Sherlock tornò a casa piuttosto tardi. Era stanco, John se ne accorse subito. Mycroft si era addormentato sulla poltrona, cercò di non svegliarlo.
"Sei stravolto, devi mangiare qualcosa."
Il dottore apparecchiò una parte di tavolo. Sherlock non protestò, si sedette a mangiare.
"Rosie, come sta?" Masticò con lentezza la pasta, e la trovò buona, il suo compagno era diventato un cuoco apprezzabile. "Dorme anche lei." Sussurrò John.
"Mycroft, invece cosa ha fatto?" Mandò giù un sorso di vino rosso.
"Ti ha aspettato, ma alla fine è crollato. Non ha mangiato molto, ma non ho insistito. Era annoiato, così gli ho affidato Rosie. Poi ha cominciato ad agitarsi e l'ho mandato a riposarsi in camera. Fino a pranzo."
Era turbato, non sapeva bene come gestire il cognato. Soprattutto uno come Mycroft.
Sherlock si passò la mano tra i ricci neri, sconfortato. John lo sfiorò con un bacio.
"Ora sono legalmente il suo tutore, ma dirgli che non può fare nulla sarà devastante. Niente soldi, ne computer, ne cellulari e mai solo. Non la prenderà bene."
"Stai tranquillo, vedremo di andarci piano. E di farglielo accettare."
Rimasero silenziosi. Mycroft però dava segni di risveglio. Si lamentava.
Sherlock si diresse verso di lui. Lo chiamò a voce bassa, finché il fratello maggiore non aprì gli occhi sorpreso.
"Dio, sei tornato! Mi sono stupidamente addormentato. Scusami. Com'è andata?"
Mycroft era tra il curioso e lo spaventato. Lo fissava preoccupato. Sherlock aveva il volto stanco di chi si trascina un dolore nascosto.
"Starai con me, ho ottenuto la tua tutela, non ti faranno nulla fino a che ci sarò io."
Il fratello maggiore si massaggiò il mento, sentendo la barba che cresceva. Era sospettoso.
"Non l'hai ottenuta così facilmente, e se ti conosco bene li hai, diciamo, amabilmente ricattati." Mycroft sorrise pensando ad Alicia.
"Diciamo che se vogliono che non trapelino certe cose, ci dovranno dare del tempo. Insomma una tregua fino al tuo ritorno." Mycroft si agitò improvvisamente nella poltrona. Le labbra strette.
"Pensi che io voglia tornare? E tu come lo sai!" Sherlock lo fissò quasi incredulo.
"Non vuoi più ricoprire il posto che avevi? E cosa faresti del resto della tua vita?"
Il maggiore si alzò indispettito, camminò nervosamente per la stanza.
"Adesso è prematuro parlarne. Non so cosa aspettarmi fratellino, non so quello che voglio. Mi sento cambiato e non capisco se sia un bene."
Sherlock lo comprendeva. Forzarlo troppo era presto. Doveva dargli tempo.
Mycroft si fermò guardando fuori dalla finestra, si girò con le braccia abbandonate lungo il corpo. La mascella serrata.
"Nella situazione in cui mi hai messo, non posso avere più nulla. Né soldi, né un cellulare, né un accesso al computer. Devo avere il tuo permesso per qualsiasi cosa. Anche se desiderassi uscire da solo! Potresti arrivare a negarmelo. Hai il controllo totale su di me."
Sherlock non digerì la sfuriata. Mycroft era totalmente instabile.
"Questo per te è un problema? Ti eri puntato una pistola sulla testa. Volevi morire! Ti rendi conto che poca importanza possa avere, visto che devo proteggerti da te stesso. Imbecille!"
Aveva perso la pazienza, la stanchezza si faceva sentire e lui lo provocava in continuazione. Lo avvicinò pieno di rabbia e risentimento. Le mani strette in due pugni. John corse rapidamente a mettersi tra i due.
"Sherlock ti prego calmati. È spaventato, ha paura. Sa che deve affidarsi a te, in tutto e per tutto. Lui che non chiedeva mai e prendeva soltanto. Guardalo, lo vedi arrogante o semplicemente impaurito?"
Indicò Mycroft, puntandogli il dito contro.
Il fratello maggiore era indietreggiato, il volto tirato, le mani presero a tremargli. Cercò di nascondere il suo disagio, le ficcò svelto in tasca. La testa confusa, la mente spenta. La nausea gli salì velocemente. Barcollò e dovette appoggiarsi.
Sherlock si placò e nello stesso tempo si disperò nel vederlo in quelle condizioni. Si sentì perso. Non sapeva se era giusto tenerlo con loro, visto le cure di cui aveva bisogno.
Watson agì rapidamente, fece sedere Mycroft sulla poltrona, gli diede un paio di compresse per aiutare lo stomaco. Lo fece bere qualche sorso di tè, anche contro le sue decise proteste. Sherlock si portò di fronte a lui e si sedette. Il maggiore abbassò lo sguardo si abbandonò e sprofondò giù.
Il minore prese un respiro profondo, guardò il fratello sofferente. Capì quanto avesse bisogno di lui. Ritrovò la voglia di sostenerlo, per ripagarlo per tutte le volte che l'aveva respinto.
"Mi devi aiutare, Myc, devi cercare di capire che lo sto facendo per te. Lo faccio per vederti sereno. Per vederti sorridere e per infastidirti, e irritarti come facevo sempre, ma non smettendo di sentirti vicino. Mycroft, dammi una mano e io ti darò tutto me stesso." Sherlock aveva il suo cuore in mano e glielo offriva.
Mycroft sollevò il capo e sorrise debolmente.
"Mi dispiace." Sussurrò, la sua voce tremava, ma era sincero.
"Come posso aiutarti, per ora ti creo solo problemi. Ti stai chiedendo se hai fatto bene a tenermi con te. Hai ragione! Sono un fratello complicato. Non ti biasimerei se decidessi di farmi ricoverare."
Sherlock si scosse. Lo guardò senza distogliere lo sguardo, lo prese per le mani, gliele strinse forte. Poi si inginocchiò davanti alla sua poltrona.
"Tu resterai con me, non ti lascio. Devi stare al mio fianco, affidarti a me."
Mycroft abbassò il capo, tentennava.
"So che sono stato scostante e ti ho coperto di offese. Ma tu ci sei sempre stato anche quando ti cacciavo in malo modo." Sherlock aveva la voce rotta, Mycroft stentò a riconoscere il fratello irritante che era stato. Sentì il volto infiammarsi, si portò in avanti e lo abbracciò come non faceva da tempo, scosso da un fremito di nostalgia e fratellanza.
Sherlock lo calmò parlandogli dolcemente, lo accarezzava sulla schiena cercando di trasmettergli quel calore che aveva dimenticato nel tempo, e ricambiò l'abbraccio che sanava i loro contrasti.
Watson li osservava dalla cucina, in un misto di sollievo e dispiacere.
Si accorse che voleva disperatamente trovare una soluzione che permettesse a tutti di stare bene.
Ci voleva una persona che si occupasse di Mycroft, che avesse passato la sua stessa esperienza. Pensò a Molly. Molly Hopper.
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La mia ultima richiesta : No flowers.
FanfictionDopo quello che è accaduto a Sherrinford, Mycroft Holmes, si rende conto di non avere nulla per cui vivere. Sherlock si è allontanato non ha più bisogno di lui, ha costruito la sua famiglia con John e Rosie, e lui non ne fa parte. Sconfitto nel cuor...