Il cavaliere

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Vivienne amava giochi raffinati, come quelli dei flebili raggi sulle pareti. Ma soprattutto, amava non essere colta di sorpresa. Per questo motivo, quando un passo rimbombò nella sua casa, il suo cuore si arrestò.

Chi poteva essere? Da dove veniva? Come era arrivato da lei? La donna si voltò e contrastò quel sentimento che non provava da tanto tempo.

Fu un semplice ragazzo a svoltare l'angolo, troppa poca strada sotto alle sue suole per poter comprendere appieno la paura...o il dolore. Si stupì così tanto, nel vederla, che arretrò di mezzo passo. Vivienne sorrise, accondiscendente, mentre gli ingranaggi della sua nobile mente iniziavano a cercare, con disperazione, dove avesse già visto quel volto incorniciato da riccioli d'oro.

"Buonasera, cavaliere" Il ragazzo rimase a bocca aperta. Era giovane per vestire un'armatura così elaborata...e rumorosa. Il metallo riecheggiava sui cristalli, le cui vibrazioni si univano all'incessante gocciolio dell'acqua. Solo l'armonia dell'universo poteva risuonare, laggiù.

"Madame, cosa ci fate quaggiù?" rispose lui, riprendendosi d'un fiato. Le fece un inchino impeccabile, ma Vivienne lo fece rialzare con un cenno della mano. Un nobile? Nella grotta del lago?

"Dovrei esser io a farvi questa domanda, non vi pare, cavaliere?" Continuò.

"Non sono un cavaliere" Rispose lui, abbassando lievemente lo sguardo.

"Chi siete, allora?" Un sorriso ironico si aprì sul volto del ragazzo. Vivienne dovette stringere la sua veste di seta color notte fra le dita per non rispondere con rabbia. Non sopportava gli irrispettosi.

"Come potete non conoscermi? Tutti sanno il mio nome..." Scherzò, infine, lui. E per l'ennesima volta nella sua lunghissima vita, Vivienne si chiese perché le principesse preferissero proprio i damerini strafottenti coi capelli d'oro zecchino e gli occhi di zaffiri. L'unica volta che aveva amato qualcuno...

"Temo di esser l'eccezione alla regola, mio caro. Come siete arrivato fin qui?" Chiese, mascherando la curiosità con l'ammirazione. Il giovane apprezzò e abbassò la guardia.

"Cercavo una scorciatoia io...vedete, il regno è in una situazione precaria e..." La politica, Vivienne avrebbe voluto scoppiare a ridere. Niente era mai stato più volubile degli sforzi degli uomini di andare d'accordo. "...mi serviva una scorciatoia. Ho notato l'ingresso della caverna nel terreno e sono entrato. Non mi aspettavo tutti...tutta questa bellezza, capite che intendo?" Si riferiva ai cristalli e Vivienne lo capiva eccome. Aveva gli occhi pieni di sogni, estasiato dalle rocce che lo circondavano.

"Allora devo darvi una brutta notizia. L'altro sbocco della caverna è in fondo al lago." Gli occhi del ragazzo tornarono su di lei. Ora era la paura a dilagarvi libera, ma riprese controllo di sé in fretta.

"Grazie, mi avete risparmiato un viaggio a vuoto. Allora penso che dovrei andare..." Mormorò, pensoso, per poi voltarsi. Vivienne ammirò, suo malgrado, la sua forza d'animo. C'era qualcosa che oscurava il suo cuore.

"Dove dovete andare, cavaliere?"

"A salvare mio padre" Ora la situazione si faceva interessante. Era da quando il ragazzino se n'era andato che non aveva notizie da fuori. Vivienne rifletté intensamente e l'occasione di trarne vantaggio fu così facile da trovare da metterla quasi sull'attenti. Quasi...

"Come pensa un cavaliere di salvar qualcuno senza una spada?" Punto sul vivo, il ragazzo si fermò. Ebbe la decenza di non parlare. "Fate un patto con me" Proseguì Vivienne.

"Perché dovrei?" Chiese lui, costernato. "Non so per chi mi abbiate preso, ma non ho bisogno della pietà di una donna sola in una caverna. Non so perché siate qui, ma state pur certa che..."

La caverna di cristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora