Capitolo 23

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Amy

«Ma cosa vi è successo oggi? Siete lentissimi, su, forza che è domenica e arriverà un sacco di gente a comprare i dolci!»
Riempio un altro dolcetto di pasta frolla con crema al limone, per poi decorarlo con i frutti di bosco. Sono sfinita. A Parigi c'era un po' di più calma ma adesso che mi trovo in Italia non posso dire altrettanto.
Mi trovo a Napoli, in una delle scuole di pasticceria più importanti della regione, e il nostro amatissimo insegnate ha deciso che stamattina avremmo lavorato nella sua pasticceria per farci vedere da vicino quanto può essere complicato.
E lo è, credetemi. Sono appena le dieci del mattino ed è già venuta un sacco di gente per acquistare i dolci, diciamo che qui si usa tanto, soprattutto di domenica. Quindi, anche se abbiamo tutto pronto, non dobbiamo mai fermarci perché è prevista molta più folla verso mezzogiorno.
O almeno così c'è stato detto.
«Dai su, rifocillatevi un attimo». Sembra che la situazione si sia attenuata e tiro un sospiro di sollievo.
Annuiamo in silenzio mentre lui lascia la cucina.
«Di questo passo cambio mestiere».
Stefany sembra sul punto di esplodere e per quel poco che ho imparato a conoscerla posso dire che è una persona un po' debole e facilmente arrendevole.
«Non credo aprirò una mia pasticceria» afferma.
Ecco, appunto.
«Beh, questo è un lavoro faticoso, lo abbiamo sempre saputo» Alex si tampona un po' la fronte e diversamente dalla nostra collega sembra molto tranquillo. «Inoltre, credo che ci faccia bene venire qui nel week end, è importante capire come funziona una pasticceria, quanto lavoro ci vuole, i tempi, come gestire il tutto e anche il rapporto con la clientela gioca un ruolo fondamentale. Credo che Angelo ci stia facendo un grosso favore».
Concordo in pieno e gli sorrido.
«Sicuramente, ma non so, non credo che riuscirei a sopportare questi ritmi».
Mi astengo dal risponderle ma purtroppo, Alex da voce ai miei pensieri.
«Se non ci tieni a fare questo lavoro allora perché sei venuta qui? Avresti potuto cedere il posto al qualcuno di più interessato».
«E perdermi l'occasione di imparare e vedere Parigi e l'Italia?»
«Sei venuta solo per questo?» incredulo, il mio amico smette di guardarla.
«No, ovvio che no... ma non credo di voler aprire una mia pasticceria, tutto qui. A volte si parte con un'idea e si torna con un'altra».
«Probabilmente ti stai facendo prendere dall'ansia, può succedere» sorrido per placare gli animi, «dai smettiamola e mettiamoci al lavoro, sento un bel vocìo di là».
Apro un po' la porta e scruto la sala, è piena, di nuovo!
«Oh, Ngiolè, un chilo di dolci, ramm chillu babbà».
Chiudo la porta, non capisco molto di quello che dicono, fatto sta che sembrano apprezzare tutti.

Casa dolce casa.
Finalmente, non vedevo l'ora di farmi una doccia e rilassarmi un po'.
Mi tuffo sul letto e attendo che Alex si lavi, ho dato a lui l'onore di lavarsi per primo ma solo perché così posso godermi di più la doccia.
Chiudo gli occhi e mi immagino di essere a San Diego, sulla spiaggia, con Daniel.
Oh Dio.
Daniel!
Ho completamente dimenticato di chiamarlo.
Afferro velocemente il cellulare e trovo vari messaggi su whatsapp.
Piccola ma che fine hai fatto?
Amy oggi c'è il battesimo della bambina, vorrei sentirti prima di andare.
Amy ma dove sei finita?
Ok... inizio a preoccuparmi.
Cazzo! Vuoi rispondere?
Oh, no, sarà arrabbiatissimo.
Premo velocemente il tasto chiamata ma purtroppo non risponde, così provo a videochiamarlo.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Quattro. «Amy ma che cavolo, sei viva!»
La sua voce agitata e preoccupata mi fa battere il cuore «Scusami, è che tra il fuso orario, il lavoro... scusami, sono sfinita».
«Tutto bene?» mi chiede, ora più calmo.
«Si, sono solo molto stanca, mi manchi».
Lo vedo un po' sfocato per via della scarsa connessione, però mi basta.
«Anche tu mi manchi. Qui è mattina, tra poco ci sarà il battesimo di MYa».
«Lo so, invece qui è tardissimo».
«Come mai sei tornata a casa così tardi?»
«Abbiamo lavorato in pasticceria e poi usciti dal lavoro siamo andati a bere qualcosa. Qui è molto bello, pensa che Tursi ci ha invitato a mangiare una pizza domani sera da uno dei più famosi pizzaioli di Napoli».
Daniel mi sorride, «Chi?»
«Non lo so, so solo che la pizzeria si chiama Da Michele, dice che è una delle pizzerie più antiche di Napoli».
«Mmh, allora ci sarà da leccarsi i baffi».
Restiamo in silenzio per un po' e per rilassarmi cerco di concentrarmi su Daniel per scacciare via tutti i pensieri brutti perché, anche se sono certa che lui provi dei sentimenti per me, ho sempre il terrore che possa succedere qualcosa.
La lontananza non è semplice e sto sperando con tutte me stessa che questi ultimi due mesi passino più veloce della luce. Vorrei poterlo vedere, abbracciare e pensare di non poterlo fare mi causa un dolore all'altezza dello stomaco, e poi a questo si aggiunge la paura di ciò che lui starà facendo, considerando che non ci sentiamo costantemente.
«Amy ci sei?»
Interrompo il flusso dei miei pensieri e mi concentro su di lui cercando di non fargli notare la mia faccia disperata.
«Si, eccomi».
«Ehi, devo andare, riposati, ci sentiamo più tardi». E prima che io possa rispondere lo schermo si blocca e la chiamata cade, lasciandomi di nuovo nel silenzio.
So che le mie paure sono infondate, non credo che Daniel mi farebbe mai del male, voglio dire, è Daniel ma è anche vero che siamo a chilometri e chilometri di distanza. Quando qui è giorno da lui è buio e viceversa, è tutto così complicato che a volte ho paura che possa tradirmi o stancarsi di questa situazione.
«Ti prego, smettila di farti male».
Alex con indosso il suo pigiama blu notte con sopra disegnata una luna, mi ammonisce.
«Non sto facendo nulla».
«Invece sì. So che hai paura ma devi avere fiducia in lui. Questi ultimi mesi scorreranno veloci, ne sono certo e poi, il prossimo week end sarà tutto libero, puoi sempre tornare un po' a casa».
Porto un braccio sugli occhi affranta «Non credo proprio che potrò tornare da lui».
«Allora vuol dire che andremo a divertirci. Ora fatti una doccia e riposati che domani mattina voglio uscire per un aperitivo».
Detto questo, spegne la sua lampada e mi volta le spalle.
Afferro la mia roba e mi chiudo in bagno. Mi guardo allo specchio e mi ripeto che posso farcela, che andrà tutto bene, peccato che la mia espressione cozzi completamente con il mio pensiero.

