Capitolo 1.2: Addio Istanbul

2.8K 124 35
                                    

Sono in piedi davanti a lei e la guardo negli occhi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Sono in piedi davanti a lei e la guardo negli occhi. È arrabbiata, ne sono certo; non può non fidarsi di me. Il nostro amore è troppo forte, lei si fida, ne sono sicuro. Io e lei ci guardiamo negli occhi per secondi che sembrano interminabili. Vorrei dirle tante cose, ma dalla sua bocca non esce nulla, e quel silenzio è in grado di ferirmi. Mi sta dicendo "vai via". Sento una pugnalata precisa in mezzo al petto. Sento un dolore che mai avrei pensato di provare e mai avrei pensato che la ragazza che amavo più delle mie montagne, potesse farmi provare tutto questo.

«Addio». È l'unica parola che riesco a pronunciare e dopo averla guardata negli occhi per l'ultima volta, sperando che mi chiedesse di restare, me ne vado. Ad ogni passo mi sento più lontano dall'suo amore. Avrei voluto tornare da lei e urlarle che non ero stato io a bruciare il suo taccuino, ma lei non mi avrebbe creduto. Corro nel parcheggio dell'ospedale e salgo in macchina.

Scappare. Questo è il mio unico pensiero, scappare. Lei non mi crede; come può non credermi? Come può non fidarsi di me? Come può credere che io abbia potuto bruciare una delle cose più importanti per lei? Ha preferito lui.

Lui, che è entrato nelle nostre vite e ha rovinato tutto. Lui che ha sempre fatto di tutto per tenermi lontano da Sanem e alla fine ce l'ha fatta. Forse è stato più bravo di me. Lei gli credeva. Credeva a lui e non a me, e io non posso continuare a guardarla negli occhi senza sentire un dolore nel cuore e nell'anima. Io mi sono fidato di lei, le ho aperto il mio cuore come non avevo mai fatto con nessuno, Ma lei non si è fidata di me. Non sento più niente, è come se la mia anima fosse volata via dopo le sue parole, come se il mio cuore avesse smesso di battere per farmi smettere di vivere.

Perché è così che mi sento: Come se avessi smesso di vivere. Come se il mio corpo si sforzasse di sopravvivere e si spostasse per inerzia. Trovo la forza di andare a prendere la macchina, ma prima di entrare, faccio un respiro profondo per cercare di realizzare e di svegliarmi da quest'incubo. Non so dove andare, non riesco a ragionare, è come se la macchina guidasse me. Forse devo partire e lasciarmi tutto alle spalle. Mia madre, mio fratello, l'agenzia e Sanem. No, lei no.

Non potrei mai dimenticarmi di lei, nemmeno tra mille anni, nemmeno dopo aver pronunciato quelle parole, nemmeno in un'altra vita, nemmeno dopo aver scelto lui.

Devo andare, non so ancora dove, ma devo andare perché è l'unico modo che conosco. Pensavo di essere cambiato, pensavo di aver superato quell'aspetto di me e che da lei e dal nostro amore non sarei mai scappato. Ero sicuro che sarebbe durata tutta la vita, e che il nostro amore avrebbe sopportato e superato tutti gli ostacoli. Ma mi sbagliavo. «credo che non dovremmo lasciarci mai»

Quelle parole rimbombano nella mia testa e ripenso a quella promessa che ci eravamo fatti. Ma adesso? Lei ha scelto lui e io voglio solo partire e lasciare Istanbul per sempre, come avrebbe fatto il vecchio Can. Partire per non pensare, partire per ricominciare da capo, partire e basta.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora