Alzo lo sgardo, un piccione mi sta fissando impazientemente, come se sapesse già che tra poco tirerò fuori un panino.
Forse è per colpa dei turisti che si siedono sempre su questi scalini a mangiare, o forse è sempre lo stesso piccione che mi aspetta per la sua razione giornaliera di pane. Mi va bene così, mia madre prepara sempre dei panini giganteschi che neanche un orso riuscerebbe a finire.
Apro lo zaino e mentre frugo alla ricerca del mio pranzo controllo lo schermo del cellulare. Nessun nuovo messaggio. Mia sorella si sarà di sicuro dimenticata che doveva scrivermi cosa comprarle per cena, le prenderò la pasta al pesto che so piacerle tanto. Appoggio il cellulare accanto a me e incomincio a scartare il panino che nel frattempo ho finalmente trovato; pomodori e insalata: devo dire che questa volta mia madre si è proprio impegnata, non si è neanche ricordata che odio l'insalata. O forse chissà si è confusa con il panino di mio fratello più piccolo, lui la adora. In ogni caso, a me non piace, apro le due fette di pane e tolgo le due foglie di insalata ormai leggermente appassite e le lancio al piccione, ha così tanta fame che si mangia pure l'insalata.
Che misero pasto, penso, mentre addento il mio panino, almeno era pane alla zucca e sapeva di qualcosa.
I nostri genitori ci ripetevano spesso che un tempo c'era "la carne", un cibo estremamente buono, e un tempo, anche necessario per il nostro corpo.
"Ora le proteine le sintetizzano tutte, tutto fatto in laboratorio, ma un tempo c'erano allevamenti all'aria aperta di galline, maiali, conigli e tanti altri animali, quelle si che erano proteine genuine, con un loro sapore e mentre mangiavi avevi piacere di mangiare, non come le pillole di adesso... che vergogna." Diceva mio padre e ripeteva sempre le stesse cose, sempre la stessa solfa e non accennava a cambiare di una virgola. Questa scena si ripeteva almeno una volta alla settimana e ogni volta era uno strazio.
La mamma cercava sempre di fermarlo, cercando di sviare il discorso su cosa avevano fatto di bello i figli quel giorno a scuola, ma tra tutti nessuno aveva voglia di interrompere il padre nelle sue lamentele, così si finiva di mangiare al suono delle chiacchere frivole della mamma, che parlava di cosa aveva fatto oggi il gatto, della vicina che le aveva detto che la pianta di limoni era cresciuta di molto in quel periodo e quell'anno sperava che sarebbe finalmente riuscita ad avere i frutti, della pasta che pensava fosse troppo cotta o del sugo che le pareva insipido e papà le rispondeva che non era vero, che era tutto molto buono, anche se mentiva. E tutte le sere era così.
Persa nei pensieri non mi accorgo che anche la vecchia si è seduta sugli scalini accanto a me e ha incominciato a spezzettare un tocco di pane, la saluto anche se non la conosco veramente, lo faccio forse solo per gentilezza. Lei mi guarda come se mi conoscesse da una vita, ecco una cosa che non ho mai capito, i miei genitori la conoscevano da ben prima che io nascessi ma non mi hanno mai presentata a lei, eppure ogni volta che la incrocio lei mi guarda con quello sguardo, come se sapesse tutto di me, e di tutti quelli attorno a me.
Non ho più fame, ma rimango ad osservare il piccione che mangia le briciole del pane, come se in una cosa così insignificante e normale potessi trovare tutte le risposte di cui avevo bisogno in quel momento.
Mi alzo dagli scalini di freddo marmo e dopo aver salutato la vecchietta mi dirigo verso casa, persa nei miei soliti pensieri.
La casa è fredda e vuota come sempre, i miei sono quasi sempre al lavoro e mia sorella ormai vive a casa della sua amica; la invidio, vorrei avere anche io una amica con la quale passare le mie giornate, condividere le mie passioni, parlare di cose da ragazze...
Ripongo lo zaino nell'armadio e mi stendo sul letto, a fissare il soffitto: lo faccio sempre quando sto pensando, mi aiuta vedere uno spazio bianco davanti a me. Mi alzo di scatto. Mi sono dimenticata di passare dal mercato, ora non abbiamo nulla per cena, devo rimediare. Indosso il cappotto in fretta e furia quando un rumore mi congela sul posto: qualcuno sta cercando di aprire la finestra.
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Il racconto senza nome
Mystery / ThrillerIn una cittadina senza nome, una ragazza senza nome vive la sua vita normale con la sua famiglia. Da qualche tempo però nota qualcosa di diverso in se stessa, ha dei pensieri che non sono suoi, spesso si ritrova a bloccarsi poco prima di fare un azi...