Capitolo 14

193 11 5
                                    

Quando Hanna richiuse il grande portone di legno, l'eco del tonfo si propagò per tutta la silenziosa dimora. Appese il capotto gocciolante all'attaccapanni, frizionandosi i capelli umidi per liberarsi dalle gocce di pioggia tra di essi. Sorrise, ripensando a James che la guardava saltellare sulla ghiaia come un puledro impazzito. Si incamminò per il lungo corridoio d'ingresso scuotendo la testa, lasciandosi dietro le impronte dei piedi fradici sul legno finemente lavorato del pavimento. Le scarpette ancora penzolanti tra le mani, mentre dei brividi di freddo le percorrevano la pelle pallida. Piccole ed effimere sensazioni, le stesse che la facevano sentire viva.

<<Hanna.>> La ragazza sentì la voce roca del padre richiamarla dal suo ufficio, l'unica stanza illuminata del piano inferiore. Doveva essere stato Jack la figura che James aveva intravisto osservarli dalla finestra.

Entrò nella grande stanza con passo felpato, trascinandosi fino alla sedia riservata agli ospiti di fronte al padre. Sotto lo sguardo attento di Jack, la ragazza lasciò cadere il paio di scarpette a terra, per poi scivolare sulla scomoda sedia di legno. Tirò fuori una sigaretta dalla sua borsetta con un gesto svogliato, strofinando i piedi nudi sul pregiato tappeto.

<< Forse mi sbaglio, ma quella non sembrava l'auto dei Burns>> disse Jack, mentre Hanna accavallava le gambe, afflosciandosi contro lo schienale della sedia tra uno sbuffo di fumo e l'altro. << Infatti, era l'auto di James Gould>> rispose lei con noncuranza, guardando il padre dritto negli occhi. Era così strano per lei mettersi contro di Jack in quel modo, eppure non poteva evitare di compiere ogni singolo gesto che potesse irritarlo. Aveva provato a parlarci, a convincerlo che quello che le stava chiedendo era troppo, ma Jack non voleva ascoltare ed Hanna iniziava ad essere stanca di sprecare il suo fiato.

<< Cosa ci facevi con lui?>> continuò a domandare Jack, mantenendo una calma apparente. <<È stato così gentile da riaccompagnarmi a casa>> rispose lei, allungandosi per raggiungere il posacenere sulla scrivania del padre.

<< A che gioco stai giocando Hanna?>>

<< Quello che gioca sporco sei tu papà, la mia mano è pulita.>>

Jack sospirò, lasciandosi cadere a sua volta conto lo schienale. Erano giorni che Hanna non lo vedeva e le sembrò più stanco del solito, ma finse che la cosa non le importasse. Doveva essere impenetrabile, spietata come il mondo che voleva inghiottirla.

<< Non posso sottrarmi dall'accordo con i Burns. Se ci fosse un altro modo non ti chiederai mai di farlo, ma ne vale la sicurezza della famiglia>> disse Jack, mentre Hanna scuoteva la testa ad ogni suo parola, fissandolo con lo sguardo ricolmo di delusione. << Io non lo sposerò mai>> sentenziò, mettendo nero su bianco quella che era la sua decisione definitiva. Jack non accennò il minimo segno di emozione, ma Hanna poteva leggere la preoccupazione nei suoi occhi.

<< Ma se tu mi dici la verità, possiamo provare a trovare un altro modo insieme. So degli affari tra Keen e i Burns, ma i Gould ci aiuteranno e...>> iniziò a dire, ma Jack la fermò, sbattendo il pugno sul rigido legno della scrivania, facendo sobbalzare Hanna per la sorpresa.

<< Nessuno ci può aiutare e tu sposerai quell'uomo! Se non lo farai, porterai alla rovina questa famiglia per uno stupido capriccio!>> urlò Jack, perdendo l'ultimo briciolo delle sua decantata pazienza. Hanna si alzò dalla sedia, tenendo la bretella della borsetta stretta tra le dita tremanti, tanto da far sbiancare le piccole nocche pallide.

<< Allora me ne andrò da questa famiglia, rinuncerò a ogni pretesa che il mio cognome mi concede, ma almeno avrò la libertà di scegliere. Sposare quell'uomo equivarrebbe a scolpirmi da sola la mia lapide e piantarla in giardino a fianco a quella della mamma! A pensarci bene, dovrei farlo, così ricorderai ogni giorni di come hai lasciato morire tua figlia per preservare il tuo maledettissimo orgoglio!>> urlò a sua volta Hanna, puntando un dito verso la finestra, indicando il luogo in cui sua madre giaceva da anni.

To Let Myself GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora