19. Tanti auguri

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«Emma!»
Due voci si sovrappongono nella mia testa mentre il mondo torna lentamente a fuoco, e con esso i ricordi degli ultimi cinque minuti. Forse posso fingermi morta. Sarebbe meno imbarazzante.
«Non scuoterla, potrebbe aver sbattuto la testa!»
La nota autoritaria nella voce di Cedric mi fa aprire gli occhi. Gira tutto. Gemo e li richiudo.
«Em? Mi senti?»
Percepisco delle mani fresche e delicate sul viso, e quando sollevo di nuovo le palpebre mi ritrovo gli occhi blu di Ced ad un palmo dal naso, che mi scrutano preoccupati.
«Questa volta non mi hai presa», biascico, tentando di buttarla sull'ironia.
Lui ride, ma la preoccupazione nella sua voce è evidente. «Non ti stavo tenendo d'occhio. Vedi che hai bisogno di un babysitter?»
Una volta che mi ha tirata a sedere, lo colpisco al petto con un sorriso dolorante. «Stronzo».
«Dio, Emma, stai bene?»
Il volto contrito di Ethan entra nel mio campo visivo, e non posso fare a meno di sentire una stretta al petto. Ho rovinato il suo diciottesimo compleanno. E la mia reputazione, ma quella era già compromessa.
«Sì, sto-»
«No, Em, non stai bene». Cedric mi corregge, lanciando un'occhiata cupa alla mia caviglia.
«Posso chiamare mia madre, ha il pomeriggio libero».
«Tua madre non è un'infermiera?» chiede Ethan, sempre più confuso dal nostro discorso.
Mi schiarisco la gola, a disagio sotto tutti quegli sguardi preoccupati. Come se non bastasse, arrivano anche Maya e Grayson, facendosi largo tra la folla.
«Emma!»
Mio fratello si inginocchia accanto a me con quella teatralità tipica degli Hawthorne e mi tasta la fronte, le guance e il collo. Gli tiro uno schiaffo sulla mano, indignata.
«Ma che fai?»
«Controllo che la temperatura corporea sia a posto! Ho letto su Google che-»
Alzo una mano per fermarlo. «Non voglio sapere altro».
«Em, dobbiamo andare in ospedale».
Questa volta è Maya a dirlo, preoccupata.
«Ospedale?»
Ethan sgrana gli occhi, e io mi sbrigo a rassicurarlo. «Va tutto bene!»
«Sì, ospedale, Moore», risponde invece Cedric, seccato.
«Ha una caviglia slogata», spiega Maya, dissipando finalmente ogni dubbio.
«Emma, ma sei pazza! Perché non me l'hai detto subito?» esclama Ethan, infilandosi le mani nei capelli.
«È stata veramente una mossa stupida sottovalutare la cosa», mi rimprovera invece Cedric.
«Em, sarai la mia fine! Mamma e papà mi uccideranno», piagnucola mio fratello.
Maya alza gli occhi al cielo e io lo guardo male.
«Che empatia, Gray».
«Mio padre è il primario del reparto di oncologia infantile al South Miami Hospital, può sicuramente trovare qualcuno che ti dia subito un'occhiata», propone Ethan.
Suo padre è pure un oncologo infantile! Oh Dio, Ethan Moore non potrebbe essere più perfetto di così. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, non so se per la commozione o perché il dolore alla caviglia è più intenso che mai.
«Che vuoi fare, Em?»
È la voce di Ced a riportarmi alla realtà. Jane, sua madre, è davvero adorabile e la conosco sin da quando avevo sei anni. Era sempre lei a metterci i cerotti sulle ginocchia quando giocavamo all'arrampicata e puntualmente ci facevamo male.
Distolgo lo sguardo dal volto di Cedric e lo sposto su Ethan, che mi osserva in attesa. Un'improvvisa pressione mi pesa sulle spalle come un macigno. Mi sento come se la mia decisione significasse schierarsi da una parte piuttosto che dall'altra, e non so cosa fare.
«Io-», balbetto.
«Basta così», si intromette Maya. Mi afferra per le mani e mi aiuta a tirarmi su, sostenendomi così da non farmi appoggiare il peso sulla caviglia. «Questa mascolinità tossica non serve proprio a nessuno adesso».
E con questa sentenza mi aiuta a raggiungere l'ascensore – a saperlo prima! – e poi il parcheggio. Grayson, Cedric ed Ethan ci raggiungono dopo pochi secondi, accanto alla macchina di mio fratello.
È Maya a decidere: «Andiamo all'ospedale».

