Cesare

201 13 11
                                    

CANZONE 1: How deep is your love, Bee Gees
Un botto.
Forte, assordante, terrificante.

Cesare scese dall'auto di corsa, il cuore in gola, o forse direttamente fuori dal petto; non ne aveva idea, era conscio solamente di essere terrorizzato.

Lasciò ogni cosa com'era: la macchina accesa, la radio che parlava a vuoto.

Non riusciva a sentire nessun altro suono dopo quel rumore, quel rumore così forte che sapeva di morte.
Si fece coraggio e fece un passo in avanti.

Una moto, una bella moto, una Harley, rossa e nera con un lungo graffio sulla fiancata.

Un corpo affianco, un casco sulla testa, dei capelli ricci che uscivano da esso, lunghi.

Il peggio.
Cesare pensò al peggio.

Poi, dopo un secondo, il casco si mosse, e non solo quello.
La persona si tirò su a sedere e cercò di levarsi quel casco che tanto le schiacciava la testa.

Cesare sentì un macigno levarsi dal petto e le corse incontro.

"Posso aiutarti?" Disse, mentre il casco veniva definitamente rimosso e lui si ritrovava davanti a degli occhi di un marrone color castagna, intensi.

"Si, mi servirebbe una mano per alzarmi, ho paura di essermi rotta una caviglia" Disse la ragazza dai lunghi capelli ricci.

Cesare le tese la mano e, appena lei la strinse, sentì una scarica di adrenalina corrergli lungo il braccio, dritta al cuore.

Lei fece una smorfia di dolore quando appoggiò per sbaglio la gamba destra.

"Vieni, sediamoci sul marciapiedi, poi chiamiamo l'ambulanza" Disse lui, cercando di concentrarsi sulla situazione e non su quello che sentiva nel cuore.

La ragazza annuì, saltellando fino al marciapiede, appoggiandosi a lui per non cadere.

La fece sedere, controllando che fosse tutto a posto e si concesse di guardarla un secondo di più.

Notò che, oltre al giubbotto rinforzato da moto, rosso e nero come quella, portava dei jeans neri, tagliati sul ginocchio destro, gamba che già le faceva male, da cui usciva del sangue.

Lei si passò una mano sul volto, mentre tremava come una foglia.

"Tutto ok?" Chiese lui, mentre componeva il 118.

Lei annuì, senza guardarlo.

In quel momento risposero al telefono così avvisò l'ambulanza e subito dopo chiamò i carabinieri, pronto ad avvisare anche loro.

Non le staccò mai gli occhi di dosso però, attento ad ogni suo gesto e movimento.

Lei tremava, probabilmente a causa della scarica di adrenalina per quello che era appena successo.

Non appena ebbe chiamato chi di dovere, si risedette di fronte a quella ragazza.
Lei aveva ancora le mani sul viso, strette.

Non seppe dove trovò tutta quella confidenza, ma appoggiò le sue di mani su quelle di lei e, con delicatezza, gliele spostò.

Lei lo guardò, la determinazione di poco prima scomparsa.

Quegli occhi color castagna erano diventati due grandi pozzi neri.

Cesare si incantò a guardarla, era ammaliato.

"Sei al sicuro ora" Le disse, in un sussurro.

Lei annuì, stringendogli forte la mano.

"Mi dispiace, sono stato un idiota, ero distratto, stavo facendo tardi a lavoro, io..." Disse lui, scusandosi.

Lei gli strinse forte la mano, senza dire una parola.
I suoi occhi parlarono per lei; lo aveva già perdonato.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 31, 2020 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Lettere a ritmo | Raccolta di OS | Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora