In cui Fanny vi viene presentata.

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Sta piovendo, sul parco di Merriman. Il verde è quel verde che non esiste se non in Inghilterra. Persino i tronchi degli alberi verdeggiano, patinati di muschio. E i gradini che portano al tempietto greco sono resi sdrucciolosi da quel muschio medesimo. Oltre il fosso confinario, al limite del viale di grondanti castagni, si scorgono mucche al pascolo, incuranti della pioggia. Sono vacche britanniche.
Uno spaniel bianco e marrone, dalle zampe infangate, entra a gran balzi in casa, attraversa di corsa il marmoreo pavimento bianco e nero dell'immenso vestibolo, del tutto indifferente all'assemblea di Numi sul soffitto dipinto, alle scene dell'Eneide affrescate sui muri e alle statue di Musica, della Poesia, Geografia, Astronomia, Geometria e Scultura reclini sui timpani a sonno delle regali porte. Lo spaniel, che ha mangiato dell'erba, si sofferma un momento a vomitare sul parquet della biblioteca, quindi sale lo scalone e irrompe nella camera da letto della sua Padrona, le salta in grembo - inzaccherandole la vestaglia di seta - rigetta anche quell'altro filo d'erba e, insomma, la distrae completamente da quello ch'essa stava scrivendo. La donna allora depone la penna d'oca (ormai ste ora, comunque, per aver tanto scritto) e sua alza dalla sua scrivania per castigare l'importuna cagnetta, il cui nome - adesso apprendiamo - è Chloe.
Ma chi è questa Signora e che cosa stava scrivendo? È troppo bella, per non metterci curiosità. I suoi capelli sono del colore dell'autunno. Ha gli occhi castani e liquidi come quelli della sua cagnetta. Il suo volto non tradisce alcuna età, se non gli anni occorrenti per fare, di una fanciulla, una donna. Forse è sui trenta, o forse sui quaranta, o magari ne ha trentacinque per sempre. È Fanny per gli amici, Frances sui documenti e Fannikins per gli amanti rincitrulliti dalle sue grazie.
Ne ha avuti numerosi, di costoro. Le hanno dato anche nomi poetici come Lindamira, Indamora, Zefalinda, Lesbia, Flavia, Saffo e Candida, gli amanti letterari che hanno cantato di lei in versi o l'hanno messa in commedia. Ma non conta. Nessuna Donna di carattere giunge mai all'età di Fanny (quale che sia) senza venire irrazionalmente ridicolizzata da alcuni, quanto da altri lodata.
Quindi, se anche l'hanno chiamata donnaccia di strada, sgualdrina, baldracca, fraschetta, mignotta, etera, cazzaiola, pigliacazzi, vacca, sorcia, pezzodifica, bucodiculo, figlia d'Eva, donnina allegra, bocchinara, peripatetica, venere pandemica, femmina da trivio, da conio, puttanaccia, zozzona, zozzetta, micia, troia, calabrache, piuma-al-vento, chiappe d'oro, budello, malafemmina, ficonia, paraculo, falena, civetta, bocconcino, pulzella, puzzona, chiavona, nottambula, ninfa delle tenebre, ninfa degli angiporti, nido per uccelli, battona, patacca, compagna di letto, arraffanerchie, allargacosce, succiasperma, pantegana o perfino Regina...non sorprende. Una donna molto viva e vivace incorre sempre sia nei panegirici sia nelle calunnie.
"Chloe! Guarda come m'hai ridotto la vestaglia!" essa dice (non proprio arrabbiata) alla ansante cagnetta; e poi, assieme, si allontanano dallo scrittoio e raggiungono il lavabo, dove la cagnolina verrà amorosamente pulita e spazzolata, come fosse una figliola. Ciò ci consente d'appressarci alla scrivania - dalle tortili zampe e dai fregi scolpiti - per sbirciare quel che Fanny stava scrivendo. Lo facciamo con quel tanto di senso di colpa che rende il peccato più piccante...

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