Un'ora dopo, la consapevolezza di ciò che è davvero successo mi sta lentamente uccidendo. Vorrei sotterrarmi per la vergogna. Ethan ha trascorso il suo diciottesimo compleanno in ospedale perché sono svenuta di fronte a tutti i suoi amici. Questa frase continua a ripetersi nella mia testa da almeno quarantacinque minuti, e non so come farla smettere.
Suo padre è stato davvero carino, mi ha subito fatta visitare da un ortopedico, che ha decretato che la mia caviglia non è messa così male, ma non avrei dovuto continuare a sforzarla perché ho un'evidente slogatura. Poi ho dovuto chiamare mamma e papà ed aggiornarli sul mio soggiorno in ospedale. Mio padre stava per precipitarsi qui, ma per fortuna sono riuscita a trattenerlo. Vorrei seriamente evitare di presentargli il ragazzo per cui ho una cotta da quattro anni in questa particolare occasione. L'ultimo quarto d'ora in attesa del via libera del medico per lasciare l'ospedale, l'ho passato al telefono con lui a convincerlo a non precipitarsi fuori dal suo ufficio.
Non ho voluto far entrare nessuno, e dalle tapparelle abbassate della mia stanza bianca riesco a vedere Maya e Grayson che gesticolano in corridoio. Lei gli sta urlando qualcosa, poi scuote la testa e nasconde il viso dietro le mani. Mio fratello le dice qualche frase sommessa carezzandole una spalla, poi la abbraccia.
«Ew», commento, schifata.
Ho i conati. Tra l'altro sembra che io stia per morire, quando in realtà ho solo una caviglia slogata.
Cedric fa avanti e indietro lungo il corridoio, mentre Ethan guarda fisso a terra. Odio che si stia incolpando in questo modo, perché lui non c'entra assolutamente niente. È solo finito in un altro episodio di Emma e le sue scelte sbagliate, serie cult che viene rinnovata per una nuova stagione ogni anno da diciassette anni a questa parte.
Passano altri dieci minuti, quando Maya decide di ignorare la mia esplicita richiesta ed entrare nella stanza.
«Em».
«Non voglio sapere nulla», gemo.
«Volevo solo chiederti come ti senti».
Si avvicina con cautela e si siede sul mio letto.
«Non lo so, imbarazzata? Mortificata? Voglio morire».
«Ehi, non è una cosa carina da dire quando il tuo vicino di stanza sta affrontando una crisi respiratoria».
«Hai ragione», sospiro.
«Ethan è solo preoccupato per te, Em, non pensa che tu gli abbia rovinato il compleanno».
Chiudo gli occhi, imbarazzata. «Ti avevo detto che non volevo sapere nulla».
Sento la sua mano stringersi attorno alla mia. «Sul serio, Em, sei troppo melodrammatica».
E forse è il tono solenne con cui lo ha detto, ma scoppiamo entrambe a ridere.
«Ti rendi conto di quanto sono sfigata?»
«No, sei semplicemente goffa, perché quando si parla di Ethan ti agiti e fai cose stupide, come seminare vestiti per tutto il pavimento e rimanerci incastrata».
Sospiro di nuovo, sconsolata. «Hai ragione. Tra l'altro ho combinato tutti questi casini soltanto per farmi dare una seconda chance. Forse dovrei arrendermi, è evidente che non siamo destinati a stare insieme».
«Scusate».
La porta si apre di nuovo e sulla soglia compare proprio il diretto interessato. Mi sento arrossire all'istante. Maya mi lancia una breve occhiata, e io le faccio un cenno di assenso. Si alza e ci lascia da soli. Il mio cuore accelera i battiti quando Ethan si avvicina, passandosi una mano tra i capelli biondi come il grano. Nei suoi occhi è in corso una tempesta.
«Mi dispiace», mormora alla fine, sconsolato.
Mi si stringe il cuore. «Ti prego, non dispiacerti, è stata colpa mia».
«Sono io che ti ho costretta a fare quel tiro, Emma...»
«Sono io che non ti ho detto di avere una caviglia slogata».
Sorridiamo entrambi, e i suoi lineamenti meravigliosi si distendono. Si avvicina di qualche altro passo, fino a sedersi dov'era Maya prima. Il cuore mi schizza in gola, mentre cerco tra la mia materia grigia qualcosa di intelligente da dire. Ti prego, ti prego, ti prego...
«Sai, oggi ho capito una cosa».
Per fortuna è lui a prendere la parola. Cerco di mettermi seduta per guardarlo meglio, con scarsi risultati. Sembro un pesce che si dimena sul bagnasciuga.
«Aspetta, ti aiuto».
Ethan si china su di me e mi passa un braccio dietro le spalle. Credo che il mio cuore non abbia mai battuto così velocemente, e spero che non sia il principio di un infarto. Per fortuna sono già in ospedale.
Quando la mia schiena è ben posizionata contro il cuscino candido, Ethan mi lascia andare. Indugia qualche secondo sul mio volto, poi si tira indietro. Un lampo gli attraversa le iridi chiare, ed io per poco non svengo – di nuovo. Abbiamo avuto un momento? C'era qualcosa nell'aria? Forse sono solo gli antidolorifici...
Si schiarisce la gola. «Dicevo... oggi ho capito una cosa».
Non mi guarda mentre si tortura le mani, e io non so davvero dove voglia andare a parare. Poi la consapevolezza mi colpisce. Oddio... Vuole dirmi che si è accorto della mia ossessione per lui? Che sono pazza? Vuole denunciarmi? Non posso permettermi un avvocato, sono già in debito con mio padre di centocinquanta dollari per un orologio che non sono neanche riuscita a dargli!
Sto per andare in iperventilazione, quando Ethan dice: «Nel momento in cui sei svenuta mi sono sentito così impotente e inutile. Mi vergogno ad ammetterlo, ma non sapevo cosa fare e sono rimasto a fissarti sconcertato, poi ho provato a scuoterti. Una mossa davvero stupida, dato che potevi aver sbattuto la testa. Invece Cedric si è subito inginocchiato accanto a te, ti ha sollevato la testa e si è fatto portare dell'aceto da Mindy. Ti sei ripresa all'istante».
Resto senza fiato. Non sono sorpresa, perché Cedric sa sempre cosa fare, in qualsiasi situazione, ed ha il sangue freddo, non si fa mai prendere dal panico. Eppure mi scalda il cuore sapere di avere amici che si prendono cura di me. A partire da Maya e Seth, per finire con Liam e Cedric. Mi sento sempre al sicuro quando sono con loro.
Ethan continua: «Allora ho capito che io non ho degli amici simili, che farebbero di tutto per me, come Maya e Cedric. E forse sono io che sbaglio, perché non ho mai avuto un legame così forte con nessuno. Probabilmente è colpa della relazione con Taylor. Stavamo sempre insieme, e non avevo mai tempo per i miei amici, finché non si sono stancati di aspettare».
È possibile tirare un sospiro di sollievo e sentirsi commossi allo stesso tempo?
«Le persone giuste arriveranno prima o poi, è solo questione di tempo. Io sono stata fortunata perché le ho trovate subito».
Lui si asciuga rapidamente una lacrima, poi una breve risata abbandona le sue labbra. «Scusami. Non voglio piangere davanti a te. Di nuovo. Né lamentarmi di una cosa così stupida quando tu sei in un letto d'ospedale».
«Se la metti così sembra che io stia per morire», rido, nel tentativo di sdrammatizzare, e riesco a strappargli un sorriso. «E poi sono io a dovermi scusare. Hai trascorso il tuo diciottesimo compleanno in ospedale per colpa mia».
Ethan si volta verso di me, e le sue labbra si tirano in un ghigno furbo. «Per farti perdonare puoi accompagnarmi al saggio di mia sorella venerdì pomeriggio. Porta anche Daisy, hanno la stessa età, mi piacerebbe fargliela conoscere».
Apro la bocca per rispondere, ma la felicità, lo stupore e l'incredulità non lasciano uscire alcun suono.
«Se vuoi, ovviamente», si affretta ad aggiungere, arrossendo.
«Certo che voglio!» esclamo, terrorizzata all'idea che possa pensare il contrario.
«Allora venerdì abbiamo un appuntamento a teatro», mi fa l'occhiolino.
L'ossigeno abbandona i miei polmoni in un battito di ciglia.
Perdindirindina... il mio piano, in modo molto contorto, ha funzionato!
Ho un appuntamento con Ethan Moore!

Ciao fiori di campo!🙊

Emma si trova davanti ad una scelta difficile, ma Maya è intervenuta nella discussione rimettendo sia Ethan che Cedric al loro posto... come si fa a non adorarla?

Emma, poi, ha finalmente ottenuto il suo tanto agognato appuntamento con Ethan! Siete felici? 🥰

Lui è stato veramente un cucciolo in questo capitolo 🥺

Anche Cedric non scherza, e tornerà nel prossimo capitolo!

Cosa combineranno lui e Emma?

Lo scoprirete giovedì! 😁

Come sempre, vi ricordo la mia pagina Instagram (@xholdonpainends) in cui pubblico anticipazioni e contenuti extra 💘

Al prossimo capitolo! 🔜

-A

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