«Jimin-hyung, perché due persone si baciano?».
«Baciano?».
«Sì, quando un ragazzo e una ragazza si toccano con la bocca, perché lo fanno?».
«Uhm... Lo fanno perché si voglio bene, tanto bene e si piacciono».
«Allora Kookie-hyung vuole bene a tante ragazze».
«Perché dici così, Jaesun?».
«Perché Kookie-hyung bacia tante ragazze diverse ogni giorno, ma lui non vuole che io lo guardi e se mi scopre mi sgrida, dicendo anche di non dire nulla a mamma e papà».
«E perché lo stai dicendo a me?».
«Perché ha detto solo mamma e papà, quindi a te lo posso dire e di te mi fido hyung, ma questo è un segreto quindi sh!».
«Non lo dirò a nessuno, giurin giurello».
[...]
Le nove di sera giunsero presto, con il cielo all'orizzonte che si era fatto completamente cupo, i palazzi di antracite.
L'audio della televisione mi rimbombava in testa, era da un po' però che non gli facevo più attenzione, come le offuscate immagini colorate che era proiettate sullo schermo curvo.
Guardavo il vuoto, tutto e niente, la mia mente non era più capace di pensare a qualcosa di sensato; non elaborava più nulla.
Jaesun mi dormiva in grembo da almeno una mezz'oretta, con la fronte incollata a una mia clavicola e le mani a pugno che stringevano la mia maglietta lato per lato.
Il profumo dei suoi capelli mi pizzicava continuamente il naso: i due fratelli sembravamo condividere lo stesso shampoo ai frutti rossi, se non dire più precisamente alla ciliegia.
A lui non volevo più pensare...
Dei passi si avvicinarono, prima scendendo le scale e poi passando in mezzo al largo soggiorno, di punto fermandosi.
«Oh hyung, non pensavo fossi qui».
... Ma qualsiasi cosa non faceva altro che ricondurmi a lui e a lui soltanto.
La sua slanciata figura sbucò da dietro le mie spalle, posizionandosi vicino a un lato del divano e piegandosi leggermente sulle ginocchia.
«Vedo anche che il moccioso si è addormentato, vuoi che ti dia una mano a portarlo in camera?».
Cercai in tutti i modi di non guardargli le soffici labbra, ma per qualche attimo non ne fui in grado.
Non riuscivo a immaginare quante altre labbra avesse baciato, quante di quelle avesse assaporato, morso perché troppo gli erano piaciute.
Erano davvero le mie quelle che più tra tutte gli sarebbero mancate? Anche in quel momento, guardandomi con quei suoi grandi occhi neri, stava forse provando nostalgia di quei nostri baci sbagliati? O era solo io a sentirmi così attratto, inquieto al desiderio di farlo ancora e volere di più.
«No, non c'è bisogno Jungkook, in realtà ero proprio nel punto di... Uhm, portarcelo».
«Ne sei sicuro? Del resto sono suo fratello maggiore, per me non è un problema rimboccargli le coperte».
Non capivo perché tutto d'un tratto si comportasse in modo così gentile, perché insistesse per qualcosa che mai prima lo avevo visto fare, come se non volesse farmi scomodare.
«E io sono il babysitter e questo è il mio lavoro. Dico davvero Jungkook, faccio da me».
«Lascia allora che ti accompagni di sopra, almeno questo».
STAI LEGGENDO
fantasticherie color ciliegia. jikook
Fiksi Penggemar«Perché continui a guardarmi? Ho fatto qualcosa di male?» «Non puoi capire cosa tu riesca a farmi immaginare, Jeon Jungkook...» (incompleta) 2021 © ossobruco