-24- dove sono?

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[cosa fanno due pidocchi sulla testa di un pelato?]

Daichi uscì dalla doccia e, con le mani ancora bagnate, prese il cellulare che aveva appena suonato. Si stupì di trovare un messaggio del grigio, raramente ormai gli scriveva per primo, di solito era lui a dover dare inizio ad una conversazione. Alzò lo sguardo verso lo specchio appannato e, dopo aver passato il palmo sulla superficie liscia, si specchiò nello spicchio liberato dalla condensa. Si scrutò in volto, aveva delle leggere occhiaie perché quella notte Sugawara aveva pianto e lui era rimasto sveglio per consolarlo, ma per il resto sembrava stare in forma.

Tornò con l'attenzione allo schermo che aveva abbassato la luminosità in procinto di spegnersi. Picchiettò con il pollice sul cellulare per farlo illuminare di nuovo e poi aprì la casella di testo per rispondere al grigio.

[si sono persi?]

[Si tengono per mano per non scivolare]

Gli scappò un risolino nel leggere la risposta all'indovinello, trovava ironico il fatto che il grigio si stesse dimenticando alcune cose importanti, come gli anni passati a scuola seduto al banco, ma che gli indovinelli li riusciva sempre a tirare fuori. Trovava contorto il modo in cui la mente decidesse che ricordi buttare e quali mantenere.

Sospirò mentre cercava un punto asciutto dove poggiare il cellulare e poi tornò a fare ciò che aveva interrotto. Doveva prepararsi perché altrimenti avrebbe fatto tardi a lavoro e non poteva permetterselo un'altra volta.

Le temperature si erano alzate ulteriormente e ormai si poteva andare in giro con le magliette a maniche corte. Dei petali di ciliegio non c'era più traccia, al loro posto, però, poteva rifarsi gli occhi con gli alberi da frutto, come l'albicocco o il prugno.

Passò sotto l'arco naturale creato dai rami dei ciliegi e gli tornò in mente quando un giorno ci aveva portato il grigio, il quale, euforico per quell'incredibile danza dei petali rosa, aveva iniziato a volteggiare su se stesso con il viso sollevato e le braccia aperte. Lì per lì, si era leggermente vergognato dell'esibizione del grigio, aveva attirato su di sé molti sguardi curiosi, ma ora sentiva la mancanza di quell'entusiasmo infantile che accompagnava la spensieratezza di Sugawara.

Sembrava quasi fosse diventato un adulto all'improvviso, ma, tutto ciò a cui riusciva a pensare il moro guardandolo, era che in realtà stava perdendo per strada se stesso.

La stanza dell'ufficio gli sembrava più attufata del solito, gli mancava l'aria e ogni tanto si alzava per muovere qualche passo, arrivava fino al cucinino e tornava indietro.

Il computer mostrava diverse schede aperte, alcune inerenti al lavoro, altre con ricerche riguardanti malattie che potevano lesionare i centri della memoria o portare ad amnesie. Perse le speranze quando si rese conto di non poter indovinare cosa avesse il grigio, non era un esperto in campo medico e fare una diagnosi sulla base di ciò che vedeva non era di certo la cosa più semplice da fare.

Avrebbe potuto sbirciare la cartella appesa al bordo del letto d'ospedale del grigio, ma lo riteneva ingiusto e così decise di rimanere all'oscuro, proprio come voleva Sugawara.

Sbuffò e andò indietro con la schiena, fissò il soffitto e si portò le mani incrociate dietro la testa.

-sopravvivrò-

Guardò a destra e sinistra, tutti lavoravano con la testa china sulla tastiera del computer, tutti tranne lui.

-è proprio questo il problema, io sopravvivrò, ma lui no-

Tornò con l'attenzione allo schermo del pc, chiuse tutte le schede che riportavano la voce malattie che causano perdita di memoria e tornò a concentrarsi sul lavoro, cosa che odiava, ma che doveva fare per guadagnarsi da vivere.

Before you goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora