18. It's Not Your Problem

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Oggi dopo aver capito che io e Zoe ci siamo scavate la fossa per la tomba da sole, mi sono praticamente disperata. Abbiamo perso, anzi io ho perso, il nostro telefono segreto, lì c'era scritto praticamente di tutto, su me e di Zoe, lo condividevamo per ricordarci sempre dei momenti belli, brutti e tutte le cretinate che facciamo insieme. Anche perché molte volte anche se viviamo ormai in simbiosi, ci piace scrivere quando facciamo qualcosa di stupido, ad esempio quando lei litiga con Mattia o con tutti i ragazzi con cui esce e in questo modo, condividendo il cellulare, anche senza parlare sappiamo sempre quello che fa l'altra, è come un diario delle cretinate tra due migliori amiche.

Abbiamo sempre pensato che scrivendolo, le future noi potranno sempre ricordarsi di questi momenti. Da parte mia su quel cellulare c'è praticamente ogni cosa: la maggior parte della mia storia con Andrea e ogni dettaglio, tutti i momenti bui che ho passato e in cui non volevo e non avevo la forza di parlarne, per cui scrivevo sulle note del telefono e solo Zoe poteva essere a conoscenza di tutte le mie cose. Ci sono delle lettere che ho scritto nel periodo più brutto della mia vita ad una persona a cui probabilmente non avrei dovuto dedicare nemmeno una. Io e Zoe ci siamo disperate per tutta la mattina e per tutto il pomeriggio. Non riesco a capacitarmi all'idea di averlo perso e non so proprio che cosa farò se capitasse nelle mani sbagliate, io e Zoe saremmo rovinate, non tanto per quanto riguarda la dignità, quella che ci rimane, ma perché davvero c'è scritto l'impossibile. Che cosa dovrei fare se lo avessi perso davvero? Sono fottuta! Zoe mi ha fatto una piccola ramanzina ma ovviamente non è riuscita a rimanere incazzata con me per più di due minuti, abbiamo pensato entrambe al da farsi ma non abbiamo trovato nessuna soluzione.

Non possiamo nemmeno dirlo ai nostri fratelli perché ci ucciderebbero, ci sono scritti, infatti, anche cose che hanno fatto loro, abbastanza illegali e quindi non abbiamo via di scampo. Cercare di trovare una soluzione è stato per tutto il pomeriggio il mio unico obiettivo e ciò mi ha fatto venire un mal di testa assurdo per cui sono andata in farmacia a prendere qualche medicina. Appena esco da lì sono ancora sotto l'effetto dello stress, per cui penso che tutto ciò che vedo può anche non corrispondere alla realtà.

Tutta intontita, vado a sbattere contro una persona, alzo piano lo sguardo quasi al rallentatore e vedo un passamontagna nero, ma c'è una cosa più importante che cattura la mia attenzione, ovvero due occhi color verde acqua che mi fissano, riesco a cogliere da quello sguardo paura e panico. Quegli occhi non appartengono a chiunque, so per certo che è lui, Edoardo.

Rimaniamo a guardarci per quelli che saranno stati nemmeno attimi eppure per me era come se il tempo si fosse fermato, in quel momento non ho pensato che Edoardo Martin avesse davvero fatto una rapina in una gioielleria, c'era solo il suo sguardo impaurito che avrebbe voluto non scontrarsi con il mio. Lui ritorna alla realtà, salta in sella alla sua moto e  sfreccia via. Sinceramente la giornata non può proprio andarmi peggio, un anziano signore esce dalla gioielleria, non proprio impaurito quanto affranto. Mi chiede se sto bene ed io annuisco anche se non ci sto capendo nulla di tutto quello che è successo. Ho sempre pensato che Edoardo fosse capace di compiere atti illegali ma una vera propria rapina, non me la sarei mai immaginata. Mi fermo al bar più vicino e prendo una bottiglietta d'acqua naturale, chiedo una bustina di zucchero e la vuoto dentro per cercare di riprendermi. Ho davvero assistito ad una rapina? Uno dei rapinatori era Edoardo Martin? Da uno a dieci quanto sono fottuta? Penso che lui proverà a mettersi in contatto con me, probabilmente per assicurarsi che io non dica nulla sul suo nome, ma può essere anche che non gliene importi niente e quindi io dovrei fare la stessa cosa.

O forse no, non lo so, devo assolutamente confrontarmi con Zoe. Oppure no, non dovrei spifferare che ho assistito ad una rapina e che so chi è il protagonista.
In questo momento non so proprio che cosa fare. Mi sento così indecisa! Decido di farmi una coda, farmi una corsa di qualche chilometro, dovessi anche arrivare a Milano, non tornerò a casa fin quando non avrò deciso cosa fare.
Scelgo di attraversare una zona meno popolata e da lì correre fino a che non sarò vicino ad una riposta dalla mia mente confusa. Mi piace correre, perché mentre corro non sento nulla, nemmeno i pensieri, magari alla fine mi sento stanca, tremendamente a pezzi ma almeno non ho troppe preoccupazioni.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora