Capitolo Sette: Un migliaio di elementi mancanti

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Jessica

Reece Bremer era un complicatissimo enigma.

Sicuramente ha lasciato il segno a scuola, nonostante non penso sia uno dei più bravi. I pettegolezzi viaggiavano velocemente tra i corridoi scolastici, le bugie appena sussurrate ed i commenti poco carini, non erano di certo una novità. Gli studenti reagivano alla presenza di Reece in modi diversi.

Molti di loro erano pervasi da un senso di paura e ansia quando Reece era nella loro stessa stanza. Quando lo vedevano in giro facevano di tutto per evitare un contatto visivo diretto con lui. Si poteva notare, però, come si guardavano tra loro quando lui era ormai già andato via. Non riuscivo a comprendere queste reazioni. Stare al fianco di Reece, negli ultimi giorni, mi aveva fatto capire che sicuramente non era il colore più brillante all'interno della confezione. Se il nero rappresentasse la freddezza, l'intimidazione ed un broncio perenne sul viso, beh, direi che fosse palese che questo si addicesse maggiormente alla sua personalità.

Poi c'erano coloro il cui odio represso e il disprezzo pompava nelle vene come fosse sangue. Un semplice cenno del capo o anche un'occhiataccia soddisfaceva la volontà di Reece di non avere nessuno nella sua traiettoria.

Molte persone, invece, facevano parte della categoria a cui non interessava di lui. Se stavi fuori dal suo campo visivo, non avresti mai visto il suo lato cattivo. Semplice, no? Questi erano gli studenti che rispettavo. Perché, per qualche strana ragione, a Reece piaceva stare da solo. Voleva essere lasciato in pace e questo portava ad un numero limitato delle persone che potevano interagire con lui, in pratica, solo Kyle.

E me.

E Charlotte, naturalmente. Ma questa è colpa mia.

Infatti, Charlotte era rimasta sconvolta quando aveva scoperto che avevo parlato con Reece - o meglio, che avevamo avuto delle vere e proprie conversazioni. Non sapevo il motivo per cui l'avevo fatto. C'era qualcosa in Reece che mi dava la sensazione che sarebbe stata la persona più acida che avrei avuto l'onore di conoscere nella mia vita. E anche attraente, ma questo è un altro discorso.

Il fascino di Reece non riguardava il suo lato estetico, nonostante questo fosse innegabile. Non ero una di quelle ragazze che faceva gli occhi da cerbiatta o dei risolini patetici quando riceveva uno sguardo da una persona dall'aspetto duro. Non ero una cacciatrice di bad boy e soprattutto non volevo che il mio cuore venisse spezzato in mille pezzi.

La mia curiosità nei suoi confronti esplose dal momento in cui era stato in grado di distinguersi dalla massa.

Avevo imparato molto da quando Reece era al mio fianco, ma ciò che mi spaventava di più era il fatto che avesse compreso molto di me, più di quanto ogni altra persona fosse stata in grado, solo guardandomi. Avevo paura che scoprisse la vera me.

"È così strano, non pensi che sia bipolare?" Mormorò Charlotte. Si distese, guardando le sue mani incrociate. Dopo il mio piccolo incidente con Reece nel vicolo, ero corsa da Charlotte. Le constatazioni di Reece non facevano preoccupare solo me, ma anche la mia amica sembrava essere nervosa. Eravamo sedute sul letto di Charlotte e avevo appena finito di raccontarle ciò che era successo neanche trenta minuti prima.

Strinsi gli occhi. "Cosa?" Chiesi incredula.

"Pensaci," insistette, "un secondo prima si comporta come se odiasse il fatto che gli ronziamo intorno, e quello dopo sembra voler esercitare il diritto di ottenere da te qualsiasi informazione lui voglia."

Aprii la bocca in segno di stupore. "No, non lo è!" Esclamai, il mio tono si alzò di qualche ottavo.

"Oh, si lo è". Il suo tono deciso mi fece impallidire.

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora