CAPITOLO 8

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Quel pomeriggio la brezza marina era più fresca del solito, infatti Meredith, dopo essersi fatta preparare il tè, era tornata in camera a prendere una giacchetta da poggiare sulle spalle per non prendere freddo, insieme al cappello ed agli occhiali da sole ed ora si trovava esattamente davanti a Niccolò, entrambi appoggiati al parapetto, lo sguardo che vagava sulla distesa azzurra e piatta davanti a loro.
"Quindi, cosa pensi di fare una volta arrivato in America?" domanda con curiosità Meredith, sorseggiando la bevanda ancora calda.
Niccolò, con gli occhi fissi sul mare, fa un altro tiro dal sigaro per poi sbuffare fuori il fumo e sorridere.
"Non ho intenzione di rimanere in America. Ho intrapreso questo viaggio solo per guadagnare soldi che serviranno a far campare la mia famiglia, non ho nessuna intenzione di rimanere in America" risponde con tono serio e soprattutto sicuro, un tono che fa trapelare anche un leggero disagio. Meredith sa perfettamente che lei e Niccolò provengono da due classi sociali differenti e spesso è difficile trovare punti di contatto nei loro discorsi, ma lei non vuole assolutamente farlo sentire a disagio. Al contrario, è molto curiosa di conoscere la sua storia, ma ha già inquadrato Niccolò: è un tipo freddo, difficile da capire e soprattutto poco incline a parlare di sé stesso, ma Meredith decide di fare una prova.
"Non puoi mandare i soldi alla tua famiglia e provare a far fortuna in America?"
Niccolò la lascia di stucco quando scoppia a ridere, facendo un altro tiro dal sigaro, "In America fanno fortuna quelli che partono già ricchi e io di certo non sono uno di quelli. Mi accontento di guadagnare questi soldi e tornarmene a casa" le risponde con tono disilluso, mostrando a Meredith la cruda realtà della sua condizione.
"Ti credevo più ambizioso" si lascia sfuggire Meredith, soprappensiero. Niccolò l'ha sentita eccome, infatti si gira verso di lei con un sopracciglio inarcato, "Non mi aspetto che tu mi capisca. Tu sei ricca, è facile per te parlare. Ti basta uno schiocco di dita e hai tre camerieri pronti a pulitori le scarpe o a servirti da mangiare. Questa è la differenza tra noi due: tu saresti la ragazza servita da tre umili camerieri, io sarei uno di quei tre camerieri" sciorina con un tono leggermente piccato, ma altamente serio e sicuro tanto che Meredith termina di bere il suo tè in fretta mentre pensa alla risposta da dare. Non vuole rischiare di litagre con Niccolò, ma ogni volta che si apre quel discorso lui ha sempre una risposta pronta e poco paziente. È come se avesse in sè un odio per le persone di classe sociale maggiore o semplicemente persone con i soldi e Meredith immagina che questo odio sia dovuto a qualcosa di specifico, magari un torto subito. Ma osservando l'attuale faccia di Niccolò e temendo di scatenare una discussione, preferisce tacere e lasciar cadere il discorso, sapendo però che non sarebbe finita lì.
Così si schiarisce la gola e sorride, "Insomma, non hai paura di stare qui fuori con me?" gli domanda a bruciapelo e Niccolò le rivolge un sorriso curioso.
"Perché? Perché tua madre potrebbe vederci insieme e farmi fuori?" scherza lui, facendo ridere Meredith di cuore.
"No," ridacchia lei, scuotendo la testa e sistemandosi il cappello e gli occhiali da sole, "Dico solo che prima mi hai detto che ovunque vado io ci sono cadaveri"
"Ed è vero! Sei una calamita per gli omicidi!" sfocia in una risata Niccolò, contagiando a sua volta anche la ragazza. Meredith lo guarda ridere e lo trova di una bellezza disarmante. Ha un sorriso genuino, non c'è traccia di finzione. Ne aveva conosciuti di ragazzi che spesso ridevano con lei solo per farsi piacere o per farla contenta. Con Niccolò non è affatto così: se ride lo fa perché è davvero divertito e ciò riempie di gioia il cuore di Meredith. Finalmente aveva conosciuto qualcuno che le riservasse solo sincerità.
Così, osservando lo sguardo acceso di Niccolò, le viene mente un'idea stramba e, forse, malsana.
"Pensi che quella strana vecchietta sia coinvolta negli omicidi?" domanda con finta nonchalance.
Niccolò la guarda e fa spallucce, finendo il sigaro che aveva rubato ad uno dei ricconi.
La ragazza davanti a lui lo osserva di soppiatto attraverso i grandi occhiali da sole.
"Comunque, dobbiamo scoprire chi c'è dietro tutto questo" aggiunge lei, confidando nel buonsenso del ragazzo. Niccolò però si lascia scappare una risatina divertita, "Dobbiamo? Io e te?"
La ragazza annuisce. Niccolò scuote la testa, gettando il sigaro nel secchio affianco a lui, "Mi dispiace illuderti detective," la sbeffeggia con tenerezza, "Ma io sono un semplice cameriere e tu un'infelice ragazza ricca che tenta di emanciparsi dalla sua triste condizione sociale, fa già ridere così" ribatte con tutta sincerità. Un cruda sincerità, ma Meredith non se ne preoccupa. Sta imparando a conoscere questo ragazzo e ha capito che il suo astio non è rivolto verso di lei in particolare.
