-28- prima che tu vada

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Daichi correva, era uscito all'improvviso dall'ufficio e aveva cominciato a correre con direzione l'ospedale. In mano ancora stringeva il cellulare con l'ultimo messaggio ricevuto da Yaku che, nemmeno il tempo di richiuderlo, già si era trovato per strada con il fiato corto.

[Daichi, corri in ospedale. VELOCE]

Non una spiegazione, non un motivo per il quale si dovesse recare in ospedale di corsa. L'ansia gli chiudeva lo stomaco, ma faceva anche muovere più velocemente le gambe.

Erano passate tre settimane dalla sera del documentario dei pinguini. Era rimasto a dormire più volte in ospedale, nonostante volesse dire svegliarsi indolenzito e leggermente confuso. Quella routine aveva alleviato il dolore che provava per l'imminente perdita del grigio, in qualche modo cercava di illudersi che fosse solo un brutto sogno e che si sarebbe risvegliato nel proprio letto con al fianco Sugawara non malato.

In quelle tre settimane le condizioni del grigio erano andate peggiorando di giorno in giorno, prima aveva smesso completamente di dormire, testimoni le profonde occhiaie che contornavano i suoi occhi stanchi, poi aveva smesso di mangiare, tant'è che era stato attaccato alla flebo per evitare che si sciupasse ulteriormente, poi, per finire in bellezza, erano aumentati i suoi cambi di umore repentini, andandosi ad amplificare soprattutto gli episodi di rabbia e disperazione.

Daichi arrivò davanti quell'imponente edificio, si piegò un istante portando le mani alle ginocchia e poi riprese la propria corsa, stavolta con direzione la stanza del giovane amico.

Conosceva a memoria quei corridoi, non dovette nemmeno fermarsi un istante per controllare le strisce colorate lungo le pareti che distinguevano i vari reparti.

Arrivò davanti alla porta del grigio, inesorabilmente spalancata, ed entrò in fretta e furia. Guardò con occhi allucinati Yaku e Oikawa che si trovavano poco più vanti di lui e poi la sua attenzione cadde sul grigio, in piedi a pochi passi dai due ragazzi.

"D-Daichi" disse Sugawara con un sorriso ampio da un orecchio all'altro. Quel sorriso erano mesi che non lo vedeva, era il tipico sorriso spensierato che caratterizzava il grigio.

"lui ricorda, è lucido..." Yaku si voltò con le lacrime agli occhi "...Suga è tornato"

Il moro sfessurò la bocca, respirava affannosamente sia per la corsa, sia per ciò che gli era stato appena detto. Mosse velocemente un paio di passi lunghi e raggiunse il grigio. Lo guardò con un velo di lacrime a confondergli la visuale e gli buttò le braccia intorno al collo, stringendolo forte come non faceva da tempo.

Si aggrappò con le mani alla felpa blu che Sugawara indossava, la sua felpa, e cominciò a piangere, ma erano lacrime diverse da quelle che aveva versato negli ultimi mesi, queste erano lacrime di gioia, pura gioia.

"ehi, Daichi, calmati" il grigio passava la mano sulla schiena del moro per tranquillizzarlo. Disegnava degli ampi cerchi e con l'altra mano gli accarezzava la testa, percependo i capelli solleticargli i polpastrelli.

"s-sei tu, sei t-tornato" disse il moro tra un singhiozzo e l'altro.

Oikawa lasciò scendere una lacrima, che salata andò a riflettere con la propria scia la luce artificiale della stanza, e Yaku sorrise nel vedere la reazione di Daichi. Tutti erano contenti di riavere il vecchio Sugawara, ma erano consapevoli che non sarebbe durato a lungo, i medici li avevano avvertiti subito quando erano arrivati in ospedale.

"eventi del genere succedono, momenti di lucidità, come se nulla fosse mai accaduto, ma durano poco, di solito qualche ora, delle volte minuti, ma molto raramente si prolungano per dei giorni"

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