-21- affetto gratuito

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I giorni passarono e così anche le settimane e i mesi. I due ragazzi avevano preso l'abitudine di andare a mangiare al ristorante di Yaku e poi recarsi a casa del moro a vedere un film. Si trattava sempre di un film tra i due che avevano già visto, perché il grigio li amava e il moro non aveva il coraggio di dirgli che non riusciva più a dover vedere sempre le stesse scene ripetute e ripetute, ormai ne conosceva i dialoghi a memoria.

Gli ultimi giorni di aprile si mischiarono con i primi di maggio e i marciapiedi vennero invasi dai petali rosa dei ciliegi in fiore. Quel periodo dell'anno piaceva molto ad entrambi i ragazzi, che si ritrovarono più volte ad allungare il percorso per tornare a casa dal ristorante, solo per il gusto di poter camminare sotto una galleria naturale formata dai rami in fiore dei ciliegi. Era un posto famoso per chi viveva in quella città, tutti conoscevano quella stradina e in molti vi si recavano per fare foto o passeggiate circondati da petali svolazzanti.

Sugawara e Daichi si trovavano sdraiati sul letto di quest'ultimo. Il moro leggeva un libro, mentre il grigio dormiva con la testa poggiata sul suo petto e un braccio a cingerlo. Ultimamente dormiva molto più spesso, si stancava facilmente, gli mancavano le forze anche per delle semplici scale e le occhiaie si facevano via via più scure e profonde, nonostante le ore di sonno che accumulava.

Daichi notava come anche i suoi ricordi andassero perduti via via che i giorni si susseguivano. Odiava doverlo ammettere ma Sugawara Koushi sarebbe rimasto tale ancora per poco, lui se lo sentiva che prima o poi quel ragazzo avrebbe dimenticato anche il proprio nome, così come delle volte si dimenticava quello di Oikawa o il suo.

Daichi cacciò via quel pensiero, che in quel periodo si insinuava spesso nella sua mente, e accarezzò la testa del grigio, che continuava a dormire tranquillo su di lui. In qualche modo era diventato una presenza essenziale per lui, quando tornava dal lavoro lo andava a trovare in ospedale, quando aveva i giorni liberi ci passava la giornata insieme e lo faceva anche rimanere a dormire a casa sua. Quel carattere spensierato e le risate spontanee del grigio, che in un primo momento aveva odiato, erano diventati la colonna sonora della sua vita.

-vorrei poter lenire il tuo dolore-

Strinse piano le ciocche argentate tra le dita, si solleticò i polpastrelli con le punte dei capelli e ricacciò indietro le lacrime, che prepotenti avevano minacciato di scendere. Strinse i denti e respirò piano, avrebbe voluto poter allungare le giornate così da avere più tempo a disposizione da poter passare con quel ragazzo.

Il cellulare, poggiato sul comodino, vibrò e lui allungò il braccio per afferrarlo. Fece più piano possibile così da non svegliare il grigio e sbloccò lo schermo leggendo il messaggio che gli aveva mandato Yaku.

[oggi vado a trovare Suga in ospedale, fammi sapere per che ora lo riporterai lì]

Daichi ci pensò su qualche secondo, abbassò lo sguardo intravedendo tra le ciocche grigie il nasino delicato di Sugawara affiorare e piegò l'angolo della bocca.

-mai-

Avrebbe voluto poter rispondere ciò che aveva pensato, ma ovviamente dovette mettere insieme una risposta seria e sensata.

[appena si sveglia, lo riporto in ospedale e ti scrivo]

[grazie mille, Daichi. Per tutto quello che fai per Suga. Te ne sono grato e anche Oikawa, pure se non lo ammetterà mai]

Rise nel leggere l'ultima parte del messaggio e riposò il cellulare sul comodino alla sua destra. Guardò ancora Sugawara, che mentre dormiva si strofinava la punta del naso con i polpastrelli delle dita. Accarezzò un'ultima volta la chioma argentata e tornò a leggere dal punto in cui si era interrotto poco prima.

Quando arrivarono alla stanza d'ospedale del grigio, vi trovarono già Oikawa e Yaku che parlavano a bassa voce. Sugawara entrò guardandosi intorno e poi posò la propria attenzione sul castano più alto.

"O-Oikawa ciao, non sapevo dovessi passare"

"l'avevo accennato ieri, ma non ero sicuro di farcela" mentì, perché la verità, cioè che glielo aveva ripetuto più volte che quel giorno sarebbe andato a trovarlo, avrebbe fatto troppo male al grigio e anche un po' a se stesso.

