Capitolo ventisette.

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N.A. LA STORIA NON E' MIA IO MI LIMITO SOLO A PUBBLICARLA, LOL.

Ps. leggete l'avviso in fondo al capitolo vivubì.


Ice on fire

capitolo 27

In Italia avrei preso un piccolo appartamento, da condividere con una ragazza di nome Grace. Sembrava adorabile dal suo profilo facebook e dal suo modo di parlare via skype. L'avevo conosciuta sul gruppo ufficiale dell'università e come me veniva dall'Inghilterra e non voleva stabilirsi nel campus. Avevo spiegato ai miei genitori quanto fosse importante avere un piccolo spazio tutto per me, anche se avrei dovuto condividerlo. Volevo avere qualcosa di mio, qualcosa che mi ricordasse casa ed è per questo che mamma quella mattina mi portò a scegliere i mobili che più preferivo. Grace era un anno più grande di me, aveva capelli corti castano scuro e gli occhi così piccoli che la facevano somigliare a una cinesina. Il pensiero della sua convivenza mi avrebbe fatto affrontare quel viaggio con più serenità. Grace metteva allegria. Cosa che non avevo in quel momento.

«Questo colore potrebbe andare, non credi?»

Mamma continuava a indicare scrivanie, armadi, comodini e io continuavo ad annuire, senza neanche sentire cosa stesse dicendo. Intorno a me non vedevo mobili per arredamento, mi sentivo come in un limbo. E sentivo la voce di Harry e quel pronto che anche se non aveva voluto dire nulla, per me era stato tanto. Era stato come la pioggia fresca e dissedante, dopo anni di carestia.

«Hanna mi stai ascoltando?» ripeteva.

Io fissavo due ragazzi poco più avanti di noi. Lui la stringeva al suo petto e lei gli pizzicava le guance con le dita. Ridevano, erano felici. Una volta lo ero anche io.

«Hanna!» 

Questa volta mia madre urlò più forte e fui costretta a voltarmi per guardarla. Aveva l'espressione confusa, come se si stesse chiedendo dove fossi con la testa.

«Va bene qualsiasi cosa tu scelga.» dissi infine.

«Non ti interessa minimamente abbellire la casa in cui vivrai per i prossimi cinque anni?»

La sentii alle mie spalle, mentre io andavo verso i barattoli di vernice. Arancione. Ad Harry sarebbe piaciuta la stanza color Arancione.

«Sto già andando all'università, - sbottai – potresti non lamentarti?»

«Hanna, - disse tristemente – stai andando all'università per fare felici noi?»

Si, avrei voluto dire.

Voglio rimanere a letto a soffrire, avrei aggiunto.

Ma non potevo. Non potevo dare un dispiacere ai miei e non potevo dare un dispiacere a me.

«No mamma, - dissi – scusami.»

Tornai a osservare i barattoli di vernice, immaginando di ripitturare la mia stanza e rendere le pareti nere. Nero carbone.

«Ti manca Harry..» sussurrò a un tratto lei, affiancandomi.

«Non riesco a capire perchè se ne sia andato..» dissi, singhiozzando.

«Tesoro, - continuò – io purtroppo non so dirti molto dell'amore perchè nella mia vita ho amato solo tuo padre ma, una volta ho sentito dire che il dolore esige di essere sentito quindi è inutile che continui a tenerlo dentro di te, a soffocarlo, piangi se vuoi, urla, rompi qualcosa, non dire di si solo per rendere felici gli altri e qui includo anche me e tuo padre..» vedevo i suoi occhi lucidi e le piccole rughe che le si creavano attorno. Quanto era bella la mia mamma nonostante quelle rughe.

Ice on Fire :: hes  {in correzione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora