«Sanem, se credi davvero che io possa fare una cosa del genere, allora....» Lui mi guarda, io guardo lui. Vorrei dirgli tante cose ma dalla mia bocca non esce nessun suono.«Addio» mi dice, ed io non posso far altro che vederlo andare via. Ad ogni passo era sempre più lontano, lasciandomi impietrita ad osservare l'amore della mia vita andare via da me.
«Addio».
Inizia così la fine della mia vita. Quella vita che non avevo mai saputo di volere, quella che fino a quando i miei occhi non hanno incrociato i suoi per la prima volta, non sapevo esistesse. In quell'attimo tutto era cambiato. La mia intera esistenza era cambiata. Amavo Can con tutte le mie forze, più di me stessa. «Addio». Come se questa unica, orrenda e triste parola potesse cancellare tutto l'amore che provavo per lui. Ci eravamo detti addio così tante volte che credevo non potesse più farmi male. Dopo ogni addio detto, ci siamo sempre ritrovati. Perché io appartenevo a lui e lui, il mio Can, apparteneva a me. Ero sempre stata sicura che qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi ostacolo si presentasse lungo la nostra strada, le nostre mani si sarebbero riunite. Ma questa volta era diverso.
Dopo la sfuriata nei corridoi dell'ospedale, i suoi occhi erano cambiati. Avevo letto rabbia, delusione e tanto dolore. Le parole mi erano fuggite così velocemente che non c'era stato il tempo di inghiottirle per usarne altre. Sono sempre stata piena di parole, di ogni genere e colore. Per lui ho sempre avuto parole d'amore, di un rosso intenso, scarlatto come il sangue. Ma ero arrabbiata, sconvolta e sopraffatta dal dolore. Quelle parole avevo pronunciato, erano affiorate sulle mie labbra e uscite come un soffio. Infine alla sua domanda, ero rimasta in silenzio. Era come se gli avessi detto «Vai via». Ero rimasta muta, e lui guardandomi inerme, aveva pronunciato quella parola così dolorosa adesso. «Addio».. L'avevo visto voltare le spalle e sparire, mentre il calore del mio corpo veniva assorbito da quelle pareti bianche e fredde. Mi ero ritrovata a terra con le mani che tenevano la mia testa, che con il passare dei secondi diventava sempre più pesante, più confusa. I pensieri avevano infine iniziato a vorticare disordinati.
E adesso sono ancora qui. Strizzo gli occhi sperando che una volta aperti, avrei rivisto Can seduto al mio fianco. E invece l'unica cosa che riesco a vedere è quell'attimo in cui con una sola parola avevamo sgretolato tutto. Ma la stupida sono io. Quel taccuino, quel diario non aveva importanza se paragonato a Can. Come avevo scritto in quelle pagine, lui era tutte le mie parole.
Lo sbattere di una porta mi risveglia dal torpore e con un grande sforzo mi rimetto in piedi. Qualcuno aveva assistito a quella scena, ma non aveva importanza. Chiunque fosse aveva avuto un biglietto in prima fila per il mio dolore. Metto i piedi uno dopo l'altro, con la paura che mi attanaglia il cuore e quasi non mi accorgo di essere arrivata al parcheggio dell'ospedale. La sua auto non c'è, e la paura inizia ad avvolgermi e a trascinarmi nelle sue tenebre. Il primo pensiero corre al capanno, dove tutto questo disastro ha avuto inizio. Prendo il cellulare con le mani che tremano e compongo velocemente il numero di Can. Una voce metallica risponde al suo posto e la paura acquista un altro pezzetto di me. Spento, come sento di star diventando io. Compongo un numero alla svelta e chiamo un taxi. Devo spiegargli che senza di lui non posso vivere.
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GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)
FanfictionCosa succede a due anime quando, a causa di una tempesta, sono state costrette a dividersi? Può un amore, che sembrava fosse inossidabile, sopravvivere ad una separazione di un anno? "Vai via" "Addio" La storia di Can e Sanem riparte da qui. Nuovi...