Oggi sono sin troppo nervoso. Dopo un pranzo veloce a base di ogni ben di Dio disponibile a Capitol City, mi affretto a salire in camera mia. Chiudo piano la porta e mi stendo sul letto. "Sei ancora convinto?" Chiedo a me stesso. Sì, lo sono.
Non mi sono nemmeno accorto del tempo che é passato (forse dormendo, forse pensando) quando Haymitch bussa alla porta e mi dà dieci minuti di tempo per sistemarmi. Il vociare stridulo all'esterno e il rumore delle scarpe alte di Portia e del mio staff mi suggeriscono il loro arrivo un po' in anticipo. Non stanno più nella pelle: oggi é il giorno delle interviste.
-Buonaseeeera- sorride Selena, l'unica ragazza fra i miei tre preparatori. Sorrido debolmente e in tempo record mi ritrovo su uno sgabello rialzato e con un riflettore puntato in faccia a mostrare ogni minuscola imperfezione mentre John e Roderick mi sbarbano, mi pettinano e mi imbrattano il viso di una strana crema di un rosa chiaro. Non fanno altro che parlare: della fragranza della crema, dei pettegolezzi riguardo a persone che non conosco, feste nel week-end e un minimo di attenzione, alla fine, é dedicato a me.
Portia (che nel frattempo aveva stirato e impregnato di profumo il mio abito) si avvicina e mi fa vestire.
-Tra meno di un'ora saremo in onda. Pronto, Peeta?-
-Ho scelta?- Rispondo. Non posso cambiare il mio destino ormai. La stilista mi abbraccia e poi mi rassicura: -Andrà benissimo.
E le credo. Alla parata dei tributi i nostri costumi erano fiammeggianti, letteralmente. Abbiamo fatto centro.
Mi ritrovo in corridoio, e mentre le persone salgono sul palco a turno io e Katniss non ci parliamo: siamo entrambi fin troppo tesi. Ora tocca a lei. La vedo disorientata e quasi perde l'equilibrio mentre si dirige verso la sedia bianca, nel suo vestito rosso fuoco ("Fa' una giravolta per me!" dice alla fine Caesar Flickerman, il presentatore della serata. Katniss acconsente e subito il suo vestito "prende fuoco". Un altro trucchetto di Cinna). Dopo Katniss viene annunciato il mio nome.
Immediatamente penso a come tutti mi vedano a casa: sembro un debole? Sono temibile? Qualcuno sta facendo il tifo per me? Penso a mio padre, seduto in disparte a guardare suo figlio, così lontano e irrecuperabile. Scambio qualche battuta con Caesar (un uomo sinceramente simpatico) su come le docce siano diverse, qui.
-Dimmi, Caesar, profumo di rose?- domando, e il pubblico esplode in una sonora risata. Dopo un discorso così superficiale, decisamente nelle corde del pubblico di Capitol City, Caesar e io parliamo dei punteggi della Sessione privata e poi lui torna serio. -Dimmi, Peeta.- esordisce -c'é una ragazza speciale, lì al 12?-
Il resto degli eventi é confuso: non riesco a sentire i miei stessi pensieri da quanto il battito cardiaco mi rimbomba in testa.
-Uhm.. No- rispondo, esitante
-Ah! Non la bevo nemmeno per un secondo!-
Sorrido.
-Andiamo,- si rivolge al pubblico
-guardatelo! Un bel faccino come il suo! Peeta!- continua.
-Beh, una ragazza c'é. Ma dubito che mi abbia mai notato prima della mietitura.-
-Allora sai cosa farai? Te lo dico io! Vincerai, tornerai a casa e lei non potrà fare a meno che uscire con te!- Conclude, raggiante. Il pubblico é d'accordo. Ma io assumo un'espressione malinconica e pensierosa. Raccolgo tutto il mio coraggio e aggiungo: -Grazie Caesar, ma nel mio caso vincere non aiuterebbe.-
-Cosa? E perché mai?-
-Perché.. Perché..- forza, ormai lo hai fatto -Perché lei é venuta qui con me.-
Da uno schermo intravedo l'espressione titubante, incredula e poi arrabbiata sul viso di Katniss, ma non mi pento di nulla.
Ho ammesso la verità.
L'ho fatto.
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Peeta's Games.
FanfictionI Giochi dal punto di vista di Peeta Mellark, tributo maschio del distretto 12.