Meredith allora solleva il grande cappello e sfila gli occhiali da sole. Poi fa un passo nella direzione di Niccolò, fissandolo con intensa convinzione.
Un sorriso sicuro si impossessa delle sue labbra.
"Proprio per questo. Nessuno sospetterebbe di un cameriere ed una figlia di papà che investigano, no?"
"No, nessuno lo sospetterebbe perché un cameriere e una ragazza non devono farlo!"
"Ti pago!" esclama Meredith senza pensarci, lasciando Niccolò a bocca aperta. Il ragazzo inarca un sopracciglio e butta via il sigaro, "Mi paghi per fare qualcosa di illegale?"
"Non è illegale!" si difende Meredith, sfilandosi gli occhiali da sole.
Niccolò mette su uno sguardo incredulo, "È molto illegale invece. Quando ho detto che la tua vita è noiosa non intendevo dire che dovessi rinvigorirla con un'idea del genere! Va bene anche qualcosa di meno esagerato!"
Meredith alza gli occhi al cielo e si guarda intorno. C'è poca gente sul ponte, per lo più coppie di anziani che passeggiano godendosi l'aria fresca e pulita.
"E poi, anche se fosse illegale, ho detto che ti pago. Ti servono i soldi no?"
"Sì, ma vorrei evitare di finire in carcere!"
"Come sei esagerato!" alza la voce Meredith, sbattendo a terra il piede.
Niccolò sgrana gli occhi e fa due passi verso di lei, "Esagerato? Mi hai appena chiesto di indagare su due omicidi senza il permesso del capitano e io sarei quello esagerato?!" sbotta lui, "E poi non li voglio i tuoi soldi!"
Meredith sbuffa piccata, allargando le braccia, "Ma certo! Prima dici che ti servono e ora non li vuoi più! Che assurdità!"
"Ho bisogno dei soldi, ma vorrei guadagnarmeli in modo onesto!" alza la voce Niccolò, attirando l'attenzione di un'anziana signora che proprio in quel momento stava raggiungendo il parapetto.
Meredith le sorride: è una delle tante amiche di sua madre, ma essendo quasi ceca Meredith non si preoccupa che possa vederla in compagnia di Niccolò ed andarlo a riferire a sua madre.
Meredith allora afferra Niccolò per una spalla, "Se evitassi di gridare, magari..."
Niccolò alza gli occhi al cielo, "Quella vecchia sarà pure sorda" ribatte scocciato Niccolò.
"Anche se fosse, non c'è bisogno di essere così acido," ribatte Meredith, girandosi di spalle e fingendo di essere più offesa del previsto, poi dentro di sé fa un sorrisetto, "Dovevo immaginare che fossi un fifone, uno che non rischia..." biascica, consapevole di ciò che avrebbe scatenato. Infatti passano pochi secondi che Niccolò l'afferra per il polso e la fa voltare verso di lui. Si trovano faccia a faccia e Niccolò puoi chiaramente vedere la sfida attraversare gli occhi del ragazzo.
"Sono tutto tranne che un fifone. Ci sto, ma sappi che se ci dovessero scoprire non esiterò ad incolparti, chiaro?" l'avverte Niccolò con tono duro. Meredith non riesce a trattenere un sorrisino di vittoria. L'aveva colpito nell'orgoglio e sapeva che Niccolò avrebbe reagito ed infatti adesso che aveva ottenuto la sua approvazione, era estremamente contenta.
Fissano l'uno gli occhi dell'altra con intensità e sfida, poi Meredith si accorge di avere ancora la mano di Niccolò avvinghiata al suo polso e sorride.
"Bene, sono contenta di averti come partner e sappi che le tue parole non mi intimoriscono," parla sicura lei riferendosi alla fievole minaccia di Niccolò che sorride davanti all'audacia della ragazza. È una tipa davvero tosta e Niccolò ne è al contempo attratto ed incuriosito, "Ora, se permetti, andrei ad organizzare il piano. Ci rivediamo domani mattina sul ponte per organizzare le indagini"
Niccolò annuisce, "Ma certo detective" la prende in giro e Meredith gli lancia una finta occhiataccia, poi sorride, "Pensi i lasciarmi andare?" domanda riferendosi al suo polso ancora imprigionato nella mano di Niccolò. Il ragazzo non capisce subito, così Meredith fa un cenno con la testa e lo sguardo di Niccolò va a posarsi sulla propria mano. Lascia subito andare il polso della ragazza e ridacchia, alquanto imbarazzato. Non sapeva affatto perché si fosse così avvinghiato a lei. Meredith dal canto suo sorride, un po' delusa, perché la stretta di Niccolò era talmente delicata da sembrare una carezza ed inoltre la sua mano era calda a differenza del venticello fresco che tirava in quel momento.
"Allora vado. A domani Watson" lo appella teneramente Meredith, uscendo di scena con passo elegante ed il sorriso divertito sulle labbra.
Niccolò annuisce sul momento, poi, "Oh, macché Watson! Io sono Sherlock Holmes!" ribatte lui con un leggero sorriso che solca le sue labbra. Meredith, già quasi dentro alla nave, ride di quell'affermazione, lasciandogli, almeno per quella volta, l'ultima battuta.

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