausta. Ma ormai in me non c'era più alcun barlume di panico. Scoppiò a ridere. Ancora. Ma questa volta non capii.
Salì in auto e mise in moto, accelerò così tanto, lasciando che le ruote girassero e il fango innaffiasse ogni punto del bosco. Persino il mio pantalone divenne zuppo.
La macchina fece un balzo e abbandonò quello stagno di fango. Si mosse di qualche metro.
"sei incredibile!"lo accusai
Aveva finto. Sapeva sin dal primo momento di poter agire in quel modo. Di poter provare a scacciare via dal fango l'auto che era sembrata irrimediabilmente impantanata. Sbuffai.
Ma non ero arrabbiata. Quel bosco ci aveva aiutati a riconciliarci.
E ci sarei tornata almeno altre mille volte se le nostre riappacificazioni fossero state sempre così perfette e coinvolgenti.
Ormai ero una depravata. Pensai, mentre salivo in auto.
pochi mesi dopo ...
LUI
I giorni trascorrevano veloci. Come turbinii di nuvole e vento.
Sembrava così nitido il giorno in cui Sanem aveva ricevuto l'offerta dello stage. Ed ora eravamo vicini all'epilogo di quei mesi.
Ma di certo non saremo tornati a mani vuote. Avevamo un bottino di conquiste tra i palmi.
Prima fra tutte: un figlio in arrivo.
La pancia di Sanem continuava a diventare una sporgenza sempre più impeccabilmente tonda. E il mio orgoglio diventava sempre più fiero.
Un'altra conquista era di certo la consapevolezza di amare Sanem, molto più di quanto avessi creduto.