Daniel

Mi manca.
Ho paura che la distanza che si è frapposta sia troppa e non riesco più a resistere. Sono continuamente nervoso e a tratti irascibile, inoltre, e non meno importante, non riesco a passare troppo tempo a telefono con lei, nonostante mi manchi tantissimo.
Vorrei che fosse qui.
Vorrei poterla abbracciare, baciare, invece siamo a chilometri di distanza e anche se manca un mese al suo ritorno sento che sto impazzendo.
Ho bisogno di averla qui, di toccarla anche solo per un attimo.
Puntualmente, invece, mi sveglio la mattina e lei non c'è e quando ci sentiamo, Dio mio, la connessione va talmente di merda che mi stanco facilmente.
Fisso il soffitto della mia camera in silenzio, respiro pesantemente all'ennesimo pensiero che mi mette una pressione addosso incredibilmente brutta.
Un peso, all'altezza dello stomaco che non riesco a scacciare.
Ho bisogno di distrarmi, di fare qualcosa. Uscire con i ragazzi forse potrebbe aiutarmi. Passare un venerdì sera come si deve, come ai vecchi tempi, ovviamente, senza rimorchio.
Così, preso da un moto di vitalità organizzo la serata e prima di andare provo a chiamare più volte quella che dovrebbe essere la mia ragazza ma purtroppo per me il suo telefono risulta staccato.
Sbuffo nervosamente e lancio il cellulare sul letto in un momento di stizza.
Finisco di prepararmi, spruzzo un po' di profumo e indosso una giacca leggera.
«Io direi di bere qualcosa prima di andare al locale, che dite?» Steve stasera sembra abbia voglia di bere così, decido di tenergli compagnia. Ormai mi rimanere solo l'alcol.
«Io sono con te».
Non l'avessi mai detto.

La musica alta mi pompa nelle orecchie, sono al mio quarto cocktail ma sono ancora troppo lucido, mentre Steve è completamente andato.
«Non ti pare di stare esagerando?»
Phil mi lascia una pacca sulla spalla e scuoto il capo.
«No, tanto ce ne vuole per ubriacarmi».
«Senti dovrei chiederti un favore. Potresti ospitare mia sorella da te stasera?»
«Oh no, quella rompi palle di tua sorella no, ti prego».
«Per favore!» mi prega «Quando torno a casa mi aspetta una nottata di solo sesso con la mia donna, ho bisogno che lei non ci sia».
Sbuffo e in realtà penso a come Amy potrebbe prenderla. Cerco il cellulare per richiamarla e magari avvisarla di questo piccolo programma pero mi accorgo immediatamente di non averlo portato con me
«Merda!»
«Che c'è?»
«Devo aver lasciato il cellulare a casa, cazzo!»
«Credi possa darle fastidio?»
Questo non lo so e a quanto pare non lo saprò mai. «Senti...» ci penso su  «facciamo così, falla venire, poi avviserò io Amy una volta a casa».
«Se sarai in grado di farlo» ride.
«Su, che sarà mai qualche drink».
Ripeto. Non l'avessi mai detto.

Non ci capisco più nulla e Liam è completamente scomparso.
Con quel poco di lucidità che ancora mi resta cerco di avvistarlo tra la folla e anche se comincio a vederci doppio, sono certo che il mio migliore amico non sia nei paraggi.
Cerco di scavalcare la massa, ho davvero bisogno di sedermi, conosco i miei limiti e sta iniziando a girare tutto. Purtroppo per me non è un'impresa semplice, così, preso da un moto di stanchezza mi blocco in mezzo alla pista e quando mi sento afferrare il polso mi giro di scatto pensando finalmente che si tratti di Liam ma quella che mi ritrovo davanti è una ragazza che guardandola bene somiglia alla mia Amy. «Sei qui? Non posso crederci!»
Amy è qui.
Con me.
Per me.
La stringo tra le mie braccia e mi sembra un po' diversa, ma probabilmente è solo una sensazione, non la vedo da tanto tempo e mi sembra così diversa.
«Ti va di ballare?» mi chiede.
Non ci vediamo da due mesi e mi chiede di ballare? Comunque la seguo, felice di essere in sua compagnia. «Sono così felice che tu sia qui» biascico e l'afferro per i fianchi.
Appoggio la testa nell'incavo del suo collo e anche se il profumo mi sembra sconosciuto e troppo forte per quelli che sono i gusti della mia ragazza, mi rilasso lo stesso. Mi gira un po' la testa e lei mi stringe per tenermi fermo.
«Sei proprio carino sai?».
«Non dirai così quando andremo a casa e finalmente ti farò mia».
«Uhh» sospira eccitata. Allento un po' la presa, le sposto una ciocca di capelli e proprio mentre lo faccio, lei mi bacia.
Un bacio che di casto non ha proprio nulla e se proprio devo ammetterlo, neanche di Amy.

Cosa ne pensate? Cosa accadrà?

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