Poi lentamente Sugawara si girò verso Yaku e ne studiò i lineamenti e il vestiario. Strinse gli occhi, come a voler mettere a fuoco le più piccole sfaccettature, e poi sospirò abbassando il viso e puntando con gli occhi le proprie mani intrecciate.

"i-io non mi ricordo il tuo nome" ammise sentendosi a disagio. Si morse il labbro inferiore e si perse la reazione del più basso.

Yaku sgranò gli occhi e trattenne il respiro, era la prima volta che il grigio non ricordasse qualcosa riguardante lui. Aveva dimenticato più volte il nome di Oikawa o come si fossero conosciuti, aveva dimenticato il nome di Daichi o che lo avesse già portato varie volte al ristorante, ma mai, mai prima di allora, aveva dimenticato una singola cosa che aveva a che fare con lui, il suo amico d'infanzia.

Yaku comprese solo in quel momento cosa avesse passato Oikawa la prima volta che Sugawara non l'aveva riconosciuto. Lo aveva visto sbiancare, trattenere le lacrime a stento e poi andarsene senza dire una parola. Lì per lì, non aveva capito perché Oikawa avesse reagito in quel modo esagerato, sapeva della malattia di Sugawara eppure se l'era presa per un semplice nome, ma, in quel momento, Yaku, nel sentir dire al suo migliore amico che non ricordava come si chiamasse, si era sentito il mondo crollare addosso.

"Y-Yaku, m-mi chiamo Yaku. Ci conosciamo dalle elementari, siamo migliori am..." inspirò a fatica e chiuse le mani a pugno lungo i fianchi "...scusate ho bisogno di aria" superò Sugawara e Daichi e uscì dalla porta che si trovava alle loro spalle.

Si ritrovò subito in corridoio, poggiò la schiena alla parete fredda e la fece scorrere verso il basso finché non sentì il pavimento sotto di sé. Tremava e teneva le mani sollevate a coprirsi il viso, sentì dei passi raggiungerlo, ma non guardò di chi si trattasse.

"stai bene?" la voce inconfondibile di Oikawa fu come un'altra stilettata a livello del cuore, quel ragazzo forse aveva reagito anche meglio di lui quando Sugawara aveva dimenticato il suo nome.

"co-come hai fatto te? Come sei riuscito ad accettarlo? Insomma, non si ricorda i nostri nomi, qual è il prossimo passo? Si dimenticherà del tutto di chi siamo e cosa abbiamo vissuto insieme?" le lacrime avevano cominciato a scendere incontrollate e Oikawa si sedette al suo fianco, su quel pavimento lucido. Con un movimento morbido fece scansare le mani dal viso a Yaku e lo osservò con sguardo dolce e comprensivo.

"accadrà anche quello, lo sappiamo già"

"n-non credo di poterlo sopportare"

"lui dimenticherà, ma noi no. Ciò che accade non sparisce se viene dimenticato, ciò che siete stati e che siete tutt'ora rimarrà per sempre. Se lui dimentica non vuol dire che voi non siate più amici"

"ma come si fa ad essere amico di uno che non sa chi sei?"

"tu ricorderai per entrambi. Gli racconterai di come vi siete conosciuti, di come avete giocato a pallavolo insieme, di come mi avete fatto diventare matto con i vostri scherzi"

Finalmente il castano riuscì a strappare una risata al più basso e a quel punto lo strinse in un abbraccio consolatorio.

"sapevamo che sarebbe accaduto, pensavamo di essere pronti, ma non si è mai davvero pronti per queste cose. Ma noi ci sosterremo a vicenda e insieme sosterremo lui"

Diede un bacio sulla tempia a Yaku e gli accarezzò piano i capelli color sabbia.

"da quando sei così sdolcinato con me, Oikawa?" il più basso si riferiva agli abbracci, le carezze e al bacio sulla tempia. Sapeva che lo stava facendo per farlo sentire meglio, ma gli sembrava comunque strano da parte di quel ragazzo.

"da quando non lo fa più Suga con me. Non mi da più i baci sulle guance come una volta e non mi corre più incontro per abbracciarmi..." Tooru sospirò, si distanziò appena da Yaku e abbassò lo sguardo afflitto "...Forse sono queste piccole cose che mi mancano di più"

"il suo affetto gratuito"

"il suo affetto gratuito" ripeté a bassa voce Oikawa prima di alzarsi e tendere la mano al più basso, che ancora non aveva accennato a volersi tirare su dal pavimento.

Before you goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora