Capitolo 21

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Daniel

È una brutta giornata e non ho voglia di alzarmi per andare al lavoro, non ne ho la forza, in più sta piovendo a dirotto.
Osservo la pioggia che picchietta contro la finestra della mia camera, incessante e arrabbiata, proprio come me.
Sono due giorni che mi chiedo cosa ho sbagliato, se ho fatto la cosa giusta e la risposta non arriva.
Riesco solo ad immaginare il volto di Amy e lei che se ne va.
Un ricordo recente, fin troppo doloroso.
Guardo l'ora, sono le otto in punto così decido di fare una cosa che in tre anni non ho mai fatto.
«Ciao Michael, ascolta non verrò al lavoro oggi».
«Tutto bene? Sembri arrivare dall'oltre tomba».
«Si», fingo un colpo di tosse «in effetti sto poco bene, credo che mi prenderò qualche giorno, per te va bene?»
Lo sento ridere «Sono tre anni che lavori qui e non ti sei mai perso un giorno di lavoro, direi che non ci sono problemi, tranquillo.».
«Bene, cercherò di lavorare un po' da casa, buona giornata».
Chiudo la telefonata e mi rituffo con la testa sul cuscino.
Cosa starà facendo lei? Non so neanche quando partirà e il solo pensiero di lei, dall'altra parte del mondo mi fa girare la testa. Vivrà nuove emozioni, nuove sensazioni, finalmente raggiungerà un nuovo sogno. Sono stato fin troppo stupido a chiederle di restare ma la speranza che mi avrebbero risposto di sì era tutto ciò che mi rimaneva. In fondo sapevo che non sarebbe successo, Amy vuole realizzarsi ad ogni costo e la stimo per questo, è determinata e so che riuscirà a fare cose davvero speciali.
Resto così, a fissare il soffitto e pensare a lei, a tutte le volte che l'ho avuta fra le braccia nel mio letto a partire dalla prima sera e lo so che è fuori luogo, pero pensare a lei e al suo corpo mi eccita, ma è una sensazione passeggera perché mi ricordo subito di averla già persa.

Il suono del campanello mi fa sussultare. Mi stropiccio gli occhi e guardo l'orario sul cellulare.
Sono le due del pomeriggio.
Cazzo, ho dormito tantissimo.
A fatica mi alzo e raggiungo la porta. «Ce ne hai messo di tempo!»
Liam entra con due sacchetti fra le mani. «E così ti sei dato malato. Non è da te»
Mugugno qualcosa e mi siedo sul divano in attesa che lui sistemi il cibo sul tavolo.
«Come stai?»
«Devo proprio risponderti? Pensavo fosse abbastanza evidente».
«Avrei preferito sentirtelo dire»
«Perché?»
«Perché forse così ti renderesti conto di ciò che è accaduto».
«Non mi serve rendermene conto, lo so già e non è per niente piacevole».
Liam mi porge una forchetta ma al primo morso non riesco ad andare avanti. «Non offenderti ma ho lo stomaco completamente chiuso e la testa piena di pensieri».
Annuisce e senza calcolarmi più di tanto continua a mangiare. «Eri affamato» osservo, visto che svuota la sua vaschetta in meno di cinque minuti.
«Scusa, stamattina sono uscito presto e non ho fatto colazione. Morivo di fame».
Smette di mangiare e torna alla carica «Allora... l'hai sentita?»
«No».
«Hai intenzione di scriverle prima che parta?»
Sospiro, «Non credo».
«Sei sicuro?» il mio amico si agita un po' e ciò attira la mia attenzione. «Che c'è?»
Si massaggia la barba bionda e corta «Tu lo sai vero che Amy oggi parte?»
Mi alzo di scatto, «Come oggi?»
«Si, è stato programmato così, devono iniziare subito» dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Bene. Non me lo ha detto, perfetto». Tiro un calcio al divano, sono talmente nervoso che vorrei fare mille cose, tipo andare lì a dirgliene quattro.
«Sono sicuro che te lo avrebbe detto se gliene avessi dato il tempo».
Una risata amara fuoriesce dalla mia bocca. «Avrebbe dovuto parlarmi prima di questi progetti, non due giorni prima della partenza».
Mi passo una mano tra i capelli disperato mentre Liam cerca di giustificare la situazione. «Non so come avrei reagito io, ma credo che vorrei vederla prima della partenza, sono sicuro che ti farà bene e saprai quale decisione prendere».
«Non capisci!» sbuffo «La decisione è solo una: lasciar perdere. Non funzionerà».
Liam mi affianca «Possibile che tu conosca la sentenza senza neanche provarci?»
Intanto, sotto lo sguardo del mio amico mi vesto, non so neanche come ci sono arrivato in camera. Mi guardo allo specchio e tutto ciò che vedo sono i miei occhi tristi.
Ok.
Forse ha ragione Liam, devo andare da lei.
Percorro le strade di San Diego col magone e quando arrivo sotto casa sua mi sento come se avessi corso per chilometri e chilometri.
Prendo un respiro profondo e mi decido ad entrare nel palazzo.
Salgo le scale come un condannato a morte, lentamente e con un'ansia addosso incredibile.
Ora che sono di fronte alla porta di casa sua dovrei bussare ma non ci riesco, che senso ha tutto questo? Lei stasera partirà, se ne andrà dall'altra parte del mondo e io resterò qui, con il mio lavoro, la mia casa, i miei amici.
Dovrei andarmene, lasciar perdere, e invece me ne sto qui immobile a rimuginare sul da farsi.
Un saluto e via, mi dico.
Busso il campanello e ad aprirmi è Sofi con la sua chioma bionda.
«Daniel» sussurra in modo nervoso.
«Forse è meglio se me ne vado». È evidente che non vuole far sapere della mia presenza ad Amy.
Faccio per voltarmi ma lei mi blocca afferrandomi un braccio.
«Dove vai?»
«Perché sussurri?» le chiedo a voce bassa.
Alza gli occhi al cielo «Domani ho un'udienza importante e ho un forte mal di gola quindi sussurro così non sforzo la voce».
«Invece credo che tu la stia sforzando ugualmente».
Mi fa cenno di lasciar perdere e mi tira dentro.
«Come mai sei qui?»
Apro le braccia, non è ovvio?
«È in preda ad una crisi di nervi e credo che il "merito" sia anche tuo, quindi meno male che sei qui» sorride «ma ti prego se sei venuto per litigare è meglio se mi avvisi».
«Sono qui per salutarla».
Sentiamo un'imprecazione e un po' sorrido, sarà un fascio di nervi.
In silenzio raggiungo Amy che non si accorge della mia presenza. È di spalle e sta cercando qualcosa in mezzo ad un mucchio di vestiti stropicciati.
Mi schiarisco la voce ma non mi sente così decido di avvicinarmi. Appoggio una mano sulla sua spalla e lei sussulta.
«Daniel» sembra in imbarazzo e molto stupita.
«Tutto bene?»
«Si, da quanto sei qui?»
«Beh, da qualche minuto, le tue imprecazioni si sentivano anche nell'altra stanza».
Diventa rossa in viso e mi viene voglia di accarezzarla ma stringo un pugno, credo non sia proprio il caso.
Mi guardo bene intorno e nella sua camera regna il caos.
«Hai bisogno d'aiuto?»
Scuote il capo, «No, grazie...». Prende un mucchio di vestiti e li lancia sul letto «Che ci fai qui?»
Sarà solo un'impressione ma credo che le tremi la voce e non mi guarda in faccia.
«Volevo salutarti e augurarti buona fortuna».
«Oh... grazie» tira su col naso e mi sorride.
Gli occhi lucidi mi confermano che sta per mettersi a piangere e l'ultima cosa che voglio è rendere triste uno dei giorni più importanti della sua vita.
«Non piangere, non per me, non ne vale la pena».
«Non sto piangendo» stenta un sorriso «sono solo emozionata e i cambiamenti mi fanno sempre un po' paura» afferra un vestitino rosso e sento subito montare la gelosia, me la immagino già a Parigi con quell'abito addosso.
«Quello lo porti?»
«Credo di sì» incerta lo piega e lo infila in valigia, probabilmente solo per farmi dispetto.
I miei piedi si muovono da soli e in un nano secondo mi trovo accanto a lei. La giro nella mia direzione e la stringo forte.
Restiamo così per qualche minuto, ed è bellissimo. Attorciglio una ciocca di capelli attorno al mio dito e inspiro il suo odore. «Mi mancherai da morire».
«Già, anche tu» risponde atona.
«Non fare così ti prego, sai anche tu che è la cosa giusta».
La tengo stretta e vorrei tanto che mi avvolgesse con le sue braccia esili ma non lo fa.
«Io ti amo Daniel, per me è molto più difficile». Sentirle pronunciare di nuovo quelle parole è una coltellata al petto.
«Non farlo ti prego».
«Cosa? Dirti quello che provo?»
«Mi fai male».
«Ti dimenticherai di me, non preoccuparti».
«Amy...»
«Daniel...» ci separiamo «ho molte cose da organizzare ancora, mi ha fatto piacere rivederti ma davvero, ho un milione di cose da fare».
Vuole che me ne vada, chiaro, e allora perché non riesco a muovermi? Perché non riesco a smettere di guardarla? Perché sento questa voglia irrefrenabile di baciarla, abbracciarla e di farci l'amore?
«Ti amo anch'io Amy...» le parole escono da sole, senza che io riesca a frenarle, sento solo il mio cuore cominciare a battere talmente forte che quasi ho paura che stia per venirmi un infarto.
Forse mi si sta abbassando la pressione non lo so, cerco di restare lucido.
Amy è immobile, non parla e non riesco a guardarla bene in volto.
«Ti amo» ripeto, questa volta più consapevole. D'altronde lo sapevo già da tempo, l'ho addirittura spiattellato al suo ex quando ci siamo picchiati. Lo so che la amo, ma una cosa è esserne a conoscenza e tenerselo per sé, una cosa è dirlo a lei. «Ti amo Amy... ti prego guardami, guardami».
Alza piano la testa e mi guarda, gli occhi velati di lacrime mi inteneriscono così, come prima, la tiro verso di me e la stringo fra le mie braccia. «Sono un coglione, avrei dovuto dirtelo su quella dannata barca, ma ero così arrabbiato che non sono riuscito a lasciarmi andare e ora che te l'ho detto. Dio... sto molto meglio e mi sembra tutto più... più fattibile».
Lei si scioglie dall'abbraccio per guardami bene in faccia «Perché mi stai dicendo queste cose? Hai paura di non avermi più tra i piedi?»
»Ho paura» e spero che lei mi creda «di perderti perché ti amo e non riesco ad immaginare di dover stare senza di te... una cosa è stare distanti con la consapevolezza che ci amiamo e che una volta finito staremo insieme come in questi mesi, una cosa invece è lasciarci e non vederci mai più. Voglio la certezza Amy che tornerai da me, che ci sentiremo ogni santissimo giorno, che appena potrai tornerai qui anche solo per un'ora e io ti prometto che farò lo stesso ma... ma non lasciarmi, sono pochi mesi, io devo... voglio farcela perché ti amo così tanto che senza di te mi sento vuoto».
«E chi dice che tutto questo non sia solo dettato dal momento?» i suoi occhi arrossati e diffidenti mi fanno male.
«Perché mi conosci, sono sempre stato sincero con te. Voglio questo Amy a patto che tu non decida di aprire una pasticceria a Parigi o in Italia» cerco di buttarla sullo scherzo ma solo il pensiero che lei possa prendere una decisione simile mi fa venire il voltastomaco.
«Quindi mi ami?» le sue guance si colorano di rosa e i suoi occhi si illuminano di una luce diversa, è emozionata.
Prendo il suo viso fra le mani «Ti amo da morire», il suo respiro si mischia al mio e in questo momento sento di non aver bisogno di nient'altro per stare bene, solo di lei, fra le mie braccia e le nostre labbra unite a suggellare una promessa, quella di restare insieme nonostante tutto.

Ciao a tutti! Sono tornata con un capitolo interamente dedicato a Daniel che finalmente ha trovato il coraggio di Lasciarsi andare <3  Spero vi sia piaciuto, un abbraccio <3

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