-23- se lo avessi saputo

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Lasciare Sugawara in ospedale, per Daichi, era diventata una routine, una crudele routine. Lo vedeva sedersi impassibile su quel letto anonimo e attendere che qualche medico si presentasse in stanza e lo mettesse al corrente delle sue condizioni. Il moro, dopo aver visto la camera da letto allegra, piena di colori e pupazzi del grigio, aveva pensato che, una volta ricoverato, avrebbe portato un po' di quell'allegria anche nella camera d'ospedale, ma, dopo diversi mesi, quella stanza si presentava ancora spoglia.

Se ne andò comunicandogli che sarebbe tornato a prenderlo per l'ora di pranzo e si incamminò verso il proprio ufficio, dove sarebbe rimasto inchiodato alla scrivania per le successive quattro ore.

[Sugawara, sto passando a prenderti, fatti trovare al cancello]

Daichi aveva fatto tardi, più del solito, ma sapeva che il grigio non glielo avrebbe fatto pesare. Come i giorni precedenti, gli scrisse di uscire dall'ospedale e di aspettarlo fuori. Fingeva fosse per risparmiare tempo, ma ciò che in realtà voleva era evitare di dover entrare in quell'edificio da solo.

Al ristorante vennero accolti entrambi con abbracci e saluti. Dopo mesi che Daichi si era presentato lì a mangiare, aveva guadagnato anche la fiducia dell'uomo robusto, che aveva scoperto essere il proprietario del locale.

Si accaparrarono il solito tavolino vicino alle cucine e attesero che qualcuno andasse a servirli. Era diverso tempo che il moro non doveva più ordinare, ormai preparavano il suo piatto, la semplice pasta al sugo, senza che lui la richiedesse, così come preparavano la cacio e pepe al grigio.

"pazza la pizza è il ristorante che preferisco" esordì Sugawara guardandosi intorno con occhi luminosi. Raramente diceva il nome del ristorante, di solito lo definiva il ristorante di Yaku, ma, piano piano che le memorie si andavano consumando, lui cambiava anche i propri modi di dire, o più semplicemente ne creava di nuovi, come se stesse vivendo per la prima volta.

"anche io" ammise Daichi alzando lo sguardo e incrociandolo con quello preoccupato di Yaku. Alzò una mano e gli fece segno di raggiungerli, aveva un buon presentimento, sentiva che quel giorno Sugawara avrebbe riconosciuto il suo migliore amico.

Yaku mosse lentamente i propri piedi e si diresse verso il tavolino occupato dai due ragazzi. Aveva gli occhi di tutti puntati addosso. I camerieri, la cassiera e il proprietario avevano assistito più volte alla confusione del grigio e alla reazione afflitta del cuoco e desideravano, tanto quanto Daichi, che per quel giorno potesse venir riconosciuto dal suo migliore amico.

"c-ciao" disse flebilmente Yaku una volta raggiunto il tavolo. Lanciò un'occhiata al moro e poi spostò la propria attenzione su Sugawara che, non appena lo vide, si alzò in piedi e lo strinse forte. Rimase interdetto da quel gesto improvviso del grigio, ricambiò l'abbraccio e si aggrappò con le mani alla maglietta del più alto. Affondò il viso nell'incavo del collo del grigio e ne respirò il profumo di vaniglia, che di volta in volta si attenuava.

"Ya-Yaku, mi dispiace per aver fatto quella scenata in palestra. Perdonami ti prego"

Fu in quel momento che il cuoco lasciò cadere le braccia lungo i propri fianchi e puntò gli occhi lontano, mentre piano si coprivano con un velo di lacrime.

Il grigio lo prese per le spalle e lo distanziò per vederlo in viso, sembrava triste e preoccupato per quel suo amico, ma non sapeva che Yaku lo era anche più di lui.

Il più basso scosse la testa e accennò un sorriso, posò la mano aperta sul petto del grigio e ne sentì il battito cadenzato contro il palmo.

"non ti preoccupare, Suga. So che hai ricevuto una brutta notizia, sei perdonato. G-giuro che non ti abbandonerò mai, rimarrò al tuo fianco fino alla fine"

Diede le spalle ai due ragazzi seduti a tavola e si incamminò di nuovo verso le cucine. Serrò i pugni e strizzò gli occhi, dai quali scesero giusto un paio di lacrime, nulla di più. Si sentì stringere il gomito da dietro e arrestò il passo, sapeva che non era Sugawara perché altrimenti avrebbe riconosciuto la stretta.

"D-Daichi, che vuoi?"

"che significa? Per cosa si è scusato?"

"per una litigata avvenuta l'ultimo anno del liceo. Al tempo non sapevo perché fosse stato così turbato quel giorno, tanto da arrabbiarsi per delle sciocchezze, poi ho scoperto che quel giorno era andato a ritirare i risultati di un test fatto in ospedale e aveva appena scoperto di essere malato. Se lo avessi saputo gli avrei risposto come ho fatto oggi, invece quella volta, quando è venuto a scusarsi, gli ho detto che i problemi personali dovevano rimanere fuori del campo da pallavolo. Mi sento ancora in colpa per come gli ho risposto quel giorno"

"non devi sentirti in colpa, non lo potevi sapere"

"ero il suo migliore amico, avrei dovuto immaginarmelo"

"cosa? Che era malato? Che aveva appena iniziato il proprio percorso verso la f..."

"NON LO DIRE" il suo urlo fece voltare tutti i clienti, che però tornarono a disinteressarsi di quei due ragazzi quasi subito.

"cos..."

"non dire che sta giungendo alla fine, che ha intrapreso la via di non ritorno, non lo dire mai più. Tu sei arrivato poco tempo fa, ma io ci sto dentro da anni, se cominci a pensare che è solo un morto che cammina, non riuscirai più a vedere Sugawara per come è realmente"

"come è realmente? Dimmelo, perché al momento mi sfugge" dovette ammettere il moro, che piano piano si stava dimenticando di come fosse stato il grigio prima di iniziare a mostrare i sintomi della malattia.

"non è un malato terminale, il Suga che conosco è un eterno bambino, spensierato, allegro, quello che vede del buono in tutti, colui che ti sorride in qualsiasi momento. Suga tende la mano per aiutare anche quando è lui che sta affogando. Lui è una persona pura, unico nel suo genere, insostituibile. Suga è Suga e nessuno è al suo livello. Nessuno potrebbe mai sostituirlo, quindi, per favore, non ricordarmi che se ne sta andando, perché già so che senza di lui non posso sopravvivere"

Yaku diede di nuovo le spalle al moro e si andò a chiudere in cucina dove avrebbe iniziato a preparare il piatto preferito del suo migliore amico, proprio come aveva fatto negli ultimi nove anni.

Non uscì più dalla cucina finché un cameriere andò a chiamarlo per avvertirlo che Sugawara e Daichi se ne stavano andando. Arrivò all'ingresso del ristorante con il grembiule tra le mani intento a pulirsi dal sugo.

Inspirò profondamente e mostrò il più ampio sorriso possibile, era il minimo che potesse fare per il suo amico. Il grigio gli si avvicinò, lo abbracciò e gli sorrise a sua volta.

"ci vediamo in palestra per l'allenamento" disse prima di voltarsi e imboccare l'uscita del ristorante.

"mi dispiace" bisbigliò il moro prima di seguire il grigio fuori.

-quanti anni indietro sei tornato?- si chiese Yaku mentre con le spalle piegate tornavain cucina dove il lavoro lo attendeva.

Before you goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora