Capitolo 19

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È di nuovo notte ma stiamo continuando a camminare senza fermarci, nemmeno per bere.
Io sono sfinita, il respiro è corto e ogni volta che immetto aria sussulto per il dolore. Le lacrime mi fanno vedere male mentre cerco di stringere i denti e concentrarmi per mettere un piede davanti all'altro senza inciampare.
Non riesco nell'intento da diversi minuti, infatti non vedo un sasso all'ultimo e crollo al suolo. Le lacrime ora sgorgano senza ritegno.

"Mak! Mak! Stai bene?" Erald si avvicina velocemente.

Cerco di sollevarmi ma il dolore all'addome mi ributta al suolo.
"Perdonami Erald, ma non ce la faccio più."

"Fammi vedere."
Mi gira lentamente. La ferita sanguina ancora e ho il ventre quasi del tutto nero.

"Merda Mak! Ma perché non mi hai detto che eri conciata così? Potresti avere un'emorragia interna. Credo ci sia un riversamento di sangue. Se non ti porto da un dottore potresti morire."

Lo afferro per la mano disperata: "No, no, dobbiamo andare avanti o ci raggiungeranno!"

Lui scuote la testa deciso: "Dobbiamo deviare. A circa due chilometri verso sud c'è un villaggio di nani delle colline. Lì conosco un paio di loro e sicuramente avranno un medico che potrà aiutarti."

"Ma non possiamo permetterci..."

"Shhh, zitta. Non parlare, è deciso. Ti prendo sulle spalle e andiamo lì. Potrebbe anche essere una mossa intelligente deviare il nostro percorso, così li confondiamo. Anche perché ormai avranno capito che l'obiettivo è raggiungere il portale più a nord. Era il più vicino a dove ci trovavamo."
Poi si alza, mi dice di fare lo stesso e con nessuno sforzo mi prende sulle spalle.
Quello che non ha detto, ma sappiamo entrambi, è che anche se deviamo non devono far altro che aspettarci con tutta calma al portale...

"Forza andiamo." Poi si avvia con passo deciso.

Devo essermi addormentata o svenuta, non so più la differenza ormai. Appena riapro gli occhi vedo a un centinaio di metri delle luci di abitazioni. L'immagine sembra irreale nella sua perfezione e calma idilliaca.
Le casette dei nani sono precisamente  posizionate lungo il dorso delle varie colline  come dei gioielli incastonati con ordine da una mano paziente.
Ci avviciniamo ancora di più e posso notare altri dettagli di questo posto che sembra sospeso nel tempo e avvolto da un alone di tranquillità e pace.
Le casette sono in legno e hanno tetti di colori vivaci, seppur in armonia con la natura circostante. Le strade sono delineate e illuminate da lanterne in ferro battuto poste sul terreno. Il profumo di erba appena tagliata mi raggiunge le narici.

Ad un tratto sentiamo dire: "Altolà! Identificatevi." Poco dopo vedo spuntare da dietro un albero un basso nano robusto con capelli e barba biondi, quasi bianchi. Porta un bastone che usa per aiutarsi a camminare ma sono certa che all'occorrenza può sfruttarlo come arma.

Erald si ferma: "Suk, sei tu?"

Il nano si avvicina ancora di più: "Erald? Ragazzo mio che ci fai qui? Pensavo fossi tornato nel tuo mondo o così mi avevi detto."

Erald fa una risata un po' nervosa: "Diciamo che quello era il piano, ma le cose sono andate diversamente. Ti spiegherò tutto ma prima abbiamo bisogno del vostro aiuto. La mia amica necessita di un medico o morirà."

Il nano sputa per terra e si schiarisce la gola: "Non è che mi stai portando guai vero? Puzzate di guai, tutti e due..."

Le spalle di Erald si abbassano per la preoccupazione: "Suk, ti prego devi aiutarci e poi me lo devi, non dimenticartelo."

Il nano fa sbattere nervosamente il piede sul terreno e dopo aver riflettuto qualche istante dice: "Va bene, ok. Seguitemi."

Camminiamo lungo i vialetti deserti e contornati da fiori colorati.
I nani delle colline sono sempre stati più pacifici di quelli delle pianure e delle rocce. Artigiani e commercianti per vocazione, hanno  cercato di mantenere una posizione neutra nei confronti delle lotte scaturite, fin dalle origini, tra i nani delle rocce, minatori e guerrafondai e quelli delle colline, agricoltori ma con un'antica tradizione di tribù guerriere. Le due fazioni si battono ciclicamente l'una contro l'altra e soltanto nei momenti più bui della loro storia, anche quelli delle colline hanno dovuto decidere con chi schierarsi per evitare di essere spazzati via. Questo non vuol dire che i nani delle colline non sappiano combattere, anzi, ma tra una trattativa commerciale e una scazzottata, preferiscono decisamente l'ebrezza del rischio e l'astuzia necessari nella prima.

Dopo cinque minuti arriviamo ad una casa più grande delle altre, di forma rettangolare e con un giardino perfettamente curato antistante ad essa. Suk bussa e con la loro lingua gutturale e incomprensibile risponde al "Chi è", presumo, giunto dall'interno.
La porta si apre poco dopo ed entriamo dentro. L'umidità dell'esterno ci lascia per essere sostituita da un piacevole tepore dato da un camino acceso posto sulla nostra destra. Un brivido mi percorre il corpo per il cambio brusco di temperatura.
Tutto all'interno è in legno e in perfetto ordine. Di fronte a noi c'è un nano piuttosto alto rispetto alla media, con ampie spalle e una grossa pancia. La barba grigia è molto lunga e gli arriva fino alla cintura in cuoio. Porta degli occhiali tondi e molto spessi che rimpiccioliscono un po' gli occhi turchesi leggermente spalancati per lo stupore di questa visita notturna. Esprimono però al contempo curiosità, saggezza e bontà.

Parla nella sua lingua e Suk traduce per noi: "Ditemi come posso aiutarvi".

The Bounty Hunter - Hunted (Vol. 4)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora