Bianca

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LEI

Accadde tutto con una lenta e imperturbabile andatura. Avevo trascorso l'intera giornata a compilare moduli. Una firma qui. Ed un'altra qui. Una qui. E ancora qui.

La donna paffuta si occupò della parte burocratica con una lentezza snervante. Iniziai a fremere. Picchiai con le dita più volte, contro la superficie del banco che ci separava.

Finalmente, senza nemmeno guardarmi, mi disse che avevamo completato la breve procedura. Così osò denominarla.

Afferrai la borsa e raggiunsi l'uscio.

Can era seduto su una delle sedie proprio accanto alla grande porta. Bianca, dormiva beata nella sua navicella.

Sino a quel momento non avevo nemmeno immaginato che quella specie di affare si chiamasse in quel modo.

Letteralmente: navicella per bebè o almeno così mi aveva ricordato Eric che aveva provveduto all'acquisto.

Fummo costretti a cambiare nell'immediato quell'affare blu, in un colore che fosse adatto ad una bambina.

E non fu l'unico a richiedere un cambio immediato.

Mia madre e mio padre si impegnarono a sbarazzarsi dell'eccesso di azzurro, sostituendolo con un tenue e accogliente rosa. La camera fu rimaneggiata da zero. "andiamo!"dissi cercando di ricordare a Can che era il momento.

Sembrò rinsavire. Mi sorrise e riuscì a malapena a staccare gli occhi da sua figlia. Fui pervasa da un brivido.

Ci avevo messo due giorni per riuscire a credere di aver generato quel piccolo essere così perfetto.

Ci avevo messo altri due giorni per riuscire a credere che fosse mio. Solo mio.

Era un essere innocente che dipendeva da me. Ed io dipendevo da lei almeno quanto lei dipendesse da me.

In atto pratico lei aveva bisogno di me. Per cibarsi. Per dormire. In atto pratico io avevo bisogno di lei per respirare.

Come avessi fatto a vivere prima senza di lei, di certo non lo sapevo. In lei non riconoscevo molto di me.

Aveva tanto di Can. Le sue mani. Il suo naso. E persino l'ovale del suo viso. Eppure, in lei riconoscevo una parte di me.

Forse il colore dei suoi capelli, così simili al cioccolato.

Prima di oltrepassare l'uscio, Can sfilò dalle mie mani la borsa.

Non avevo alcun bisogno di essere accudita a tal punto. Mi sentivo bene. Ma Can era molto più premuroso. Sembrava investito da una responsabilità intoccabile.

Fummo in auto e notai quanto Can prestasse attenzione a guidare. Non superò mai, nemmeno una volta, i 40 km/h.

Sorrisi. Lanciai uno sguardo a Bianca che adagiata sui sedili posteriori, dormiva beata. "è come suo padre!"cercai di interrompere i pensieri di Can.

Sorrise con una fierezza disarmante. "in che senso?"

"dorme al mattino ed è sveglia di notte!"ammisi

Can scoppiò a ridere e lanciò uno sguardo fugace alla piccola. Poi tornò a fissare la strada.

Era vero. Da quando era nata, non c'era stata una notte. Una sola notte in cui avesse dormito. Eppure, non appena il sole sorgeva, sembrava cedere.

Quasi tutti i parenti che avevano provato a vederla, non conoscevano ancora i suoi occhi. "invece, trovo in lei molte cose di te!"controbatté Can.

"tipo?" chiesi curiosa. Volevo sentirmelo dire. "le tue labbra!"

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