𝓤𝓷𝓻𝓮𝓺𝓾𝓲𝓽𝓮𝓭 𝓛𝓸𝓿𝓮

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Una lunga battaglia aveva occupato il suo tempo: Pitone, un terribile ed enorme serpente, talmente egoista e avido da non curarsi delle azioni malvage che compiva - quali invadere e saccheggiare le abitazioni dei poveri abitanti di Delfi -, era finalmente stato sconfitto dal giovane che teneva tra le mani un arco ormai logorato dalla quantità di frecce scoccate, il corpo della creatura ormai priva di vita giaceva al suolo, spargendo il suo sangue sul terreno, ed erano ben visibili le mille frecce che l'eroe aveva utilizzato per ucciderlo.
Il suo petto seguiva in modo frenetico il respiro, che via via andava a rallentare, e i suoi biondi capelli ricci ricadevano umidi sulla fronte che ornava il viso stanco ma soddisfatto, le labbra piene si piegavano in un ghigno compiaciuto e le ali candide si innalzavano verso il cielo.
Il giovane Jimin, dio del sole, di tutte le arti, della musica, della poesia e delle arti mediche, era un ragazzo che tutti avrebbero potuto invidiare: con il suo bel viso, caratterizzato da occhi stretti e scuri, il naso piccolo e delicato e le labbra piene e rosee, e il suo fisico ben definito, egli era in grado di far cadere ogni uomo o donna, dio o dea, ai suoi piedi.

Già nei pressi del monte Olimpo, tutti conoscevano la grande impresa del dio che stava, finalmente, tornando e ciascuno desiderava complimentarsi col giovane, egli rispondeva con un cenno del capo sorridendo, ma non possedeva alcuna voglia di ascoltare e fu per questo motivo che si affrettò ad entrare in casa potendo, finalmente, rimuovere quegli indumenti pregni di quella battaglia, che gli era parsa senza nessuna fine, e fare un bagno per cancellare l'odore del sangue appartenente a quella bestia priva di cuore.
Quando fu finalmente soddisfatto di se stesso, decise di recarsi in cortile, all'aria aperta, prendendo con sé la propria Lira dalla quale mai si separava. Cominciò ad intonare una dolce melodia, essa esprimeva gioia e gloria ma, infondo infondo, anche un po' di malinconia, come un brutto presentimento riguardo al futuro. Durante il suo tragitto si imbatté nel dio dell'amore, Eros, la cui attenzione era completamente catturata dall'arco che teneva tra le mani, continuava a mettere alla prova la sua resistenza tirando la corda con le mani e, di tanto in tanto, recuperando una freccia dalla faretra che portava dietro la schiena, fingendo di volerla scoccare.

Nel momento in cui gli fu abbastanza vicino, Jimin interruppe la melodia e si schiarì la gola esigendo l'attenzione dell'altro, riuscì nel suo intento e sorrise.
«Oh, Jimin! Che piacere rivederti, hai compiuto un'impresa straordinaria e ti faccio i miei più sentiti complimenti», fu gentile il dio dell'amore nei confronti del nominato, egli non era, però, della stessa idea e lo provocò.
«Uhm, nulla di che, un gioco da ragazzi per un vincente come me, ma grazie», ribatté con fare annoiato il biondo.
«Buon per te, allora...», disse l'altro non avendo parole con cui rispondere.

«Senti un po'...», cominciò il dio del sole, «non credi che quell'arma sia un po' troppo complicata da maneggiare? Insomma, per uno come te, intendo dire», concluse ghignando.
«Che vuol dire?»
«Voglio solo dire che... per avere destrezza con quel tipo di armi bisogna esser forti guerrieri, valorosi guerrieri, ed è chiaro che tu non lo sia».
Eros, che mai alzava la voce, mai perdeva la pazienza, cercò la risposta più pacata in assoluto e parlò:
«Come mai credi ch'io non sia valoroso? Posseggo il potere più grande di tutti, l'amore, come credi che potremmo sopravvivere senza di esso?»
«L'amore porta con sé soltanto sofferenze», replicò amaro il biondo.
«La guerra ne porta altrettante, la morte ne porta ancor di più, non riesci a comprendere che l'amore è tutto ciò che ci resta quando non abbiamo più nulla con noi?»
«Io ho la mia Lira, ho i miei compiti da svolgere, ho una miriade di cose con me; non porta a nulla riflettere su qualcosa di astratto come un sentimento del genere», Eros cercò di comprendere queste parole, ma proprio non ci riuscì; come si poteva pensare che quel sentimento che lega tutti noi, fosse soltanto una mera fantasia?
«Credi sia semplicemente un "sentimento astratto"? Mai hai provato tale sentimento! Soltanto chi non ha percepito l'amore sulla propria pelle parla in questo modo, mai hai sentito su di te la meravigliosa idea di essere innamorato, perché, allora, parli senza alcuna conoscenza od esperienza?», chiese infastidito il dio dell'amore.

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