Capitolo 5

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Il sapone formava piccole bollicine con l'acqua sul pavimento,ed io rimasi a fissarle quasi come se fosse una cosa di estrema bellezza,le guardavo brulicare sul  lo spazio nel pavimento,allungai una mano per accarezzarle quasi come si fa con un neonato,ma la ritrassi,per afferrare il panno all'interno del secchio e gettarlo sopra di esse,rompendole del tutto,per poi premerci sopra le mani ed iniziare a sfregare freneticamente,come se quel pavimento fosse colpevole di tutte le mie pene,i miei malesseri e dovesse essere punito,improvvisamente una morsa si strinse attorno al mio stomaco e lo strinse,potevo sentire la mia pancia stringersi,quasi incavandosi ed iniziai a sfregare ancora piú forte,fino a quasi consumare le languide piastrelle della sala da pranzo e ad arrossarmi i polpastrelli,sebbene inutile è l'unica cosa che mi viene da fare,ma il pensiero dell'inutilitá mi convince a fermarmi,respirando affannosamente per colpa della fatica fatta,stancamente mi alzo abbandonando lo strofinaccio a terra e sposto una sedia che stridula fastidiosamente contro il pavimento opaco,ma non m'importa,mentre mi accascio su di essa e osservo il pavimento che ho lavato con quel lurido straccio. Non so il perchè sono qui,ma non appartengo a questo posto,nessuno appartiene a questo posto,ma non so quale sia il mio e non so se lo troveró mai e forse neanche ci spero piú,non so neanche cosa voglio dalla vita,per ora so solo che voglio conoscere la vita passata di mia madre,anche solo per tenerla vicino a me dire di poterla conosciuta almeno in parte,per poter trovare una sua foto e poter dire di assomigliarle.

Guardo il secchio pieno d'acqua torbida,il mio viso vi si riflette,ma non è chiaro,il movimento dell'acqua e lo sporco non aiutano,ma sostanzialmente è quello che mi sono:una parte di me si vede,ma il la maggior parte è un'incognita,di cui sono stanca di non sapere niente,di rimanere nel dubbio.

Mi alzo afferrando il secchio e lo straccio,li riporto immediatamente nello sgabuzzino,svuotando il secchio e lasciandoci dentro lo straccio,per poi dirigermi in camera,recuperando il libro dalla copertina rossa,la sensazione che provo è sempre la stessa,nonostante la sua vicinanza.

L'orologio della sala grande segnava le 3,le 4 era un'ora ideale:la signorina Marasha faceva il suo quotidiano riposino di bellezza,che su di lei evidentemente non funzionava,la cuoca era intenta a rimettere in ordine la cucina,anche se poi pulire il pavmento e le stoviglie sarebbe spettato a noi successivamente,ma fremevo dalla voglia di sapere di piú,che non resistetti e sguscia per il corridoio deserto,per poi uscire dalla porta secondaria,che dava sul magazzino,dopp essermi assicurata che fosse aperta e scavalcare la recinsione che dava su una piccola stradina,con due case,mai frequentata;so che se mi avessero scoperta,sarei stata in grossi guai,ma avevo aspettato per 17 anni,non potevo aspettare di piú.

Ripercorsi a passi svelto lo stesso percorso del giorno prima,fino a ritrovarmi di nuovo di fronte alla sede della biblioteca pubblica,dove questa volta non esitai ad entrare,per poi peró andare verso un tavolo con un computer giá acceso questa volta,non me sapevo tantissimo d'informatica,ma quello che mi basta per fare alcune ricerche.

Mi avevano sempre detto che i miei genitori erano morti in un incidente stradale e so che esso era avvenuto alla periferia di Londra.Digitai tutto le informazioni sulla sbarra di ricerca in internet,rivelandomi decine di risultato che leggi accuratamente per piú di un ora,ma nessuno di questi riportava il nome della donna scritto su quelle pagine.

-"Trovato qualcosa?"-

Oramai avevo imparato a riconoscere quella voce e ció che mi provocava,ma ancora non gli avevo dato un senso,molto probabilmente era paura o soggezione.Niall.

Istintivamente mi spostai leggermente sulla sedia facendola stridere leggermente,suono che rimbombó nel seilenzio.

-"Hai paura?"-

Girai lievemente il volto,non sicura di voler incontrare i due mari,ma essi erano fissi sullo schermo,impassibili,il suo volto non emetteva nessuna emozione,come sempre, ma stavolta peró,sembrava vuoto,spento.

-"Rispondi!"-ringhió voltandosi di colpo,mi giari impaurita,i suoi occhi color del cielo sereno erano sfumati nel color della notte,un blu inqueto tormentava i suoi occhi,niente a che vedere con

-"I-io devo andare"- bisbigliai raccogliendo velocemente la borsa,con all'interno il libro e il giubbetto per poi alzarmi e iniziare ad avviarmi verso l'uscita che in quel momento sembrava la mia salvezza,ma dita fredde con presa salda si chiusero attorno al mio polso,scosse elettriche partirono da esso

-"America"-

E detto questo il freddo lasció la mia pelle e pesanti passi oltrepassarono la mia figura immobile,con lo sguardo fisso sul pavimento.

#SPAZIO AUTRICE
Scusate l'immenso ritardo!
Vi giuro che cercheró di aggiornare piú spesso,spero che questo capitolo intanto vi piaccia,se avete domande riguardo la storia,non esitate a pormele nei commenti!
Un bacio
La :)
P.S Ho visto solo ora che mi aveva salvato "l'avviso" precedente come bozza e che quindi non lo aveva pubblicato! Perdonatemi! comuqnue gli auguri sono sempre validi

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