LOLITA

31 3 0
                                    

LOLITA

Ho deciso di partire
Da un momento all'altro me ne andrò
Forse te ne accorgerai
Forse ti chiederai cosa è andato storto
Non sto scegliendo
Ma sono stanco di lottare

Carl e Lolita erano destinati a sposarsi, ma forse non erano destinati a invecchiare insieme.

Ricordo che quando eravamo piccoli giocavano sempre tra di loro.

Erano molto belli insieme, due bambini felici.

Il giorno in cui Carl chiese a Lolita di mettersi con lui avevano allincirca quattro anni. Eravamo nel cortile della scuola ed io, nascosta dietro ad un albero, riuscì a scorgerlo inginocchiato con in mano delle margherite mentre recitava una breve poesia damore per la sua amata.

Crescendo il sentimento di Carl nei confronti di Lolita non si era mai attenuato: amava guardare le sue labbra carnose e perdersi nei suoi occhi color ambra; la sognava di notte in mezzo a un prato di margherite.

Aveva una paura ossessiva di perderla, di non essere abbastanza per lei; credeva che forse Lolita avrebbe trovato sconveniente il suo naso troppo grande o la sua statura troppo alta.

Carl parlava in modo molto veloce: i suoi superiori al lavoro spesso si spazientivano perché parlava così velocemente che non riuscivano a capire ciò che diceva.

Era molto bravo nel suo lavoro, faceva lavvocato in un piccolo studio legale di quartiere. Era lì che aveva conosciuto Ronald Perkins, il suo migliore amico, detto anche il rubacuori dopo che si scoprì che era andato a letto con la moglie del capo.

Carl era un uomo molto calmo e tranquillo, un po ansioso forse. Non si arrabbiava quasi mai, tranne quando incrociava Thomas Jacobson, il capo di Lolita, anche lui avvocato, con lunica differenza che aveva fatto carriera ed era molto più bello di lui, ma Carl non lo trovava per niente attraente, per lui era solo uno di quelli che si vantavano troppo di possedere una bella macchina. Quando lo incrociava veniva assalito da una rabbia omicida.

Un freddo giorno di dicembre Carl stava attraversando la città in cerca di un taxi che lo portasse fino al suo ufficio; improvvisamente, però, davanti a sé, sullaltro lato della strada, vide Thomas che cercava anchegli di prendere un taxi. Si guardarono intensamente negli occhi e iniziarono entrambi a sbracciarsi per aria cercando di soffiare il passaggio allaltro. In quel momento sembravano tutto fuorché degli adulti laureati.

Quando un taxi passò per la via in cui si trovavano, Thomas corse in strada e si infilò dentro la vettura e, di conseguenza, Carl arrivò tardi in ufficio e venne sgridato dal proprio capo.

Il resto della giornata fu noioso esattamente come ogni altro giorno lavorativo in quel piccolo studio legale sconosciuto al mondo.

Quando tornò a casa, la sera, trovò sua moglie intenta a leggere un articolo sulle capacità rigenerative dellAloe su un giornale in voga tra le donne.

"Ciao amore disse" Lolita, "Sei passato a fare la spesa?" gli chiese.

"Sì, ho preso tutto quello che mi hai chiesto ma in quel supermercato mancavano gli edamame" disse Carl.

"Ah".

"Mi spiace, domani provo ad andare da unaltra parte a vedere se li hanno".

"Non ti preoccupare, vicino al mio ufficio cè un negozio di alimentari. Andrò lì insieme a Thomas" disse Lolita.

Carl rimase un po infastidito da quellaffermazione.
"Perché con il tuo capo? Non puoi andarci da sola o con una tua collega?".
Strano come la sua invidia nei confronti di quelluomo fosse tale da non riuscire nemmeno a pronunciare il suo nome.

"Ci vado con lui perché...beh, perché è il mio capo e io sono la sua segretaria, quindi, lo accompagno. Mentre lavoriamo stiamo sempre insieme".

Carl decise di lasciar cadere la conversazione e andò in camera a togliersi il cappotto che aveva indosso.

La camera dei due coniugi era costituita da un grosso letto dalle lenzuola bianche, un armadio in legno contro la parete e una vecchia pistola, probabilmente scarica, appesa al muro che era appartenuta al nonno di Lolita.

Tornò in soggiorno e le propose di guardare un film.

Si sedettero sul grosso divano in pelle e accesero la televisione; dopo qualche minuto passato a scartare film di ogni genere decisero di guardare una vecchia pellicola anni Novanta di cowboy.

"Vuoi qualcosa da mangiare per caso?" chiese ad un certo punto Carl.

"No, grazie tesoro. Ho mangiato prima in un ristorante stellato insieme a Thomas".

"Possiamo andare anche noi in quei tipi di ristorante, lo sai vero?".

"No che non possiamo tesoro".

Carl si girò per guardare sua moglie in faccia e le disse: "Non siamo poveri, Lolita". Questa sospirò rumorosamente e fissando negli occhi il marito disse: "No, non siamo poveri, ma non possiamo neanche permetterci di andare in ristoranti costosi solo per far fronte alla tua invidia nei confronti di Thomas!".

"Io non sono invidioso!".

"Sì che lo sei! Ti rendi conto che è il mio capo e quindi devo stare insieme a lui per forza?!".

"Certo! Ma la spesa la puoi anche fare da sola!".

"Vedi?! Non solo sei invidioso, ma pure geloso! Io non so più che cosa fare con te!".

Lolita si alzò dal divano, andò in camera, prese il pigiama, lo infilò nella borsa e uscì di casa sbattendo la porta.

Carl la seguì pregandola di tornare indietro, di parlarne con lui.

Ma Lolita, senza mai voltarsi, salì sul primo taxi e andò via.

Carl aspettò per ore che tornasse a casa, ma alla fine decise di coricarsi.

Verso le tre di notte il suo telefono vibrò: Ronald gli aveva inviato una foto con sotto scritto: mi spiace amico, ma devi vederla.

Aprì limmagine e vi trovò Lolita, con un completino nero in pizzo, tra le braccia di Thomas.

In un attimo tutto, dentro di lui, si spezzò.

In un attimo tutte le sue paure diventarono reali.

E in un attimo la pistola, probabilmente scarica, sparò per lultima volta.


Lolita, amore mio, ti ho amato come Dante amò Virgilio,
Come Renzo amò Lucia,
Come un folle che soffre la Stoccolma.
Ti ho aperto i miei precordi e ti ho regalato l'oro.
Mi scuso solo di aver preso i tuoi anni più belli,
E ti lascio andare adesso che Ecate è tornata.

LOLITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora